Sexting: 8 americani su 10 lo fanno, in Europa il fenomeno coinvolge sempre più i minori

La tendenza all’invio di messaggi dal contenuto sessuale esplicito non ha limiti d’età ed è sempre più diffusa tra i giovanissimi

sextingIl termine sexting, deriva dalla combinazione di due parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (invio di un messaggio di testo), e sta ad indicare l’invio tramite smartphone oppure la condivisione su social e chat di testi, video o immagini sessualmente esplicite.

Uno studio presentato alla 123^ Convention annuale dall’American Psychological Association dimostra che 8 persone su 10 negli Stati Uniti praticano sexting. Il fenomeno è molto diffuso tra i ragazzi, ma questa pratica si sta affermando sempre più anche tra gli adulti. Alla ricerca hanno partecipato 870 persone, tra uomini e donne, tutti di età compresa tra i 18 e gli 82 anni, volta a “capire che ruolo gioca il sexting nelle attuali relazioni romantiche e sessuali, viste le possibili implicazioni sia positive che negative per la salute sessuale”, spiega Emily Stasko della Drexel University.

I ricercatori hanno verificato che più alto è il livello del sexting più aumenta il livello sia di soddisfazione sessuale sia del rapporto di coppia. Da quest’indagine è emerso che l’88% delle persone intervistate hanno confessato di aver ricevuto messaggi espliciti, mentre l’82% di averli ricevuti. Sempre tra essi, il 75% ha detto che è accaduto durante una relazione stabile mentre il 43% in un rapporto occasionale.

Il sexting, ha analizzato Stasko, ha anche un impatto negativo associato a numerosi altri comportamenti sessuali a rischio come il sesso non protetto, che potrebbe comportare danni alla salute quali malattie sessualmente trasmissibili, oltre all’abbassamento della soglia d’età della pratica sessuale che va ad interessare sempre più minori. Il sexting, in Europa, coinvolgerebbe il 15% dei giovani tra gli 11 e i 16 anni, con il rischio di abusi sessuali dovuti ad incontri con sconosciuti in chat.

“Tuttavia questo punto di vista – ha evidenziato la ricercatrice – non riesce a dar conto degli effetti potenzialmente positivi di una comunicazione sessuale aperta con il partner.”

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