Sant’Arpino, un Comune della Provincia di Caserta di poco più di 14mila abitanti. Le sue radici affondano nella storia dell’antica città di Atella, da cui Sant’Arpino discende.
Atella rimane famosa nel mondo letterario per essere stata la culla del teatro italiano, è qua difatti che hanno luogo per la prima volta brevi ed improvvisate azioni sceniche di natura comico – satirica, dette Fabulae Atellane. In esse apparivano dei personaggi fissi che recitavano con delle maschere sul viso, rappresentando Pappus (vecchio scemo), Buccus (chiacchierone), Dossenus (gobbo astuto), Maccus (ghiottone), proprio quest’ultimo potrebbe essere il progenitore Pulcinellla.
Ma non di Teatro vi vogliamo parlare, bensì di politica locale, e lo facciamo con Elpidio Del Prete, 54 anni, Coordinatore del Circolo territoriale del Pd di Sant’Arpino dal 2007 ad oggi. Vicesindaco dal 1999 al 2008. Abbiamo rivolto al Coordinatore alcune domande circa le voci che ci giungono da quel di Sant’Arpino, che sembra abbia rispolverato i vecchi fasti ed essere ritornata ad essere l’ombelico del mondo.
L’eco di Sant’Arpino “ombelico del mondo” è giunta fino a Napoli. C’è chi dice che si tratti di un caso solo locale. Ma c’è anche chi dice che si tratta di una battaglia che va oltre il locale e che riguarda la democrazia e il rispetto delle regole nel Partito Democratico.
“Parte come un caso locale per diventare poi, una discriminante essenziale per la convivenza nel Partito Democratico. Una questione che chiama in causa il principio fondamentale su cui poggia l’organizzazione di un Partito: regole, trasparenza, legalità. Si tratta di affermare che la scelta di essere un iscritto al Pd non può passare attraverso il criterio della convenienza. Addirittura sancendo, contro ogni logica e regola, che si può essere nel Pd e contemporaneamente contro il Pd”.
Può spiegarci meglio?
“Proviamo a farlo. A Sant’Arpino fin dalle primarie del 2007 si costituì un circolo territoriale con i rispettivi organi. Nell’Aprile 2008 affrontammo le elezioni amministrative con una lista con il simbolo del Pd e in lista, come indipendenti, furono presenti due candidati provenienti da altre forze politiche. Nostra avversaria una lista in cui confluirono ben dieci sigle partitiche, poi, autodenominatasi Alleanza democratica”.
E quindi, cosa accadde.
“Pur prendendo oltre 4500 voti perdemmo le elezioni e nella lista a noi contrapposta veniva eletto un consigliere che diceva di essere del Pd, candidatosi senza alcuna autorizzazione del Partito. Il paradosso era che avevamo nel consiglio comunale ben sette consiglieri del Pd all’opposizione ed uno nella maggioranza, che a mano a mano si caratterizzava sempre più come una giunta di centrodestra. E in tale giunta andava sempre più assumendo ruoli di significativa responsabilità, fino a diventare Assessore, il consigliere iscritto nel Partito Democratico ed eletto in contrapposizione alla lista del Partito Democratico. Parlo di Salvatore Lettera. ”
Naturalmente ognuno può legittimamente decidere di fare politica nel centrodestra oppure nel centrosinistra, senza che nessuno possa demonizzare le scelte altrui, purchè questa sia chiara ed inequivocabile. Da quello che lei dice, non vi è assolutamente chiarezza delle posizioni. Si è venuto a creare un conflitto di “interessi politici” che fa di sicuro vacillare la già precaria fiducia nei partiti da parte dei cittadini.
“Assolutamente si. E ci sono risvolti paradossali in Consiglio comunale, dove un consigliere, che diceva di essere del Pd, diventato, poi, assessore in una giunta di centro-destra, votava contro ogni proposta o iniziativa del gruppo consiliare del Partito Democratico.”
Ma sono in molti a sostenere di averla tollerata e fatta crescere tale situazione. E’ così?
“Non sono evidentemente informati o, se lo sono, ne danno una lettura non corrispondente ai fatti. Dopo le elezioni dell’aprile del 2008, a giugno del 2010 ci fu un congresso territoriale, dove con un documento votato all’unanimità “Unità nella chiarezza” eleggevamo un direttivo con la presenza di tutte le componenti e si chiedeva che in un tempo dato e non illimitato avremmo dovuto chiarire, coerentemente con le regole dello Statuto, la strana situazione determinatasi in Consiglio.”
A quanto pare, se oggi stiamo a parlarne, non siete riusciti a fare chiarezza.
“C’è stato un colpo di mano. Infatti i nomi dati dall’Assessore in giunta col centro-destra (persone che non avevano nemmeno mai messo piede una sola volta nel partito) ad appena tre mesi dalle elezioni unitarie del direttivo si auto-sospesero dal Partito senza mai aver preso parte alle attività e alle iniziative del Partito. E il senso della auto-sospensione delle persone indicate dall’assessore nel coordinamento si spiega in un solo modo. Evitare all’Assessore di entrare in rotta di collisione tra le indicazioni e le azioni del Partito e quelle del sindaco e della Giunta di centro-destra”.
Secondo quanto lei va affermando, esiste una situazione per la quale l’Assessore di cui lei parla, non può far parte del PD se lavora contro il PD. Avete proposto la sua espulsione dal Partito?
“Si è cercato di dare la possibilità al consigliere di avvicinarsi al nuovo Partito Democratico. Non volevamo apparire come quelli che, in un momento in cui forte era l’appello ad aprire i Partiti a giovani e donne, ostacolavamo il rinnovamento”.
E invece? Cosa è accaduto.
“Il consigliere ha scambiato il nostro atto di apertura e disponibilità come un atto di debolezza ed ha, invece, proseguito in una deliberata politica di aperto contrasto con il Partito e in tal senso ha avuto anche irresponsabili coperture a livello provinciale”.
E così, arriviamo al novembre 2011, la fase del tesseramento. Nemmeno in questa occasione siete riusciti a fare chiarezza?
“Il tesseramento è stato gestito in modo irregolare e pende provvedimento di annullamento. Ma la cosa più grave è che si è consentito, con un’operazione illegittima, l’apertura di un secondo circolo territoriale e la nostra impressione è che tutta l’operazione si iscriva in una logica, che va oltre il caso locale e arriva alla pre-costituzione di schieramenti in vista della candidature al Parlamento”.
C’è una via d’uscita che non spacchi il Partito?
“Certo. Ed è politica ed unitaria. Si vada direttamente al tesseramento del 2012 e dopo si proceda alle elezioni del coordinatore e del direttivo del circolo storico del Pd , cioè di quello esistente fin dal 2007. Poi si chiarisca il ruolo dei due iscritti al Pd, all’Assessore si è aggiunto un consigliere, e che sono in maggioranza con la giunta di centro-destra. Nessuna preclusione, ma anche nessuna ambiguità. Come dicevamo nel giugno 2008, “Unità nella chiarezza”. O si nel Pd o fuori dal Pd. Una terza via è assolutamente esclusa”.
Quale lezione trarre da questa vicenda?
“La lezione che ne vieni fuori dal “Caso Sant’Arpino Ombelico del mondo”, sul quale molti hanno sorriso e deriso, è la stessa dell’apologo “sul potere nel mondo, sul potere che sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione” che non lascia spazi e si trasforma in casta”.
Naturalmente la Redazione di NapoliTime è a disposizione dell’Assessore citato nell’intervista per dare a lui diritto di replica.
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