Movida Napoli, per ora la spunta il Comune

Il Tar della Campania ha respinto il ricorso presentato da alcuni gestori di locali contro il provvedimento del Comune in vigore dal 17 febbraio per regolamentare la movida. Il sindaco: “Contenti della decisione del tribunale, ora arrivare a un regolamento condiviso”. I commercianti: “Auspichiamo che sarà tenuta in considerazione la nostra posizione. Non è con questi provvedimenti che sparirà la criminalità a Napoli”

Resta in vigore l’ordinanza del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, per regolare la movida cittadina (vai all’articolo). La quinta sezione del Tar Campania ha respinto, anche nel merito dopo aver respinto la richiesta di sospensiva, il ricorso presentato da alcuni gestori di locali contro il provvedimento in vigore dal 17 febbraio 2022. I giudici amministrativi hanno ritenuto, si legge nella sentenza, “che rispetto al bilanciamento fra gli interessi coinvolti, l’amministrazione con l’adozione dell’ordinanza, ha realizzato un ragionevole contemperamento degli interessi meramente economici degli imprenditori del settore con l’interesse pubblico a prevenire e limitare i registrati fenomeni di degrado urbano e di pericolo per la pubblica incolumità, non essendo revocabile in dubbio che un’illimitata o incontrollata proliferazione del fenomeno non possa che accrescere il rischio di diffusione della segnalata situazione di pericolo, con conseguenze pregiudizievoli sia sulla vita personale e familiare dei residenti, sia sull’igiene urbana e sul controllo del territorio contro atti di microcriminalità”.

Entrando nello specifico delle misure contenute nell’ordinanza, i giudici affermano che la limitazione oraria, ”appare rispondere al canone di proporzionalità poichè, in potenza, idonea a conseguire l’obiettivo prefissato: mediante la riduzione degli orari di apertura degli esercizi commerciali è ridotta l’offerta di alimenti e bevande alcoliche con conseguente minore attrattività per gli abituali frequentatori delle aree urbane interessate” e ”solo potenzialmente il provvedimento è idoneo a determinare una flessione dei ricavi e che non preclude agli esercenti di realizzare una diversa organizzazione dell’attività d’impresa per fronteggiare la paventata congiuntura negativa”.

Per questo i giudici, nel sottolineare che l’ordinanza è in vigore per soli quattro mesi, ritengono l’ordinanza sindacale “sufficientemente motivata e non manifestamente illogica o ingiustificata in riferimento alla necessità di fronteggiare una situazione di forte degrado che è diventata una seria fonte di pericolo per l’incolumità pubblica, la sicurezza urbana, il decoro, l’igiene e la normale convivenza dei cittadini, con la conseguenza che tale situazione non si può ritenere priva del requisito dell’emergenzialità che, secondo giurisprudenza costante, giustifica il ricorso al potere sindacale”.

Siamo contenti che il tribunale abbia dato forza alla nostra posizione. Noi non vogliamo fare qualcosa contro qualcuno. Vogliamo risolvere i problemi”, ha dichiarato il sindaco. “L’ordinanza – ha aggiunto Manfredi – è un provvedimento emergenziale che spero possa essere presto sostituita da un regolamento. A questo punto, però, mi aspetto il dialogo tra le parti per raggiungere una soluzione condivisa che rispetti gli abitanti, i commercianti, i giovani e il decoro della città”.

“Abbiamo letto le motivazioni con le quali il Tar ha rigettato nel merito il ricorso dei nostri colleghi del centro storico contro l’ordinanza sindacale in materia di movida. Sicuramente adesso è il momento di sederci a un tavolo con tutte le istituzioni per stabilire al termine di questo provvedimento, definito dal Comune emergenziale, come ci si vorrà muovere, auspicando che sarà tenuta in considerazione la nostra posizione”, dichiara l’associazione Chiaia Night, della quale fanno parte diversi gestori di locali nell’area “baretti di Chiaia”, tra le più frequentate dalla città dalla movida partenopea.

“Quando tra le motivazioni leggiamo ‘non preclude agli esercenti commerciali di realizzare una diversa organizzazione dell’attività di impresa onde fronteggiare la paventata congiuntura negativa’ – aggiungono gli esercenti – ci domandiamo se forse ci stiano spingendo a cambiare mestiere. Va poi sottolineato che ‘realizzare una diversa organizzazione dell’attività di impresa innanzitutto richiede tempi di pianificazione e conseguente attuazione che non sono celeri. Dunque ci sentiamo un po’ presi in giro: come dovremmo recuperare le perdite dovute alla riduzione degli orari? Ma va anche detto che un simile scenario sarebbe attuabile in una situazione diversa da quella pandemica, in cui le persone non possono sostare a lungo all’interno dei locali. Inoltre sarebbe attuabile in un contesto in cui le istituzioni aiutino le attività, effettuando un maggiore controllo del territorio che non sia rivolto esclusivamente alle attività (ostacolando così il lavoro nei momenti di maggiore affluenza), elargendo multe spesso infondate, come l’esito delle varie contestazioni dimostrano, ma anche e soprattutto a quanto avviene in strada”.

Per questo l’associazione esprime “l’augurio che, prima di un provvedimento ordinario, il Comune parta dal presupposto che attività come le nostre siano un’attrattiva per il turismo, un’offerta che non può mancare in una città che aspira a essere al pari delle grandi metropoli europee. Speriamo che siano ascoltate realmente le esigenze dei soggetti coinvolti, che siano tenute in considerazione per strutturare un regolamento che non punti solo a danneggiare le nostre attività, nascondendosi dietro la motivazione della sicurezza. Non è di certo riducendo gli orari di apertura dei locali che la criminalità sparirà da Napoli. Chiediamo solo di lavorare come nelle altre città italiane. A nostro parere – conclude la nota – decisioni del genere sono solo un fallimento per questa città, significa ammettere che non si sa nemmeno da dove cominciare per risolvere un problema sociale. Non ci stancheremo mai di ripeterlo”.

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