Oltre 100mila presenze per più di 110 espositori da tutta Italia: questi i numeri che hanno decretato il successo anche della XX edizione
Realizzare un sistema sostenibile di valorizzazione e tutela dei beni culturali, capace di coniugare storia, cultura, architettura, artigianato, gastronomia e tradizioni rurali, in modo sicuro e adeguato ai tempi di una pandemia planetaria, costituendo una imprescindibile opportunità di sviluppo territoriale, legata ai flussi turistici e ad un’idea innovativa di “riutilizzo” di una millenaria dimora storica.
Si traduce in questo, e molto altro, il successo di “Cadeaux al Castello”. L’iniziativa natalizia, nata nel 2010 e conclusasi domenica 12 dicembre con la XII edizione, si configura tra i Mercatini di Natale più grandi e belli d’Europa. E, inoltre, rappresenta l’unico esempio di grande evento natalizio, nel suo genere, svoltosi “post pandemia” (in un momento comunque difficile e delicato per la situazione contagi) nel Sud Italia.
Palcoscenico di rara bellezza, recuperato e valorizzato negli anni dalla famiglia Sgueglia, il Castello di Limatola è risulta essere un “modello virtuoso, emblema da seguire a livello nazionale, capace di valorizzare e promuovere l’identità di un luogo, non solo in quanto struttura ma anche di valori culturali” – così come ha commentato quest’anno Ivan Drogo, l’heritage coach più importante d’Italia, presidente di Assopatrimonio e Assocastelli, di cui Stefano Sgueglia è console per la Campania -, ma non solo.
Il grande evento che si svolge nella fortezza beneventana, ideato da Pina Martone, proprietaria del maniero con il marito e organizzata con i figli Tonio e Piera, si è dimostrato volano di sviluppo economico locale e di ripresa post-pandemia, offrendo a ben oltre 110 espositori – provenienti da tutta Italia – di poter far conoscere il proprio operato ed estendendo il suo raggio di “ricaduta” turistica attorno ai 50 km dallo stesso castello. Per molti, tra artigiani e produttori che partecipano ripetutamente da anni, la manifestazione è stata l’unico introito stagionale, o anche il primo vero momento di ripresa dell’attività lavorativa.
Quanto ai borghi, inoltre, c’è da sottolineare quanto già detto più volte da voci istituzionali, ossia che “una tale ricchezza non si preserva con iniziative estemporanee, ma con un’attenzione continua e concreta”, capace di creare realmente occupazione e si faccia strumento contro lo spopolamento delle aree interne della Regione. Dunque, sia modello di sviluppo più compatibile con le esigenze dell’uomo e dell’ambiente, volto a “sfruttare” al massimo le opportunità e le potenzialità delle aree interne per la vera ripartenza del Paese.