“Ho sbagliato a sopportare. Il culo sulla poltrona li ha trasformati in mostri bulimici”, afferma l’ormai ex consigliera pentastellata in un lungo post sui social
“È stata dura. Durissimo elaborare questo lutto e questa mutilazione. Tormentato il percorso per convincermi che quello che era chiaro a tutti era ineluttabile e che quella creatura che io stessa avevo fatto nascere e crescere era stata occupata militarmente e si era trasformata in quella Piovra che avremmo dovuto distruggere”. A dirlo Maria Muscarà, consigliera in Regione Campania eletta con il Movimento 5 Stelle, spiegando in lungo post sui social la decisione di lasciare il partito. Una decisione forse tardiva, come ammesso dalla consigliera stessa. Muscarà infatti è da tempo distante dalle posizioni del Movimento guidato dall’ex premier Giuseppe Conte e alle ultime comunali a Napoli è scesa in campo a sostegno del candidato sindaco Matteo Brambilla, altro ex consigliere 5 Stelle. Il tutto mentre il Movimento 5 Stelle si alleava con il Partito Democratico e altre forze (anche quelle vicine al governatore Vincenzo De Luca, ndr) a sostegno dell’attuale sindaco Gaetano Manfredi.
Muscarà in particolare si è detta tradita su temi da sempre cari al movimento: l’acqua, l’ambiente, il nuovo modello di sviluppo economico e la cura di tutti quelli che non sarebbero dovuti restare indietro. Non solo, ha aggiunto l’ormai ex consigliera pentastellata che aderirà al gruppo misto: “Ho sbagliato a sopportare la mia espulsione dalla commissione trasparenza, cacciata perchè mi sono rifiutata di votare un presidente della Lega o di Forza Italia, con il voto o con la vigliaccata della astensione. Ma adesso abbiamo superato il limite – ha aggiunto –, dalla cancellazione degli stati generali, dopo una farsa durata mesi e mesi, alla imposizione di un capo fantoccio mai iscritto al M5s, alla cancellazione di Rousseau alla totale perdita di credibilità di Grillo, primo traditore alla totale sudditanza al Pd e alla svendita della mia città con una alleanza chiamata laboratorio, che ha fatto eleggere cinque consiglieri transfughi da altri partiti, sconosciuti agli attivisti e due assessori altrettanto sconosciuti (forse serve una nuova base elettorale a Napoli visto che la precedente è stata asfaltata?)”.
Muscarà fa mea culpa “ho sbagliato a sopportare, il culo sulla poltrona li ha trasformati in mostri bulimici”, prima di un elenco dei principali bocconi amari degli ultimi tempi. “La delibera firmata nell’ufficio di presidenza dal M5s per poter assumere nel palazzo i parenti dei consiglieri, delibera che avevano firmato sperando che nessuno se ne accorgesse e che sono stati costretti a cancellare. La scelta di avvalersi dei soldi del due per mille, il rifiuto di firmare la mozione su Assange, l’astensione in commissione immunità su Renzi e Cesaro, le ormai 35 fiducie in 11 mesi a Draghi (che è lì grazie a queste continue fiducie), il regalo ai banchieri nell’ultimo bilancio e l’aumento delle bollette che molte famiglie non saranno in grado di sopportare”.
Il messaggio si conclude con le proprie scuse agli elettori, a quelli “nelle cui case sono entrata portando questi che si sono poi dimostrati fantocci venduti, interessati solo al proprio interesse e a sistemare mariti e parenti”. L’uscita dal Movimento di Muscarà non è tuttavia una rottura con l’attività politica: “Continuo un sogno che è orami solo dentro di me e di chi, fuori dal palazzo mi sostiene e condivide le mie battaglie”.
“Il M5S 2050 è la tomba del M5S e si è avvalso di tanti becchini che hanno organizzato il suo funerale con il sorriso stampato sul faccione. I valori del M5S ancora valgono per me, ma non sotto la bandiera che hanno stuprato. Continuo doverosamente il mio impegno per la Campania, – conclude Muscarà –, nato prima di voi ma adesso lontano da voi che siete ormai, per tutti, morti che camminano, il fetore dei vostri inganni vi precede. Sono certa che la bella gente che ci diede la fiducia e che oggi vi maledice sarà la forza per liberarci di voi”.