Mare nostrum. Il ritratto 2012 rappresentato da Goletta Verde di Legambiente: in Campania siamo i primi, per illegalità. Di mare in peggio.

Il rapporto annuale, presentato il 14 luglio, presso la stazione marittima di Napoli da Goletta Verde di Legambiente, sullo stato di salute del mare in Campania, è davvero sconfortante: dei 14 punti su 20 di campionamento, 12  sono risultati fortemente inquinati e 2  inquinati.

Il vice presidente nazionale di Legambiente, Stefano Cianfani, ha detto che la situazione è dovuta agli scarichi fognari che a causa dell’assenza di depuratori o al loro cattivo funzionamento finiscono in mare. I dati evidenziano, lungo la costa regionale, un sistema di depurazione per lo più inefficace.  Sintomo di una politica che fino ad oggi ha visto il mare soltanto come una risorsa da sfruttare e non da salvaguardare, in cui riversare ogni genere di rifiuto.

Secondo Legambiente il problema della mucillagine che stiamo vivendo già da alcune settimane, è fortemente legato all’inquinamento marino.

L’indagine quest’anno è stata realizzata con il contributo del Consorzio obbligatorio degli oli usati ed ha evidenziato anche le criticità dei depuratori: dal monitoraggio, infatti, è venuta in luce anche la mancanza di controlli stabiliti per legge.

Qualche numero sulla depurazione, desunto dalla rielaborazione di Legambiente su dati ARPAC 2011, può ben rendere l’idea dello stato di profonda criticità: in Provincia di Caserta dove sono operativi un numero complessivo di 102 impianti di depurazione, di cui 3 comprensoriali di grandi dimensioni (regionali), agli ultimi controlli sono risultati per il 65% “non conforme” alle disposizioni di legge.

Inoltre hanno ricevuto per il 38% una valutazione “pessima”, per il 47% “da migliorare” e solo per il restante 15% “buona”; in Provincia di Napoli i controlli svolti nel 2011 ai 6 grandi impianti comprensoriali (regionali) presenti sono risultati per il 44% non conformi; in Provincia di Salerno, dove sono operativi circa 200 impianti di depurazione, su 74 controlli svolti nel 2011 il 57% è risultato “non conforme”.

Siamo i primi, in Campania per numero di reati ed illegalità di vario genere a danno del mare: 2.387 infrazioni. Tra i 178 comuni italiani che hanno violato la direttiva sul trattamento dei reflui urbani figurano oltre Napoli, anche Benevento, Salerno, Avellino, Caserta ed Ischia. Oltre 500 illeciti nel settore degli scarichi abusivi.

Raggiungiamo  “reati da record” , se andiamo a considerare i depuratori che non funzionano, accentuati dalla lenta ed inesorabile agonia dell’ente preposto al controllo, la “famosa” Agenzia Regionale per la protezione ambientale.

Stefano Cianfani  ci spiega anche che  le temperature dell’acqua (generalmente d’estate si attestano sui 26 gradi ), quest’anno in alcune zone, hanno  addirittura toccato i 30 gradi, consentendo alle sostanze che arrivano in mare dagli scarichi di «crescere»: il caldo fa da «fertilizzante» per le sostanze scaricate in acqua.

E le maggiori criticità riguardano proprio la costa della provincia napoletana, con 7 dei 12 punti risultati fortemente inquinati: a San Giovanni a Teduccio presso la foce del Volla sono stati rilevati, oltre alla presenza di topi, valori di Escherichia Coli talmente alti da essere «non classificabili»; a Pozzuoli presso la foce Licola e in località promontorio di Cuma; a Ercolano altri due punti campionati risultati fortemente inquinati: il primo, presso l’ex Bagno Risorgimento, sulla spiaggia di fronte via Nuovo Macello da Portici, dove nonostante sia stato istituito il divieto di balneazione, la gente fa il bagno e il cartello che riporta l’interdizione è distrutto e il secondo, presso la Foce Lagno Vesuvianio, dove i tecnici della Goletta Verde hanno trovato ad accoglierli un forte odore di fogna; anche qui  i risultati delle analisi non lasciano spazio a dubbi: i valori batteriologici sono talmente alti da non poter essere quantificati; ed, infine, a Castellammare di Stabia presso la foce del Sarno e sul lungomare comunale presso la spiaggia antistante via Tito.

Ma Legambiente suona l’allarme anche per l’Arpac (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania) che, denuncia Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico Campania, sottodimensionata e in procinto di perdere altre 130 unità, «non è posta nelle condizioni di svolgere le attività obbligatorie previste dalla legge».

Un dato positivo, l’unico: lungo la costa campana sono state controllate anche alcune spiagge, segnalate dai cittadini come punti critici, ma che hanno registrato livelli di inquinamento batterico entro i limiti di legge: in provincia di Napoli, nel comune di Portici, in località Ex Bagno Rex, presso la spiaggia 1km a nord del museo ferroviario, a Ischia nel comune di Forio, presso la spiaggia la Chiaia e la spiaggia San Francesco e nel comune di Barano d’Ischia, in località Olmitiello, sulla spiaggia dei Maronti; in provincia di Salerno, nel comune di Capaccio, in località Paestum, Torre di Mare, presso la Spiaggia “Oasi di Mare” e nel comune di Vico Equense, sulla spiaggia Via Murrano, in località Torre Seiano.

Va ricordato che le medesime incresciose circostanze si ripetono in Italia, da nord a sud, ma la Campania è al primo posto.

Inoltre, anche quest’anno il  COOU (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati) è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente e del mare, in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, ha detto in conferenza Antonio Mastrostefano, direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU.

L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino.

“Se eliminato in modo scorretto – ha spiegato Mastrostefano – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “Con la nostra attività di comunicazione – ha concluso – cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”.

Come avviene il  Monitoraggio scientifico.

I prelievi alla base delle nostre considerazioni, vengono eseguiti dalla squadra di tecnici di Legambiente, l’altra anima della Goletta Verde, che viaggia via terra a bordo di un laboratorio mobile, grazie al quale è possibile effettuare le analisi chimiche direttamente in situ, con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo.

I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).

La Regione, è l’appello degli ambientalisti, dia una vera svolta alla realizzazione dei servizi idrici, tra cui quelli depurativi e avvii una decisa azione di potenziamento dell’Arpac.

Essa deve svolgere un ruolo guida nel supportare gli Enti preposti agli accertamenti e le Amministrazioni locali, a loro volta, devono provvedere al ripristino della legalità, per sanare le carenze e risolvere criticità, consentendo di svolgere l’importante compito di tutelare l’integrità ambientale e la salute di cittadini e turisti.

Quello  che ci sorprende è il fatto che tali Enti non ritengano importanti le attività di controllo, punto di partenza obbligato per la formulazione di corrette politiche a tutela dell’intero ecosistema, a tutela di tutti e di tutto.

Siamo certi che solo in questo modo si riesca a garantire  anche un rilancio del settore turistico, fondamentale per la vita economica della nostra Terra.

Va bene anche il Lungomare Liberato, ma, in tutta onestà, riteniamo che trincerarsi dietro l’inquinamento delle auto sia troppo semplicistico: esse, da sole, non avrebbero mai potuto causare tutto  questo disastro.

Mare Nostrum, ti auguriamo buona fortuna.

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