Sanità, De Luca annuncia la chiusura dell’Arsan. L’Ente è giudicato “inutile e clientelare”

Previsto un risparmio di 8 milioni di euro e l’istituzione di un ufficio di vigilanza che avrà il compito di controllare strutture pubbliche e private, con particolare riguardo all’osservazione di tetti di spesa

conferenza stampa SanitàIl presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha annunciato in conferenza stampa la sua volontà di sciogliere l’Agenzia Regionale Sanitaria, un Ente considerato “inutile e clientelare”. Probabilmente si chiuderà in questo modo il braccio di ferro che il presidente della Giunta regionale ha ingaggiato con il direttore generale dell’Arsan Angelo Montemarano, a cui nei giorni scorsi era stato chiesto di lasciare l’incarico a seguito di condanna da parte della Corte dei Conti.

Al posto dell’Arsan – dalla cui chiusura si prevede un risparmio di 8 milioni di euro – dovrebbe essere istituito un nucleo ispettivo regionale e un ufficio di vigilanza che avrà il compito di controllare sia le strutture pubbliche che private, con particolare attenzione ai tetti di spesa. Sarà inoltre modificata la legge con cui oggi vengono selezionati i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere. “Ci saranno solo due commissioni: la prima si occuperà della revisione dell’elenco degli idonei, che intanto abbiamo riaperto, e la seconda di proporre le cinquine di nomi. L’elenco sarà aperto a tutto il territorio nazionale. Non abbiamo clienti da soddisfare. Vogliamo scegliere i migliori, anche dal resto del Paese”.

De Luca ha anche manifestato la volontà di organizzare entro la prima metà di dicembre gli Stati Generali della Sanità. “Una giornata intera di lavori, una mobilitazione per coinvolgere e restituire entusiasmo a medici, paramedici, personale amministrativo della Campania”.

Per quanto riguarda le liste d’attesa, lo sforzo della Regione si concentrerà sulla riduzione dei tempi. “Su questo – ha detto De Luca – c’è una situazione scandalosa. Non deve più accadere di aspettare più di due giorni. Altrimenti i nostri pazienti saranno costretti a curarsi altrove alimentando la mobilità passiva, che ci costa 300 milioni di euro all’anno”.

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