Dopo due anni di attesa (734 giorni), il testo è approdato ieri a Palazzo Madama. Ecco come potrebbero cambiare le pene. Intanto il ministro Lupi, stamane ha presentato le dimissioni per le polemiche riguardanti il caso Incalza
Dopo due anni di attesa (734 giorni), il ddl corruzione presentato da Pietro Grasso (vai all’articolo), quando non era ancora presidente del Senato, è arrivato ieri a Palazzo Madama. Grasso, intervistato, ha affermato di non sentirsi frustrato per il tempo perso e ha commentato con un “Alleluja Alleluja”, la notizia della presentazione del testo sul falso in bilancio da parte del governo. Soddisfazione, però l’arrivo del provvedimento in aula, è stata espressa anche dal capogruppo del Pd Luigi Zanda: “È una decisione che il Pd ha voluto – commenta il senatore – Far arrivare il testo con il mandato al relatore vuol dire che è finita la fase istruttoria e il ddl entra nel percorso che porterà alla sua approvazione”.
Per la votazione finale del ddl anti corruzione al Senato con molta probabilità si dovrà attendere la fine del mese di marzo. Poi, il provvedimento dovrà passare alla Camera per la seconda lettura. Anche se non è escluso che gli eventi degli ultimi giorni portino ad affrettare i tempi.
A meno di cambiamenti, salgono a 6 e 10 anni le pene (minima e massima) per i pubblici ufficiali, che compiono il reato di corruzione propria. Aumenta la pena per corruzione in atti giudiziari: si passa da 6 a 12 anni di reclusione (prima era dai 4 ai 10 anni). Cambia anche il reato di corruzione per induzione. La modifica prevede che la pena minima sia di 6 anni e la massima di 10 anni e 6 mesi. Approvato anche un emendamento del governo, che prevede pene più severe per chi comette il reato di associazione di tipo mafioso, con la pena aumentata a un massimo di 26 anni. La modifica approvata a maggioranza prevede per coloro che fanno parte di un’associazione mafiosa la reclusione da 10 a 15 anni, invece che 7 e 12. Per coloro, invece, che “promuovono, dirigono o organizzano l’associazione” la pena prevista è da 12 a 18 anni (invece che 9 e 14). Se l’associazione è armata si applica la pena della reclusione da 12 a 20 anni (e non più da 9 a 15 anni); per i boss delle associazioni mafiose armate da 15 a 26 anni (invece che da 12 a 20).
Più poteri, dovrebbero essere destinati all’ANAC di Raffaele Cantone. I suoi uffici, inizieranno a vigilare anche sui contratti della difesa, sulle telecomunicazioni, i trasporti, l’energia, l’acqua e le sponsorizzazioni. L’intento del Parlamento è, chiaramente, quello di affiancare alla vigilanza tradizionale delle singole autorità di settore quella dell’Anac, specializzata nel settore dei contratti pubblici.
Il testo prevede, che vengano reintrodotti reati puniti severamente dal codice penale come il falso in bilancio, che era stato di fatto depenalizzato dal governo Berlusconi. Il ddl corruzione potrebbe subire ulteriori modifiche. In effetti, già richieste da vari gruppi parlamentari.
Intanto, stamane il ministro Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni, a seguito di polemiche scatenate dalla fuoriuscita di telefonate intercettate tra lui, Ercole Incalza e Perrotti. Quest’ultimo, arrestato qualche giorno fa, si sarebbe prodigato per il figlio del ministro, trovandogli un lavoro all’Eni da più di 2mila euro al mese e regalandogli un Rolex da oltre 10mila: un cadeau di laurea. Le telefonate intercettate, fanno parte delle indagini sulle Grandi Opere, in cui sarebbero emerse gare d’appalto pilotate. Come ricordato nei giorni scorsi dal capitano dei Ros Mario Parente, al momento non ci sono politici indagati.
Soddisfazione, per le dimissioni del ministro, sono giunte dai parlamentari M5S e Sel. Il deputato Pd Roberto Speranza, ha parlato di “sensibilità istituzionale da parte del ministro”.