Sabato 14 gennaio, in sordina e sotto silenzio, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, approvandole, ad 8 delle 9 deleghe previste dalla Legge 107/15, anche detta Buona Scuola
Roma – I provvedimenti approvati sabato 14 gennaio dal Consiglio dei Ministri seguiranno il loro iter per l’approvazione definitiva presso la Conferenza Unificata che dovrà esprimere il proprio parere e presso le competenti Commissioni parlamentari. Dalle deleghe approvate, resta fuori solo il Testo Unico in materia di istruzione ossia il Decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, per il riordino delle numerose norme che riguardano il sistema nazionale scolastico.
Le deleghe approvate riguardano:
• inclusione scolastica
• cultura umanistica;
• diritto allo studio;
• formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado;
• istruzione professionale;
• scuole italiane all’estero;
• sistema integrato di istruzione dalla nascita fino a sei anni;
• valutazione, certificazione delle competenze ed Esami di Stato.
Tra le novità vi è quella del percorso di istruzione ed educazione, denominato 0-6 con il quale gli asili nido diventano parte del percorso educativo e i docenti del relativo settore dovranno conseguire apposita laurea (laurea triennale, provvedimento non retroattivo) con coordinamento a livello statale anche se gestiti dagli Enti locali. Nel comunicato del Governo, si legge infatti che “Il provvedimento valorizza l’esperienza educativa dalla nascita a sei anni, con l’obiettivo di dare adeguata collocazione a tale esperienza all’interno del percorso di formazione della persona”.
Altra novità per i docenti riguarda la modalità di formazione e di reclutamento. La delega relativa approvata prevede un concorso e tre anni di formazione per i docenti non abilitati che intendano insegnare. Questo significa che per poter diventare docenti a tutti gli effetti, occorrerà superare un concorso con validità di tre anni e un corso di formazione, della durata di tre anni presso le scuole italiane.
Altra novità consiste nell’eliminazione delle graduatorie provinciali ad esaurimento. Il decreto prevede una fase transitoria per coloro che sono già iscritti nelle Graduatorie di Istituto senza però specificare in cosa consista.
Dopo la sconfitta del Referendum del 4 dicembre 2016, nessun passo indietro c’è stato da parte del nuovo governo formato. Infatti i provvedimenti e quindi le deleghe alla Buona Scuola sono state approvate dall’attuale governo senza prima effettuare alcun confronto con il mondo della scuola che ha detto esplicitamente NO alla politica attuata dal governo Renzi e alla Legge 107/15. Il ministro Fedeli non ha fatto altro che attuare le scelte volute dalla ex ministra Giannini.
Si parla da tempo di fase transitoria, per i docenti precari, abilitati e non, che continuano ad esseri iscritti nella seconda e terza fascia delle graduatorie di istituto. Tuttavia, attualmente, nessuno conosce in cosa consista. Per tale motivo, il gruppo dei “Docenti precari abilitati non inseriti in graduatoria ad esaurimento” e l’Associazione Nazionale Docenti per i Diritti dei Lavoratori sono sul piede di guerra, e proprio ieri il presidente Pasquale Vespa ha inoltrato alla segreteria particolare del Ministro Fedeli la proposta di transitorio per Seconda e Terza fascia delle GI. “La battaglia continua, non abbasseremo la guardia” è il commento dei coordinatori dei due gruppi di precari. “Chiediamo l’inserimento di tutti gli abilitati nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e l’abilitazione per i docenti che possono vantare al loro attivo almeno tre annualità di servizio espletato dietro una cattedra e nuovi percorsi abilitanti senza barriere all’ingresso per chi ha 360 giorni di servizio”.