Il candidato sindaco del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle ha presentato stamane il suo programma elettorale
Napoli, 31 agosto – “Quando i napoletani si sentono coinvolti in un grande progetto, danno prove straordinarie. Abbiamo grandi potenzialità in città, potenzialità che meritano una grande amministrazione. Vogliamo una Napoli al centro delle istituzioni, che si rapporti con la Regione, col Governo, con l’Europa. Insieme alle altre grandi città d’Italia possiamo essere protagonisti di una nuova grande stagione, vicina ai cittadini e con più opportunità per tutti”. A dirlo Gaetano Manfredi, candidato sindaco del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di Napoli del 2021, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane al circolo artistico politecnico in piazza Trieste e Trento.
“Mi preoccupa che ci adattiamo a tutto – ha proseguito Manfredi –. Mi pare che molti cittadini credano che l’attuale situazione non sia più modificabile. Io penso che dobbiamo invece parlare di riscatto, dare l’esempio ai cittadini, far capire che è così che si vive meglio e c’è più benessere per tutti. La stagione della propaganda è finita, ora serve concreto impegno di tutti”.
“Serve una città che funzioni meglio. Nei primi 100 giorni bisogna far ripartire il Comune. Oggi Palazzo San Giacomo è vuoto, c’è solo il palazzo. La città va amministrata, va subito fatta una prima riorganizzazione della macchina comunale e il giorno dopo accendere il motore. Spendere i soldi che già abbiamo e poi trovare i soldi di cui abbiamo bisogno. Servono i servizi: venire a Napoli, sulla qualità dei servizi, non dovrebbe essere diverso che andare a Milano o a Parigi. Servizi di maggiore qualità: trasporti funzionati, decoro urbano, verde curato, più ordine e sicurezza. Serve riformare anche il decentramento amministrativo, dando più potere alla Municipalità per una maggiore efficienza”, ha detto Manfredi parlando del programma. Il candidato ha affermato di pensare a una Napoli policentrica, cioè “una città fatta di tanti centri. Con servizi di qualità in ogni quartiere e dare a ogni luogo delle vocazioni. A Ovest la vocazione più turistica, a Capodimonte l’Arte, a Est l’innovazione postindustriale”.
Per quanto riguarda i trasporti, ha spiegato Manfredi, “dobbiamo completare l’anello della Linea 1 e far partire la Linea 6, con reclutamento di personale viaggiante e macchinisti. Poi c’è la sfida della transizione elettrica del trasporto pubblico. Abbiamo la possibilità di avere un investimento importante col Pnrr a livello centrale per rinnovare il parco autobus e renderli elettrici”.
Manfredi ha ricordato l’importanza dell’educazione, per la quale sono necessari “investimenti sulle scuole. Si può partire dalle piccole cose come manutenere le scuole e renderle più belle”. “Dobbiamo usare la leva dell’educazione come strumento per ricostruire la cittadinanza – ha aggiunto Manfredi –. Napoli è una città di cultura, di una cultura millenaria. Un luogo postmoderno dove la cultura popolare si fonde con quella alta. Deve diventare una fabbrica di creatività, dove la cultura diventa anche fattore economici. Abbiamo l’eccellenza dell’audiovisivo, della musica, bisogna valorizzare la qualità”.
Collegato al tema dell’educazione c’è quello del turismo, che per Manfredi deve essere “non mordi e fuggi e senza interazioni con la struttura commerciale della città. Dobbiamo raccogliere flussi turistici più qualificati. Ovviamente in una dimensione non solo cittadina ma metropolitana, un’offerta integrata. Napoli non può essere una stazione, smistare i turisti in giro per la regione. Serve un’offerta più ampia, con l’hinterland ma anche con altre città”.
Se dovesse essere eletto sindaco, Manfredi ha annunciato che la sua squadra sarà formata da “tecnici e politici” e di essere contrario a un assessorato alle periferie. “Io – ha affermato – guarderei ad esperienze europee, siamo una grande capitale, vediamo gli altri cosa stanno facendo, qual è il modello che può essere più vicino alle nostre necessità. Guardare le esperienze altrui e mettere in campo un nuovo e nostro modello di sviluppo, appunto però confrontandoci con gli altri e non pensando di essere autosufficienti”.