È stato assegnato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino il premio Nobel per la Pace 2015 “per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011”. Superata la concorrenza dei più conosciuti Angela Merkel, Papa Francesco e l’agenzia Onu per i rifugiati
Oslo, 9 ottobre – È stato assegnato al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino il premio Nobel per la Pace 2015 “per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralistica nel Paese, sulla scia della Rivoluzione del Gelsomino del 2011”. Questa la motivazione del Comitato norvegese dei Nobel da Oslo durante l’annuncio.
Nella motivazione si legge inoltre: “Il Quartetto è riuscito a creare un processo politico pacifico in un momento in cui la Tunisia era sull’orlo della guerra civile. E così ha messo il Paese nelle condizioni di stabilire una costituzione e un sistema di governo che garantisca i diritti fondamentali a tutto il popolo tunisino indipendentemente dal genere, dal credo politico o dalla fede”. Il premio Nobel per la pace, precisa il comitato, “è stato assegnato al Quartetto in quanto tale e non alle singole organizzazioni”.
Il quartetto, riunisce più gruppi che hanno svolto un ruolo “di mediatori nel portare avanti il processo di sviluppo democratico tunisino” dopo la primavera araba, come è scritto nel manifesto redatto dal professore di Scienze politiche Hamadi Redissi. Le organizzazioni sono il sindacato generale tunisino (UGTT, Union Générale Tunisienne du Travail), la confederazione industriale e del commercio (UTICA, Union Tunisienne de l’Industrie, du Commerce et de l’Artisanat), lega dei diritti umani (LTDH, La Ligue Tunisienne pour la Défense des Droits de l’Homme), e l’ordine degli avvocati (Ordre National des Avocats de Tunisie). “Ci aspettavano questo premio nel 2014, ed invece siamo arrivati secondi. Ma tutto arriva. Questa volta abbiamo vinto. Ne siamo fieri. Sono anche felice per la Tunisia”, ha detto il segretario generale dei sindacati dei lavoratori, Houcine Abbassi.
Il movimento è stato creato nell’estate 2013 per favorire una mediazione tra le forze politiche in Tunisia e velocizzare i lavori dell’Assemblea costituente. I risultati non sono tardati ad arrivare: in poco tempo, il Quartetto è riuscito a facilitare il varo della Costituzione e la formazione di un governo tecnico, quello del premier Mehdi Johmaa nei tempi stabiliti, che poi ha consentito alla Tunisia di svolgere le elezioni politiche e presidenziali a fine 2014.
Il Dialogo nazionale ha rappresentato una tappa decisiva della Tunisia contemporanea. Proprio sabato scorso a Tunisi è stato presentato il volume “Dialogo nazionale in Tunisia” ad opera dell’Associazione tunisina di Studi politici e dello United States Institute of Peace che racconta l’esperimento unico di negoziazione tra le parti che ha condotto al successo del processo di transizione democratica in Tunisia. Il Dialogo si è imposto come soluzione pacifica che ha saputo riunire attorno ad un tavolo rappresentanti di interessi diversi in nome dell’interesse nazionale.
Il premio è stato annunciato da Kaci Kullman Five, la presidente del Comitato norvegese per il Nobel, prima donna in questo ruolo, che consegnerà il riconoscimento a Oslo il 10 dicembre. I nomi dei papabili in questi giorni erano stati già contestati; Angela Merkel, per esempio: la Cancelliera era citata tra le favorite in ragione della sua mediazione nel conflitto in Ucraina e anche per avere aperto le porte suo Paese ai migranti arrivati in Europa. Una circostanza, quest’ultima, che ha determinato però un calo della sua popolarità in Germania. I suoi stessi concittadini, interpellati in un sondaggio, avevano bocciato la candidatura.
Su Twitter sono arrivati i primi complimenti da parte di personaggi di spicco: Il premier Matteo Renzi e Federica Mogherini, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica europea, si congratulano mentre il presidente francese, Francois Hollande, ha detto che è “un incoraggiamento a sostenere la Tunisia, un bell’esempio che viene dato, anche per la lotta contro il terrorismo”. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk scrive: “Congratulazioni al Quartetto per il dialogo nazionale per il Nobel per la pace. Dopo la visita in Tunisia a marzo, comprendo e rispetto la scelta”.
STORIA DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE: L’anno scorso il Nobel 2014 era andato all’indiano Kailash Satyarthi per la sua lotta contro il lavoro minorile, e alla pachistana Malala Yousafzay, che due anni fa, a 14 anni, rischiò la morte per mano dai talebani contrari al suo impegno a favore dell’istruzione femminile. Il premio Nobel per la pace fu creato nel 1895 da Alfred Bernhard Nobel. Nel suo testamento destinò il patrimonio a una fondazione con lo scopo di distribuire ogni anno cinque premi a chi avesse reso i maggiori benefici all’umanità nei campi della chimica, della medicina, della letteratura, della fisica e della pace. La cerimonia di consegna del Nobel per la pace si tiene ad Oslo e il vincitore del premio viene scelto dal Comitato per il Nobel, composto da cinque persone scelte dal Parlamento norvegese. Il primo riconoscimento fu assegnato a Jean Henri Dunant, filantropo svizzero fondatore della Croce Rossa e Frédéric Passy, politico francese fondatore della prima società per la pace. In oltre cento anni di storia del Nobel per la Pace sono state solo 16 le donne premiate. La prima a ricevere il premio è stata la scrittrice e pacifista austriaca Bertha von Suttner, nel 1905. L’ultima è stata Malala Yousafzai, che è anche la più giovane vincitrice con i suoi 17 anni. Tra gli statunitensi hanno ricevuto il premio il presidente Theodore Roosevelt nel 1906, Woodrow Wilson, Jimmy Carter e Barack Obama. Il primo uomo afroamericano a ricevere il premio fu il sociologo e diplomatico statunitense Ralph Johnson Bunche (1950) per il suo lavoro come mediatore dell’ONU in Palestina, mentre la prima donna africana è stata nel 2004 Wangari Maathai e la prima musulmana è stata l’iraniana Shirin Ebadi nel 2003. L’unico italiano ad aver ricevuto il Nobel per la Pace, nel 1907 è stato Ernesto Teodoro Moneta, giornalista e patriota. Esiste un solo caso nella storia in cui il Nobel è stato rifiutato: accadde nel 1973 quando il vietnamita Le Duc Tho non lo accettò sottolineando come nel suo paese non ci fosse ancora la pace. Gli Stati Uniti sono il Paese che guida la classifica del maggior numero di Premi Nobel per la Pace, ben 22. Seguono la Gran Bretagna con 13 Nobel e la Svizzera con 11. La Croce Rossa è stata insignita del premio tre volte (1917, 1944, 1963) e l’Onu due (1954 e 1981). Tra i grandi che non hanno ricevuto il premio, Gandhi che fu nominato nel 1937, 1938, 1939, 1947 e nel 1948 pochi giorni prima di morire. In quell’anno il Nobel per la Pace non fu assegnato con la motivazione che non c’erano candidati adatti, in altre 18 occasioni è stato deciso di non attribuirlo perchè “nessuno dei lavori presi in considerazione fu ritenuto dell’importanza indicata”: dal 1914 al 1916, e poi nel 1918, 1923, 1924, 1928, 1932, 1939-1943, 1955-1956, nel 1966 e 1967 e nel 1972. Dei 95 premi, 64 sono stati assegnati a una sola persona, mentre 28 sono stati condivisi fra due persone e in solo due occasioni il Nobel è stato condiviso da tre persone: nel 1994 quando furono premiati Yasser Arafat, Shimon Peres e Yitzhak Rabin e nel 2011 quando il Nobel per la Pace andò a Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkol Karman. Tre Nobel per la pace non hanno potuto ritirare il premio poiché erano agli arresti al momento della premiazione: si tratta del giornalista e pacifista tedesco Carl von Ossietzky, della politica birmana Aung San Suu Kyi e dell’attivista cinese per i diritti umani Liu Xiaobo.