La scalata al governo in una intercettazione tra Renzi e l’attuale numero due della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. L’attuale premier, che a quei tempi era sindaco di Firenze, voleva mandare Letta jr al Quirinale e diceva: “Lì sarebbe perfetto”. Aggiungeva: “È incapace. Bisogna governarlo da fuori”
Se credevate che certi giochi di palazzo (e di potere) accadessero solo nella serie Tv House of Cards vi sbagliavate di grosso. La realtà è fatta di rottamatori e rottamati e capita anche che il rottamatore si dica tuo amico e ti tranquillizzi. “Enrico stai sereno”, così aveva detto Matteo Renzi all’amico ed ex premier Enrico Letta. Intanto tramava per prenderne il posto.
La strategia per diventare premier e mandare via il governo Letta salta furori dalle intercettazioni raccolte dalla magistratura napoletana nell’ambito dell’inchiesta sulla Cpl Concordia, la coop rossa accusata di corruzione. Ed è Il Fatto Quotidiano a renderle pubbliche. Renzi parla con Michele Adinolfi, all’epoca sospettato di essere responsabile di una fuga di notizie. Telefona da un’utenza intestata – annotano i carabinieri del Noe – alla fondazione Big Bang”. Durante il corso della chiacchierata telefonica intrattenuta con Adinolfi, anticipa a quest’ultimo la strategia proposta a Letta jr affinchè lasci Palazzo Chigi: le chiavi del Quirinale nel 2017.
Qui sorgono però dei problemi. Renzi informa Adinolfi che Letta non si fida e rifiuta la proposta. All’epoca aveva 46 anni e avrebbe dovuto aspettare altri tre anni, visto che la soglia minima per salire al Colle è il compimento dei 50. Inoltre, a mettersi di traverso è anche Napolitano. L’attuale Presidente emerito della Repubblica non è d’accordo. Ma a Renzi non importa e il “rimpastone”, come lo chiama lui, va fatto. E la motivazione, udite udite è che “lui (Letta jr ndr) non è capace, non è cattivo. Non è proprio capace. E quindi l’alternativa è governarlo da fuori”.
Alla fine Renzi trova un prezioso alleato in Berlusconi, che già si era detto d’accordo con il far cadere il governo Letta. Il patto del Nazareno viene siglato il 18 gennaio ma annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata. Questo vuol dire una sola cosa: il patto del Nazareno esisteva già. Forse c’è sempre stato. Ora Letta non si scompone: “Quelle parole si commentano da sole”. Renzi resta in silenzio. Eppure qualche spiegazione dovrebbe darla agli elettori del suo partito.