Tullio De Piscopo confessa: “Prima era più facile adescare le donne, bastava inclinare la testa a sinistra e strizzare l’occhio”. Sulla crisi: “C’è da quando sono nato”. Gli emergenti dei talent? “Devono nascere 3 volte per essere come me. Sono manovrabili e vanno in depressione dopo i primi successi. Alla musica di oggi manca la credibilità dei discografici”
Il cantante ospite a Radio Club 91 si sente costretto a “suonare con il click, un metronomo senz’anima nell’orecchio”. Degli anni 70 gli manca tutto, “anni irripetibili” in cui le etichette hanno cercato di cambiarlo, ma “non ha ceduto”.
L’artista, noto in Argentina per aver introdotto la batteria nel tango classico, ha all’attivo ben 11 cd con Astor Piazzolla. Una vita consacrata alla musica senza dimenticare i giovani per i quali oggi “è complicato produrre musica; non ci sono più posti dove andare a suonare ma la crisi c’è da quando sono nato. Ricordo che già nel ’70 cantavo con Il Quartetto Cetra il motivetto “Ma cos’è questa crisi”. L’unica differenza è che “la crisi di oggi è più pesante, almeno – dice nostalgico – prima avevamo la musica”.
A mancare sono soprattutto le palestre di un tempo: la gavetta si faceva nei night club, nelle balere e nelle radio”. Inoltre alla musica di oggi manca “la credibilità dei discografici. Preferiscono lavorare con gli emergenti dei talent – denuncia – facili da manovrare”. Ma per il batterista quello è un successo effimero e che porta “alla depressione: “non si va più avanti dei primi successi. I ragazzi dei talent devono nascere 3 volte per essere come Tullio”.