Legge elettorale, il Pd fa tornare la legge in commissione e rompe il patto a quattro

Mattinata di bagarre alla Camera, quando il voto a scrutinio segreto sull’emendamento presentato dalla deputata Biancofore (FI) alla legge elettorale, per un disguido tra la presidente Boldrini e i tecnici, è diventato palese. Così si sono svelati i franchi tiratori, che sono almeno 8 tra i forzisti e 5 tra le fila del Pd. Ma i dem che non hanno partecipato al voto sono 36: la loro assenza è stata determinante ai fini dell’approvazione dell’emendamento. Il Pd accusa i Cinque Stelle, che tuttavia avevano già annunciato il voto a favore

Roma, 8 giugno – Il patto a quattro Pd-M5s-Fi-Lega sulla legge elettorale non esiste più. È naufragato sull’emendamento, giudicato dai più marginale, presentato dalla deputata Michaela Biancofiore (in foto) di Forza Italia, non condiviso tra l’altro dagli stessi forzisti. L’occasione per il Partito Democratico di accusare i Cinque Stelle di tradimento e far ritornare il testo in commissione Affari Costituzionali. Testo che, a giudicare da quello che è successo oggi, non sembra essere totalmente condiviso neanche dai dem, visto che 36 deputati del partito di Renzi non erano presenti in Aula (di cui 18 in missione), risultando determinanti ai fini dell’approvazione dell’emendamento, passato con 270 sì, 256 no e un astenuto. Il Pd ha preso la palla al balzo, accusando i Cinque Stelle di tradimento e annunciando l’intenzione di far ritornare il testo in commissione. Proposta, questa, passata con 187 voti di differenza: a favore Pd-Fi-Lega Nord, contrario il M5s.

C’è da giurare che continuerà lo scambio di accuse infinito tra i partiti che fino a oggi facevano parte del patto, in particolare tra Pd e Cinque Stelle. Oggi, entrambe le forze politiche, sono state protagoniste di un fragoroso scambio di accuse. Da un lato i dem, che hanno imputato ai Cinque Stelle di aver tradito il patto a quattro, votando a favore dell’emendamento presentato dalla deputata Biancofiore (Fi), simile a quello presentato dal pentastellato Riccardo Fraccaro. In realtà i Cinque Stelle avevano già annunciato che avrebbero votato a favore dell’emandemento Biancofiore, il cui scopo è quello di eliminare i collegi maggioritari che la leggere elettorale manteneva in Trentino Alto Adige, introducendo nella Regione a Statuto speciale il riparto proporzionale dei collegi, come il Fianum fa per il resto del territorio nazionale. Un emendamento inviso al Pd, che si era fatto garante con la Svp (il Partito popolare sudtirolese, che si può considerare il quinto partito dell’accordo, ndr), del mantenimento del Mattarellum in Trentino Alto Adige. Polemiche a non finire anche sulla modalità di voto dell’emendamento. Pur essendo previsto il voto a scrutinio segreto, per un disguido tra la presidente della Camera Boldrini e i tecnici, il tabellone della Camera ha mostrato come stavano votando i singoli deputati. I franchi tiratori tra i forzisti risultano essere almeno 8, tra i dem 4-5. Ma ricordiamo, che ai fini dell’approvazione dell’emendamento, è risultata essere determinante l’assenza in Aula di 36 deputati dem.

Cosa succede ora? A questo punto è in forte dubbio la possibilità di urne a settembre. A dispiacersene non sembrano essere in molti. In particolare esulta Alternativa Popolare di Angelino Alfano, partito che era rimasto fuori dal patto. Alfano su Twitter parla addirittura di “Eurogoal”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si mostra ottimista affermando: “Sulla legge elettorale non mi pare ci sia stato un de profundis. Il ritorno in commissione significa un momento di ulteriore riflessione che penso possa aiutare”.

Secondo alcuni, il vero scopo di Renzi sarebbe procedere all’approvazione per decreto, facendo ricorso al meccanismo del voto di fiducia. Un’idea che non piace affatto a Pier Luigi Bersani (Mdp), che avverte: “Non si azzardino a farlo e a mettere la fiducia. Siamo – spiega Bersani – in un sistema democratico e parlamentare: non possono stoppare un parlamento che sta votando e fare un decreto su una legge elettorale. Siccome sento dire questa cosa, se la tolgano dalla testa”.

Per il Pd, secondo Emanule Fiano, “la legge elettorale è morta”. Concetto poi ribadito dal deputato Matteo Richetti, che parla di “inaffidabilità patologica” dei pentastellati e rimanda ogni decisione definitiva a dopo le amministrative di domenica 11 giugno. Il M5s, dal canto suo, respinge ogni accusa di tradimento e passa al contrattacco con Beppe Grillo, che sul suo blog scrive: “Ma dai, Pd. Far saltare tutto per il Trentino Alto Adige. Ma potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta. Dai Pd, siate sinceri. Diteci il perché. Ci sfugge un po’ questa cosa. Se ce lo dite, noi ci ritiriamo, e vi fate una leggina con lo psiconano, con Dudù (il cane della compagna di Berlusconi, ndr). Vi fate una bella leggina, democratica, meravigliosa, e fate quello che volete, coi vostri franchi, genuini e liberi tiratori. Prodi se li ricorda, eh”.

FOTO: tratta da ansa.it

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