Il Papa in visita a Napoli porta aria di Primavera. L’invito ai giovani, ai poveri e ai deboli a non farsi sedurre dalla criminalità. E alle istituzioni a sostenerli concretamente
Una folla di fedeli per l’arrivo di Papa Francesco. Tra palloncini bianchi e gialli, bandierine e striscioni piazza Plebiscito dà il suo più caloroso abbraccio al Pontefice. Le sue parole, durante l’omelia, parlano di una Napoli ferita dalla criminalità, sporcata dalla corruzione ma “che ha in sé tanta capacità di amare”.
“Speranza” è la parola d’ordine della visita pastorale di Papa Francesco a Napoli. Lo ripete più volte dall’altare davanti alla basilica di San Francesco di Paola sotto gli scroscianti applausi di oltre 60.000 persone. “Sperare è resistere al male, scommettere sulla misericordia di Dio”, ha dichiarato a gran voce Bergoglio.
In fila dalla mattina per vederlo, i fedeli sono giunti da tutte le zone di Napoli, affollando in poche ore tutta piazza Plebiscito. Servizio di sicurezza in azione, polizia, croce rossa e perfino i cecchini appostati sui palazzi che affacciano sulla piazza, pronti per uno degli eventi più attesi dell’anno. E poco prima delle 11 a bordo dell’auto bianca e in compagnia del Cardinale Crescenzio Sepe arriva Papa Francesco.
Per l’occasione il colonnato della basilica è stato ornato con le gigantografie dei Santi e dei Beati napoletani: san Gennaro, sant’Alfonso Maria de’ Liguori e san Gaetano Thiene, santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (la santa dei Quartieri Spagnoli) e san Giuseppe Moscati, santa Giulia Salzano, la beata Maria Cristina Brando e la beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso. Il motivo, spiega Sepe nel suo discorso forse un po’ esagerando, è che “Napoli è una città di Santi”.
Ma Napoli non è una città di Santi, è una città difficile in cui i problemi a volte oscurano il suo sole. E questo Papa Francesco lo sa bene, per questo ha voluto visitare nel suo tour in Campania sia Scampia che il carcere di Poggioreale. “Non lasciatevi rubare la speranza, non cedete alle lusinghe di facili guadagni. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono giovani, poveri e deboli col cinico commercio della droga e altri crimini. Corruzione e delinquenza non sfigurino il volto di questa città e non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano”, ha detto il Papa durante la celebrazione.
Parole che hanno commosso i fedeli, che in quell’uomo giunto dall’Argentina, come il grande Maradona, vedono la speranza di un futuro migliore. “Oggi comincia la primavera”, ha esordito Bergoglio e non parlava soltanto della stagione metereologica. Ma di una primavera dello spirito, una rinascita che parte dall’affermazione che Napoli è “una città che ha in sé tante potenzialità spirituali e culturali, con tanta capacità di amare”.
L’invito del Pontefice allora va alle autorità, alle istituzioni perché sono loro che possono materialmente costruirlo questo futuro migliore, giorno dopo giorno. È per questo che le sue parole si rivolgono anche alla corruzione, a chi si lascia abbagliare dalle luci dei facili guadagni o intimorire dall’arma delle minacce. “La corruzione puzza”, aveva detto Bergoglio da Scampia ed è un concetto che torna a ripetere da piazza Plebiscito quando, parlando dei guadagni disonesti, ha detto: “Sono il pane di oggi e la fame di domani”.
Al termine della Santa Messa, dopo la benedizione, il Papa passando tra la folla con la Papamobile si è allontanato dalla piazza diretto verso la Casa Circondariale di Poggioreale. Ad aspettarlo i detenuti del carcere che per l’occasione hanno pranzato con lui. Dodici di loro, scelti a sorte, sono stati i fortunati a sedere direttamente al tavolo con lui nella cappella del carcere. All’uscita striscioni con su scritto: “Un santo nell’inferno di Poggioreale” e “Francesco, aria di primavera”.