Esistono informazioni importanti riguardo la politica italiana che trovano poco spazio sul web, censurate inconsciamente dal popolo di internet facendo finta di non vedere o per non incassare l’ennesima delusione. Altre vengono invece nascoste. Perché anche internet ha la sua dittatura, una specie di tirannia virtuale creata in poco più di un decennio da menti raffinatissime che non rendono accessibili informazioni, che non rispondono alle domande, che non rispondono a nessuno. Una struttura nata prima che il web diventasse ciò che è ora, e per questo padrona delle sue potenzialità.
Ne discutiamo con Michele Di Salvo, autore del libro inchiesta “Chi e cosa c’è dietro Grillo e al movimento 5 stelle”. Tra le pagine virtuali del suo blog (micheledisalvo.com) si trattano argomenti di comunicazione ed editoria. Master in financial engineering, ha lavorato nel settore finanziario e come mediatore internazionale. Imprenditore nel mondo della comunicazione, da sedici anni è editore. Tutti le sue pubblicazioni sono disponibili in e-book.
La sua ricerca su Grillo e gli “influencer” di rete è stata per circa un mese tra i post più letti di wordpress, con oltre 5000 download e 9.000 condivisioni sui social network.
La sua inchiesta si intitola Chi e cosa c’è dietro Grillo e il M5S. Perchè non “con”?
“La democrazia non è un gioco. Ha poche regole, ma serie. Tra queste la trasparenza, il rispetto dell’avversario, il peso delle parole e dei toni, e il confrontarsi, rispondendo alle domande che ti vengono poste. Qui, queste semplici regole, non esistono. Con Beppe Grillo ci sono migliaia di persone oneste, e soprattutto esasperate. Per mille motivi, taluni legittimi, altri meno, e portano avanti istanze semplici e condivisibili. Per di più, democrazia è soprattutto rispetto per chi la pensa diversamente da te. E tanto di cappello verso chi si impegna, comunque, per il bene comune. Di certo è migliore di chi sta a casa a vedere che succede, e parlar male di tutto e tutti senza fare nulla. Ma oltre a chi sta “con”, il vero nodo è chi sta dietro. E ci sono persone, interessi, meccanismi, logiche, che per certi versi sono davvero pericolosamente inquietanti. Basta vedere i metodi.
Ecco, una vera scelta democratica prima di tutto deve essere consapevole. E per essere tale, necessariamente, come cittadini, dobbiamo esigere trasparenza, e sapere sempre chi c’è dietro, e quali interessi porta.”
Dal suo approfondimento emerge una presenza occulta: i comitati di affari, attraverso il lavoro di Enrico Sassoon. Chi è? Che ruolo svolge?
“Sasson è un grande vecchio. Della politica, del giornalismo, e della comunicazione di impresa.
I suoi intrecci, interessi, collegamenti, sono moltissimi. Il punto non è i comitati d’affari, tecnicamente è lui un comitato d’affari.
Nel caso specifico è il socio forte della Casaleggio che possiede il marchio del movimento, che gestisce i blog e i siti, che seleziona argomenti e programmi, che gestisce i candidati e la scelta dei candidati, che li forma e li imbecca pena l’espulsione e una campagna violenta contro. Sasson è colui che porta i soldi, portando i clienti alla Casaleggio. E la Casaleggio non allega ai suoi bilanci l’elenco clienti. Quindi, anche in questo caso, non è dato sapere quali interessi trasparentemente porta avanti. Poi lo si sa ugualmente, ma questo è un altro discorso.”
Gli ‘influencer’ e i ‘fake’ sono fondamentali per la politica moderna?
“No. Non sono importanti in politica. Anzi, chi volesse fare politica seriamente dovrebbe andare nella direzione esattamente opposta. Lo sono purtroppo nella comunicazione online, per fare massa e diffondere contenuti. Per manipolare la percezione. In proposito però rimando alla bella intervista che mi ha rilasciato Valerio Quatrano (ndr – autore di Come vincere le elezioni con internet), e che in qualche modo chiude il libro.”
Secondo lei il Movimento 5 Stelle è un movimento spontaneo?
“Ma nemmeno per idea. Spontanea semmai è l’adesione successiva ai temi generici e generalisti che Grillo ha rilanciato.
Dopo che la Casaleggio li ha testati su siti come tzetze e chiarelettere o cadoinpiedi. Spontanea è la stanchezza delle persone a una certa politica e a certi nomi. Spontanea è l’esasperazone rispetto ai problemi. Grillo poi, e Casaleggio prima, che ha cominciato facendo le stesse cose prima con IDV, candidando il suo uomo Di Pietro prima e Grillo dopo alle primarie del PD, altro non hanno fatto che cavalcare populisticamente i sentimenti semplici delle persone. Per usarle come grimaldello per entrare nella politica.”
E le battaglie di Grillo contro le multinazionali?
“Bisognerebbe chiederlo a Grillo, o a Casaleggio.”
Nel Movimento 5 Stelle non c’è un leader politico, Grillo è un ispiratore di idee. Secondo lei chi si assumerà la responsabilità di eventuali scelte politiche e sociali errate?
“Ricapitoliamo. E’ un non partito, con un padrone, che decide tutto, mette dentro e butta fuori a seconda del suo pensiero unico. Non è il segretario? Ne è il padrone. Peggio. Se certifica i candidati, stabilisce il programma, noleggia il Simbolo, ne è responsabile. Punto.”
Lei è stato mai querelato da Beppe Grillo, dal Movimento 5 Stelle o da Casaleggio per quanto ha scritto?
“Facciamo una premessa metodologica. Sempre, di chiunque io parli nel mio blog, io scrivo prima, dicendo cosa pubblicherò e se vogliono commentare. Nel caso ad esempio del capitolo sui rapporti con Il Fatto Quotidiano, c’è un bell’intervento di Peter Gomez. De Magistris ha preferito non intervenire. Di Pietro non ha risposto. Quindi, come nel caso delle famose dieci domande a Grillo (vai alla pagina) anche in quel caso due giorni prima le ho mandate a lui, a Casaleggio,
a Bucchich e a Sasson. Le hanno avute anche prima. Nessuna replica, nessuna querela.
Leggo con ironia il punto del programma in cui vorrebbero la depenalizzazione delle querele. Ma la querela non è un reato penale. E’ uno strumento attraverso cui chi si sente leso chiede giustizia, e nel caso chi si sente leso da falsità chiede che un giudice la accerti. Non puoi querelare qualcuno e poi non rispondere alle eventuali domande.
Ecco il punto. Non puoi querelare qualcuno senza dimostrare dove e come ha detto il falso. Tanto che dopo il primo articolo – appena 63 pagine sulle attuali 288 – Casaleggio è stata obbligata a uscire allo scoperto ammettendo tutto sul Corriere della Sera (vai all’articolo)”.
Abbiamo inviato a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle, attraverso i canali di contatto da loro segnalati sul web, una richiesta di partecipazione all’intervista in contraddittorio con Michele Di Salvo, Purtroppo nessuna risposta è giunta. Restiamo in ogni caso a disposizione, sia di Grillo, del Movimento o di chi lo ritenga necessario, per una risposta e pubblicazione successiva.
FOTO: tratta dal Blog di Beppe Grillo – beppegrillo.it