Nel 2014 si sono verificate 17.802 violazioni e 13.062 persone sono state denunciate per reati fiscali tra cui 146 di queste sono state arrestate. L’aumento dei beni sequestrati dalle forze dell’ordine ha superato 1.192 milioni di euro
Le principali violazioni riguardano il reato di dichiarazione fraudolenta (3.875 casi), di omessa dichiarazione (3.339 segnalazioni), di fatturazioni per operazioni inesistenti (2.068 denunce). Inoltre si verificano anche di dichiarazione infedele (1.850 segnalazioni) e di occultamento e/o distruzione dei documenti fiscali (1.656 reati).
In questi ultimi 8 anni c’è stato un graduale aumento sia dei soggetti denunciati (dai 7.342 casi del 2007 ai 13.062 del 2014), sia delle violazioni accertate (si è passati dalle 7.513 del 2007 alle 17.802 dell’anno scorso). Il numero degli arresti invece ha raggiunto la soglia minima di 111 persone nel 2008; nei successivi anni è progressivamente aumentata fino ad arrivare a 202 nel 2013, per poi diminuire a 146 nel 2014. Diversamente dai beni sequestrati che se nel 2007 erano solo 17 milioni di euro, nel 2014 tocca i 1,19 miliardi di euro.
“Lungi dal voler dar luogo a una campagna giustizialista – afferma nella nota Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – bene ha fatto il Governo Renzi ad inasprire le sanzioni contro l’evasione alzando, però, le soglie oltre le quali scatta il penale. Siamo convinti che, oltre a rendere più efficace l’azione di repressione, è necessario abbassare in misura drastica e strutturale il carico fiscale. Quest’ultimo, ormai, ha assunto una dimensione preoccupante. E’ indubbio, infatti, che moltissimi casi di evasione, soprattutto quella di “sopravvivenza”, sono legati ad un eccessivo peso del nostro fisco che spinge molte persone a “rifugiarsi” nell’illegalità”.
“E’ verosimile ipotizzare che, con meno tasse e meno contributi da pagare, si registrerebbe una decisa emersione di base imponibile tale da consentire al nostro fisco di concentrare l’attività di contrasto nei confronti dei comportamenti fiscali più insidiosi. In particolare – conclude Bortolussi – ci riferiamo al mancato gettito imputabile alle manovre elusive delle grandi imprese e alla fuga di tante multinazionali che hanno spostato in maniera spregiudicata le sedi fiscali nei Paesi con una marcata fiscalità di vantaggio per pagare meno tasse”.