“Parlano di governo del cambiamento ma nell’esecutivo metà dei ministri vengono dalla preistoria”, ha affermato il governatore durante il consueto monologo sull’emittente salernitana Lira Tv
L’Italia a quasi 90 giorni dal voto del 4 marzo ha un governo. L’esecutivo, guidato da Giuseppe Conte, è nato dall’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega. A Luigi Di Maio (M5s) e Matteo Salvini (Lega Nord), entrambi vice-premier, andranno rispettivamente il Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Interno. 18 in totale i ministri (di cui 5 donne) che hanno giurato quest’oggi davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Critico sul nuovo esecutivo il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che durante il consueto monologo settimanale sull’emittente salernitana Lira Tv, ha affermato: “Parlano di governo del cambiamento ma nell’esecutivo la metà dei ministri sono persone nuove mentre l’altra metà no”.
Riferendosi a Paolo Savona, ministro alle Politiche comunitarie, De Luca ha detto: “È uno degli esponenti più interni alla casta che ci siano. Hanno fatto una crociata, una guerra termonucleare per una persona di 82 anni che sta da sempre con le banche e le grandi imprese”. “È un tecnico già presente nei governi Letta e Monti”, ha affermato De Luca riferendosi al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Perplessità sono state espresse dal governatore anche sul nuovo ministro dell’Economia Giovanni Tria, che “ha scritto il programma di Forza Italia qualche anno fa”.
De Luca, infine, si è detto perplesso sul programma di governo, soprattutto rispetto “agli investimenti sulle grandi infrastrutture, come la Napoli Bari, sull’attenzione al Sud che nel programma non c’è”. E poi “rispetto al tema delle vaccinazioni, su cui non bisogna tener conto delle ideologie e al tema sanità, su cui occorre trovare un nuovo equilibrio nel riparto dei fondi che non penalizzi il Mezzogiorno”.