All’interno del libro, spiega De Luca, sono presenti riflessioni sui temi “della democrazia, del Mezzogiorno, della sburocratizzazione e sul tema della nuova condizione umana”
“Proponiamo alcune riflessioni politiche anche perché la vita politica, per come siamo ridotti in Italia, è di una noia mortale. Qualcuno di noi, che conserva la vecchia abitudine di leggere qualcosa e di non ridursi a l’animalità, ogni tanto ritiene che possa essere utile offrire qualche riflessione sul tema della democrazia”. A dirlo il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, questa mattina alla presentazione del suo nuovo libro “La democrazia al bivio – Fra guerra, giustizia e palude burocratica” (Guida editori) presso la Feltrinelli di piazza dei Martiri a Napoli. Nel libro, spiega De Luca, sono presenti riflessioni sui temi “della democrazia, del Mezzogiorno, della sburocratizzazione, ma anche sul tema che mi appassiona molto, che è quello della nuova condizione umana”. Un’occasione, la scrittura del libro, che per il governatore come da lui stesso dichiarato, è stata l’occasione di tornare “al vecchio mestiere di filosofo” (De Luca è laureato in Storia e Filosofia, ndr).
De Luca parla di Sud affermando che “considerando i rapporti di forza oggi in Italia, non conta nulla”. “Lo sforzo che cerco di fare – sostiene – è quello di spiegare agli amici del Nord che il tema del Sud è essenziale per lo sviluppo del sistema Paese. Quindi, non in termini di rivendicazione ma di vantaggio reciproco. Dobbiamo presentarci come quella parte di Paese che è in grado di affrontare la sfida dell’efficienza anche nei confronti del Nord, come fatto durante il covid. Dobbiamo spiegare che un Paese con un 20% di forza lavorativa attiva non impegnata nel Sud, è un Paese destinato al declino. Come se i grandi servizi di civiltà dovessero pesare sulle spalle non del 75% dei cittadini che lavorano ma del 55% di quelli che lavorano. È chiaro che il peso è molto più grande. Badate che il Pnrr, con i 209 miliardi che ha avuto l’Italia, serve a recuperare il divario territoriale, sociale e di genere”.
Il Mezzogiorno, per De Luca, è da intendere come “grande piattaforma logistica a ridosso dell’Africa e del Medio Oriente che può determinare vantaggi per l’apparato produttivo italiano”. Il paragone fatto dal governatore della Campania è quello con le classi dirigenti tedesche: “I politici tedeschi hanno affrontato un problema analogo con il loro Est quando è caduto il Muro di Berlino ed hanno ereditato la parte ex comunista della Germania, che era in una condizione disastrosa. I tedeschi hanno deciso di unire la Germania: in vent’anni hanno sostanzialmente unito il Paese. Il tasso di sviluppo che abbiamo oggi nella parte orientale della Germania è analogo al resto del Paese. Hanno avuto la forza politica e ideale di un uomo politico non di sinistra, il democristiano Helmut Kohl. In Italia stiamo giochicchiando da più di un secolo e mezzo e non riusciamo a fare passi in avanti”.
Altro tema trattato nel libro è quello della burocrazia, che De Luca definisce “palude burocratica”. E qui coglie l’occasione durante la presentazione per lanciare un monito su un tema di attualità dell’hinterland partenopeo, ovvero la costruzione e messa in funzione di una quarta linea del termovalorizzatore di Acerra. “Senza costruire la quarta linea dell’impianto per i rifiuti di Acerra, andiamo verso un’unica strada, tornare ad avere l’immondizia in strada. È questo che rispondo a chi ha dubbi. I sindaci contrari alla quarta linea del termovalorizzatore di Acerra propongono di avere i rifiuti in mezzo alla strada. Io la penso in maniera diversa”, afferma De Luca. “Questa nuova linea – sottolinea – non l’ho proposta io, ma A2A che gestisce l’impianto. Non è una linea per ampliare l’impianto, è una linea sostitutiva che serve per la manutenzione programmata del termovalorizzatore. L’alternativa sono i rifiuti in strada e io penso che si debba evitare nei prossimi anni quello che abbiamo avuto negli anni scorsi, con grande danno d’immagine per la Campania”.
De Luca critica inoltre tutte le forze politiche per i ritardi sulla riforma della giustizia che “andava fatta anni prima e continuiamo a registrare ritardi enormi perfino su cose banali come la riforma dell’abuso d’atto d’ufficio, che è una parte della riforma Severino su cui continuiamo a balbettare. Occorre una svolta radicale”. Ma la critica De Luca la rivolge sopratutto al Partito Democratico, di cui fa parte. “Si respira un’aria morta. Da due anni regge bene, inchiodato al 20%, ma non ha alcuna capacità espansiva”, afferma il governatore. “C’è un 30% di elettori che ha cambiato posizione, ma oggi – osserva – il consenso lo puoi trovare in maniera trasversale a condizione che tu riesca a dare un messaggio chiaro. Se sui temi della giustizia e della sicurezza non dici nulla, non raggiungi il ceto medio. Non parlo di fascisti autoritari, ma di padri di famiglia che vogliono vivere tranquilli. A questa gente non diciamo nulla. Io mi deprimo quando sento alcuni esponenti del Pd, sembra che si esprimano come se stessero leggendo il bollettino meteorologico”.
Altro tema caldo affrontato dal governatore è quello della ripartizione del fondo sanitario nazionale. “Sul tema del fondo sanitario nazionale ci siamo scocciati di essere presi in giro. Abbiamo fatto i calcoli e la Campania viene rubata ogni anno di 220 milioni di euro. Non va in crisi il bilancio per questa somma, ma non è una cifra banale. Da sette anni non viene data esecuzione a una legge che impegna il governo a stabilire i criteri sulla base dei quali fare il riparto. Non è possibile che la Campania riceva la quota pro capite più bassa di risorse del fondo sanitario nazionale. È uno scandalo – attacca De Luca – rispetto al quale nessuna forza politica nazionale ha il coraggio di fare una battaglia, né al centro, né a destra, né a sinistra per ragioni di opportunismo”.
Un tema, quello del riparto del fondo sanitario nazionale che De Luca aveva già toccato nella giornata di ieri, parlando al teatro Augusteo in occasione del giuramento di Ippocrate di quasi 800 medici napoletani. “Veniamo da due anni terribili, per il numero di medici in servizio. E la sanità italiana ha meno risorse rispetto a 10 anni fa in rapporto al Pil. Questo pesa di più qui, la nostra è la regione che riceve meno risorse perché nella ripartizione è considerato solo il criterio dell’età anagrafica”, aveva detto il governatore, paventando anche un possibile ricorso all’autorità giudiziaria dopo la diffida inviata al ministero della Salute.