Manifesti nel centro di Roma contro il ministro Fedeli, il Pd: “macchina del fango”

“Per fare il professore ci vogliono: laurea, abilitazione e concorso. Per fare il ministro dell’Istruzione: terza media, amicizie e molte bugie…”

Manifesti anonimi contro la neo ministra dell’istruzione Valeria Fedeli sono apparsi nella giornata di ieri per le strade del centro di Roma. Muri tappezzati da poster con il faccione dell’ex vicepresidente del Senato ed ex sindacalista della Cgil con la scritta: “Per fare il professore ci vogliono: laurea, abilitazione e concorso. Per fare il ministro dell’Istruzione: terza media, amicizie e molte bugie…”.

A difendere il neo ministro ci hanno pensato le colleghe di partito, a partire dall’onorevole Maria Coscia, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera: “Esprimo massima solidarietà alla ministra Fedeli fatta oggetto di un miserabile attacco con alcuni vergognosi manifesti attaccatati sui muri delle strade di Roma. La ministra ha un’indiscussa competenza ed una lunga esperienza maturata sul campo e delle quali nessuno può dubitare. Basta con questi attacchi vili e meschini fatti da anonimi”.

E la senatrice Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca del Pd: “La macchina del fango contro la ministra Valeria Fedeli sembra non arrestarsi, questa volta con manifesti anonimi e abusivi appesi per le strade della capitale – commenta la senatrice Puglisi – Fedeli ha maturato una esperienza politico-istituzionale di tutto rispetto. Ha mostrato serietà e capacità”. “Riguardo alla vicenda della laurea ha ammesso la leggerezza nell’aver lasciato che comparisse l’espressione ‘diploma di laurea’ sul suo sito – continua Puglisi, che conclude – Il premier Gentiloni ha confermato la piena fiducia per il suo incarico al governo. Si lasci il ministro lavorare e si giudichi serenamente il suo lavoro al Miur, sul campo dunque, senza cercare la polemica ad ogni costo e perfino usando strumenti mediocri e vigliacchi”.

Parole di stima sono arrivate anche dall‘ex ministro Giannini che su Twitter ha scritto “vicinanza e solidarietà” alla collega. Mentre il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi ha così commentato: “Gli attacchi anonimi sono sempre vigliacchi”, “mi auguro che si faccia chiarezza su questa vile aggressione”.

In effetti entrambe, l’onorevole Coscia, come la senatrice Puglisi, non dicono nulla di sbagliato. Un ministro con il titolo di studio del diploma può svolgere l’incarico conferitole e deve essere lasciato libero di adempiere al suo mandato liberamente. Ma l’acredine rivolto al neo ministro nasce da lontano. Da quando il suo predecessore, l’ex ministro Giannini, il Governo tutto, e compreso chi ora la difende a spada tratta, con la Buona Scuola hanno impedito ai precari di Terza fascia l’accesso al concorso perchè privi dell’abilitazione, ovvero di un corso a pagamento, cui non tutti i precari hanno potuto accedere anche per un motivo prettamente economico. Ora, ad essere contestato al neo ministro, non è solo la mancanza di un titolo di studio adeguato al ruolo ma l’ “aver lasciato che comparisse” una cosa decisamente falsa in un currivulum. E la responsabilità di quanto si dichiara in un curriculum è personale.

Ma a criticare il ministro Fedeli nel merito delle sue competenze acquisite sul campo e non all’Università, è stato, vogliamo ricordarlo, anche il filosofo Corrado Ocone in un commento del 19 dicembre scorso, riferendosi al ministro ha scritto: “Ben venga un politico a Viale Trastevere, se fosse lungimirante e di peso. Non credo che sia il caso della Fedeli, ma anche in questo caso non è questa la questione qui sollevata.  Ella, in verità, inadatta a quel ruolo è, a mio avviso, ma per un altro e più solido motivo: il suo essere stata sindacalista e ancora oggi legata per mille fili a quel mondo che è il più potente macigno al rinnovamento della nostra istruzione. Ma con il non essere laureata, o col suo essere semplicemente una politica, questo c’entra poco o punto”.

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