Nuove rivelazioni di Wikileaks mostrano che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti spiavano la cancelliere tedesca Angela Merkel e altri funzionari nel corso delle trattative sulla crisi greca. Intanto il leader dell’organizzazione, Julian Assange chiede asilo alla Francia
Ad agitare le acque già in tempesta, a poche ore dal referendum che segnerà il futuro della Grecia, hanno contribuito le ultime dichiarazioni dell’organizzazione internazionale d’informazione di “stampo segreto” riguardo l’atteggiamento ambivalente del governo tedesco in merito alla crisi greca.
Infatti Daniel Speckhard, ambasciatore statunitense in Grecia, ha rivelato tramite Wikileaks, che tra i sorvegliati speciali dai servizi segreti americani, c’era anche la Grecia che, già nel 2009, stava pensando di ridurre le spese per far quadrare i conti; il progetto greco stabiliva tagli che spaziavano tra vari settori, soprattutto quello militare che nel 2004 impegnava allo Stato ellenico il 2,2% del Pil, circa a 4 miliardi di euro. Alla fine la proposta non passò e la spesa militare nel tempo è rimasta alta, anche per l’opposizione di vari organi internazionali, in primis della Germania, quegli stessi organi che oggi chiedono al capo del governo greco di tagliare le spese.
La domanda nasce spontanea: “Come mai la Germania, che tanto ha spinto la Grecia a risparmiare in tutti i settori per far fronte al debito pubblico, si è sempre dimostrata contraria al disarmo greco e quindi ad un conseguente notevole risparmio?” Intanto i creditori continuano a fare affari: nel 2012 la spesa militare ellenica ammontò a 7 miliardi di euro. La gente era ed è disperata ma si dilapidarono 7 miliardi di euro. A vantaggio di chi? Ma della Merkel e di Sarkozy, naturalmente. Armi vecchie, di seconda mano, in cambio di un nuovo debito. Esaminando il rapporto pubblicato dalla Nato, ci sono Paesi la cui spesa militare è decisamente più alta rispetto a quella ellenica, ma per la Grecia è il rapporto con il Pil che suscita scalpore. Pochi, infatti, sono gli Stati che spendono, in relazione al prodotto interno lordo, più della Grecia: l’Italia si ferma intorno all’1%, la Germania ha speso in armamenti l’1,2% del Pil nel 2014, la Francia l’1,8. Nessuno come la Grecia.
Tra i maggiori paesi che fanno affari e lucrano sulla Grecia c’è la Germania che, salvaguardando i propri interessi, ha impedito il taglio delle spese militari e ha contribuito quindi all’irrecuperabile situazione in cui versa attualmente la Grecia, ormai ridotta ad area periferica di sfruttamento, estrazione e colonizzazione. E chi si era opposto? Papandreou. Colui che per primo aveva “anche” osato parlare di referendum. Subito rimosso e sostituito dal banchiere della Commissione Trilaterale, Lucas Papademus. A conferma di ciò lo scandalo scoppiato tempo fa per il quale al ministero della difesa greco venivano pagate mazzette, 18 milioni circa, per incentivare l’acquisto di sottomarini Poseidon, carri armati Leopard 2A6 Hel, missili Stinger e i caccia F-15. Chi li produce? La Krauss-Maffei Wegmann, tedesca ovviamente.
Le pressioni di Berlino sul governo di Atene per vendere armi sono state denunciate poco fa anche da una stampa tedesca allibita per il cinismo della Merkel, che impone tagli e sacrifici ai cittadini ellenici e poi pretende di favorire l’industria bellica della Germania.
La nuova intercettazione top secret dell’americana National Security Agency (Nsa), rivelata da WikiLeaks ha posto le basi anche per la questione sulla sicurezza delle informazioni di stato; esse infatti dimostrano come la National Security Agency Usa spiasse pesantemente e costantemente gli alleati e la diplomazia europea. Lo scandalo rischia di allargarsi ulteriormente, perché ad affiorare è una terza intercettazione risalente al 2011 che include le conversazioni dei più stretti collaboratori della Merkel, che discutono della grave crisi finanziaria che attanaglia l’Europa. Si è scoperto infine che gli intercettatori operavano sotto copertura e protetti dell’immunità diplomatica, agendo da ambasciate e consolati americani in tutto il mondo in collaborazione con la Cia e, prendendo in considerazione il grande numero di selectors (ben 69) pubblicato da WikiLeaks, la Nsa deve avere portato avanti una profonda sorveglianza dell’intero governo tedesco.
In una lunga lettera inviata al presidente Francois Hollande e pubblicata dal quotidiano Le Monde, il fondatore di Wikileaks Julian Assange, che vive da tre anni barricato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ha chiesto che gli sia concesso l’asilo politico in Francia, in quanto “giornalista perseguitato e minacciato di morte” dalle autorità statunitensi per la sua attività d’informazione. Categorica la risposta da parte dell’Eliseo che con un comunicato ha fatto sapere di non aver intenzione di “dare seguito” alla richiesta di Assange in quanto ritiene che non ci sia alcun pericolo per la vita del giornalista.