Festa della Liberazione, Mattarella: “Non moriva la Patria, ma tramontava una falsa concezione di nazione fondata sul predominio”

Il Capo dello Stato, presente a Carpi per la Festa della Liberazione, ha depositato una Corona d’alloro al Monumento dei Caduti nella piazza centrale del paese, per poi recarsi subito dopo al Teatro Comunale per la cerimonia ufficiale. A Roma due Cortei: uno dell’Anpi, l’altro della Brigata Ebraica. A Napoli, durante le celebrazioni, de Magistris ha criticato il sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, per aver detto “no” ai migranti

Non moriva la Patria in quei giorni, luttuosi e concitati. Tramontava, invece, una falsa concezione di nazione, fondata sul predominio, sul disprezzo dell’uomo e dei suoi diritti, sull’esaltazione della morte e sulla tirannide; una concezione di barbarie, che pure, per numerosi anni, aveva coinvolto tanti e affascinato tante menti”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo al Teatro Comunale di Carpi per la cerimonia ufficiale della Festa della Liberazione. In questo giorno, 25 aprile, si festeggia la vittoriosa resistenza partigiana contro il governo fascista e l’occupazione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Capo dello Stato, prima di recarsi a Carpi, in mattinata ha depositato una corona d’alloro rendendo omaggio al Monumento del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma.

Senza la Resistenza, ha sottolineato il Capo dello Stato, “non vi sarebbe l’Italia libera e democratica, non avremmo conosciuto una stagione così duratura e feconda di sviluppo civile, di promozione dei diritti, di pace”. Mattarella ha anche toccato il tema del terrorismo. “Oggi, di fronte alla minaccia di un nemico insidioso e vile, che vorrebbe instaurare, attraverso atti di terrorismo, una condizione di paura, di dominio, di odio” ancora una volta rispondiamo “che noi non ci piegheremo alla loro violenza e che non prevarranno”.

“Non si può comprendere la Resistenza, il suo significato, la sua fondamentale importanza nella storia d’Italia, se non si parte dalla sua radice più autentica, quella della rivolta morale”, ha proseguito Mattarella. Il Capo dello Stato ha ricordato che, in quegli anni, “vi furono militari italiani che, come a Cefalonia, si ribellarono al giogo tedesco, pagando un altissimo tributo di sangue, o che combatterono accanto ai nuovi alleati, nel nome degli ideali, ritrovati, di libertà e democrazia. Vi furono quei più di 600mila soldati, che rifiutarono di servire l’oppressore sotto il governo di Salò e che vennero passati per le armi, torturati, deportati nei campi di prigionia in Germania. Vi furono gli operai che scioperarono nelle fabbriche, gli intellettuali che diffusero clandestinamente le idee di libertà, le donne che diedero vita a una vera e propria rete di sussistenza per partigiani, perseguitati e combattenti. Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti provenienti da nazioni lontane, rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli”.

Il presidente della Repubblica ha voluto ringraziare i membri della Brigata Ebraica, definendoli “nostri fratelli”. “Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli. Tra questi non possiamo dimenticare i 5000 volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessillo in Toscana e in Emilia-Romagna”, ha detto Mattarella.

Anche quest’anno la festa della Liberazione è diventata motivo di divisione. A Roma hanno sfilato due cortei separati: uno dell’Anpi e un altro proprio della Brigata Ebraica. Il motivo della divisione è da ricercare nel fatto che nel corteo Anpi sono presenti associazioni e militanti filo palestinesi. Secondo gli eredi della Brigata Ebraica, non è possibile sfilare insieme agli “eredi del Gran Muftì che si alleò con Hitler”. Ma il presidente dell’Anpi Roma, Fabrizio De Santis, ha affermato: “È una bellissima giornata con un grandissimo spirito unitario per chi c’è e per chi non c’è. Noi – ha aggiunto – restiamo unitari, è la nostra storia, la nostra cultura, la nostra speranza per il nostro avvenire”.

Il Pd invece non ha preso parte alla manifestazione dei partigiani, perché secondo il presidente Matteo Orfini il loro appuntamento è “divisivo”. Posizione questa che oggi è stata chiarita dal sottosegretario alle presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. “Oggi è il giorno della Liberazione e nessuno ha diritto di inserirci significati diversi, il 25 aprile è la festa della Liberazione, della memoria e non delle divisioni. E chi pensa di tenere fuori la Brigata Ebraica dalle celebrazioni del 25 aprile nega la verità e la storia”. La Boschi ha aggiunto che “non c’è nessuna giustificazione dell’attualità geopolitica per consentire di scalfire il valore del 25 aprile, questo non perché il nostro Paese non ha una posizione, ha una posizione da sempre: due popoli, due Stati. In un’epoca in cui molti Paesi negano ad Israele il diritto di esistere, noi diciamo che non solo ha il diritto di esistere ma il dovere”.

La sindaca di Roma Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, ha partecipato a entrambe le manifestazioni. A quella Anpi, dopo aver ringraziato la piazza “per avermi accolto”, ha affermato: “Questa è la festa di tutti, i valori dell’antifascismo appartengono anche a coloro che oggi non sono qui ma sarebbero voluti venire”.

A Napoli il sindaco Luigi de Magistris ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile con la tradizionale deposizione delle corone di fiori in piazza Carità. De Magistris ha criticato il sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, che nei giorni scorsi ha detto “no” all’arrivo di migranti sul proprio territorio. “Questa posizione – ha detto de Magistris durante le celebrazioni – non gli fa onore. A parte che quella di accogliere migranti è una decisione dell’Anci per cui tutti i Comuni d’Italia devono, in proporzione, accogliere fratelli e sorelle che sono in difficoltà”. “Spiace – ha aggiunto il sindaco – perchè io mi trovo esattamente sulle stesse posizioni della sindaca di Lampedusa, che apparentemente è più distante da noi e invece è molto vicina. Il sindaco di Torre del Greco che ha deciso di unirsi a Casapound e Salvini è una eccezione. Il problema è il suo. Non è degli abitanti di Torre del Greco che è invece una comunità assai solidale ed accogliente”.

Per de Magistris “non si deve fare strumentalizzazione né demagogia su questo. Quando delle persone sono in difficoltà vanno aiutate. Non dimentichiamo mai che persone di Napoli, Torre del Greco, Torre Annunziata, quando 100 anni fa migravano negli Stati Uniti venivano definite ‘negroidi‘”. “La storia serve a questo: ricordare – ha sottolineato de Magistris –. Noi siamo un popolo che accoglie, che non si gira dall’altra parte quando qualcuno è in difficoltà e soprattutto è squallido vedere che ci sia chi lo fa per ragioni politiche perchè il sindaco di Torre del Greco, evidentemente per raccattare qualche voto pensa che quello sia il modo. Non fa onore alla città che rappresenta, per quanto mi riguarda”.

La repilica di Borriello non si è fatta attendere. “La mia – ha detto il sindaco di Torre del Greco – non è una presa di posizione politica per ricevere chissà quale consenso, come invece pensa de Magistris. Siamo invece di fronte a un problema che viene scaricato sulle amministrazioni periferiche da un Governo centrale incapace finora di adottare una politica di controllo a un’ondata di semplice immigrazione clandestina. Ribadisco il concetto ancora una volta, sperando di essere chiaro per i tanti populisti alla de Magistris: è giusto accogliere chi scappa dalla guerra, chi fugge da morte e distruzione. Diverso è favorire un programma di immigrazione clandestina, per giunta con i soldi di tutti gli italiani. Il sindaco di Torre del Greco, come il sindaco di Napoli, è stato eletto in primis per risolvere i problemi dei suoi cittadini, e quando ci siamo trovati di fronte torresi senza casa e senza la possibilità di mettere a tavola il cibo per la famiglia, ci siamo sbracciati per aiutarli, nel limite della nostre risorse e spesso nell’indifferenza di tanti. Oggi che – ha concluso Borriello – si prospetta un programma di accoglienza da 35 euro al giorno per migranti provenienti da chissà quali Paesi fuori dai conflitti che invece stanno insanguinando una parte del mondo, ecco i tanti populisti alla de Magistris pronti a farsi avanti. A questo piano a discapito degli enti locali continuiamo a dire no e da quello che so non siamo gli unici in provincia di Napoli”.

FOTO: tratta da ansa.it

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