Esperienza ci insegna che non è possibile prevedere, con largo margine, catastrofi come terremoti, eruzioni o tsunami. Un gruppo di studiosi internazionali, invece, sostiene il contrario, portando davanti alla Commissione Grandi Rischi documentazioni che di fatto prevedevano, mesi prima dell’accaduto, il sisma in Emilia. Fossero stati ascoltati prima forse avremo potuto avere qualche vittima in meno e qualche famiglia meno angosciata dalle loro perdite. Purtroppo tutto è già successo, indietro non si può tornare e nulla ci assicura che le medesime situazioni non si ripetano.
Tucidide, noto storico Ateniese, ci diceva di “Guardare al passato per capire il presente e prevedere il futuro”. Affermazione saggia che trova sicuramente riscontro in numerosi campi ma, che pare esser fatta apposta per questa situazione. Infatti, secondo alcune dichiarazioni di Alessandro Martelli, Direttore del centro ricerche Enea di Bologna, dopo l’Emilia il terrore potrebbe spostarsi verso il sud con un sismadi magnitudo di circa 7,5°. L’arco di tempo in cui quest’ ultimo dovrebbe aver luogo è ancora molto vago, “pochi mesi ad un anno, forse anche due” dice Martelli. Ancora più vago il luogo dove il sismapotrebbe colpire, “Sicilia e Calabria in particolare” dice, seppur il rischio resti comunque per tutto il sud Italia, dichiara al Corriere del Mezzogiorno.
Paure infondate? Secondo il Direttore dell’ osservatorio Vesuviano, Marcello Martini, in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, le variabili sono tante ed essendo gli studi di Martelli basati su due algoritmi, che registrano terremoti minori e cercano di prevedere quelli di maggiore intensità, presentano non poche carenze tanto è vero che il metodo non è ancora stato approvato dalla comunità scientifica internazionale. Insomma definire la tempistica o il grado
di magnitudo è davvero difficile e per quanto riguarda il territorio campano “già sappiamo che il Sud è un’area ad alto rischio sismico” dice Martini.