I fratelli Taviani, candidati all’Oscar con “Cesare deve morire”, al festival del cinema di New York.

Dal 28 settembre al 14 ottobre il Lincoln Center of Performing Arts ospieterà la 50° edizione dello storico festival del cinema di New York, organizzato dalla Film Society of Lincoln Center dal 1963. Protagonista è il cinema d’autore internazionale che fa il verso agli schiamazzi del successo commerciale hollywoodiano mettendo sul piatto i più grandi registi da tutto il mondo. Dopo aver presentato film firmati Olmi, Pasolini, Visconti, Bertolucci e tanti altri autori nostrani di rilievo, l’unico film italiano a partecipare quest’anno sarà Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani.

Il film si svolge interamente nel carcere di Rebibbia e gli attori sono gli stessi detenuti, che mettono in scena il famoso dramma shakesperiano, il Giulio Cesare. L’arte è salvezza e libertà, specchio di vicende reali e personalità simili, racconto di storie umane che solo nella finzione scenica hanno possibilità di riscattarsi.

Tutto questo è stato colto dai fratelli Taviani e magistralmente amalgamato con il loro modo di far cinema poetico e realista. Con Cesare deve morire si sono già guadagnati l’Orso d’oro alla 62° edizione del festival di Berlino e da pochi giorni circolano già le notizie della candidatura all’Oscar come miglior film straniero.

Entrambi giornalisti da giovani, entrambi attenti ai problemi della società, hanno sempre saputo mescolare classico e moderno in una continua rilettura delle vicende storiche, politiche e sociali dei nostri tempi. Hanno esordito insieme con il documentario L’Italia non è un paese povero nel 1960, toccando poi tematiche delicate alla luce degli eventi del ’68 con I sovversivi (1967) e continuando nel tempo a riadattare i classici della letteratura italiana e straniera come Pirandello, Goethe e Tolstoj con San Michele aveva un gallo (1972), Kaos (1984), Le affinità elettive (1996). Ultimo adattamento letterario di successo è La masseria delle allodole del 2007.

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