Terra dei fuochi: non tutto è perduto, a Caivano terreni sequestrati ma non contaminati

La vittoria dell’imprenditore agricolo di Caivano, Vincenzo Capasso. La Cassazione, annulla la conferma del sequestro dei terreni e invita i giudici ad occuparsi del caso

Terreni_sequestrati_CaivanoGli avevano sequestrato il terreno nel 2013. Non ci poteva credere Vincenzo Capasso, imprenditore agricolo di Caivano. La sua proprietà, pur trovandosi in piena terra dei fuochi, giurava fosse sana. L’imprenditore, per questo, si era subito rivolto al Tribunale del Riesame, per far valere le proprie ragioni. Quest’ultimo, si era espresso informando di non poter entrare nel merito della vicenda. Una beffa per il signor Capasso che tuttavia non si è arreso e ha interpellato, con l’aiuto di un agronomo, la Cassazione. Pochi giorni fa la sentenza, secondo la quale, i prodotti di quel terreno sono sani e la presenza di manganese e floruri, che aveva portato al sequestro, era pienamente compatibile con le caratteristiche vulcaniche della zona. Erano, quindi, composti già presenti in natura. L’agronomo Silvestro Gallipoli, sostiene, non senza un velo di amarezza: “I coltivatori hanno perso ben tre cicli produttivi, qui è tutto abbandonato. C’erano aziende che avevano rapporti commerciali nei mercati a livello internazionale, ma nessuno si fida più”. Sottolinea come sia necessaria una informazione a 360° quando si vanno a trattare tematiche così delicate, affermando: “Non basta cavalcare la moda del momento perché così non si fa altro che distruggere la vita di una persona e nel nostro caso di intere coltivazioni che non esistono più, un commercio a livello internazionale che non riusciremo mai più a recuperare”.

Già, proprio la cattiva informazione è forse la vera responsabile di questa storia. Le immagini televisive di Michele Santoro e le parole del pentito Carmine Schiavone (ex boss della camorra), le ricordano tutti. Anche i consumatori. E la Campania, in particolare quella zona tra la provincia Napoli e quella di Caserta conosciuta come “Terra dei fuochi” che è già un territorio povero, una comunità debole, subisce oltre al danno la beffa. La Terra dei fuochi, è un problema realmente esistente, sarebbe ingiusto negarlo. Problema che, come denunciato più volte dall’omonima associazione di Angelo Ferrillo, probabilmente riguarda più i roghi tossici che i rifiuti sotterrati dai clan.

Storie come queste però, devono far riflettere e far comprendere ai media, che bisogna evitare l’informazione fatta di slogan, titoloni ad effetto, il calderone mediatico, gli spot. Non servono e fanno male. Spesso, come in questo caso, danneggiano le vittime. Ora, potrebbero fioccare i ricorsi. Infatti, tra i terreni sequestrati, non c’era solo quello di Vincenzo Capasso. Furono 13 i sequestri, per un totale di 70 ettari di terreno e 15 pozzi. Resta da capire chi risarcirà gli imprenditori e quella comunità debole. Forse, meno di quanto pensasse chi ha deciso di lucrarci sopra.

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