Pillole di calcio. Napoli-Lazio 3-0.

Forte. La parola giusta è questa: il Napoli è una squadra forte. Batte la Lazio terza in classifica con un rotondo 3-0 mostrandosi superiore in tutte le fasi di gioco e in tutti i reparti. E va a prendere la Juve fermata al Franchi da una tecnicissima e sfortunata Fiorentina. Il 20 ottobre allo Juventus Stadium le due squadre potrebbero scendere in campo appaiate in testa.

Mazzarri però non lo deve sapere, lui che in panchina sembra il vigile di piazza Venezia appena sente la parola “obiettivi” si sgonfia e diventa misurato nelle dichiarazioni. Frase tipica di Mazzarri dopo una vittoria: “Noi non siamo l’anti-Juve. Guardiamo partita dopo partita”. Il tecnico ha plagiato la bocca ma non la mente dei tifosi che guardano sì alla prossima partita ma in ottica diversa “Adesso vinciamo a Genova e non facciamo scappare la Juve”.

Al San Paolo ci si aspettava il classico assetto tattico anti-Napoli: centrocampo folto, fasce bloccate e unica punta centrale. Ma Petkovic alza Hernanes e Mauri puntando sugli inserimenti senza palla a supporto di Klose. La mossa tattica pare buona, ma vanificata dall’abulia dei due laziali. Meno buona la scelta di un baricentro molto alto: la Lazio pressa molto alta ma non in modo uniforme. Accade che quando centrocampo e attacco vanno in pressione si crea un buco che lascia sguarnita la difesa. Una difesa per altro alla Zeman per quanto gioca alta. E se partiamo dal presupposto che tutti sanno che Mazzarri vive di contropiede i dubbi sulla gestione di Petkovic aumentano.

Che sia poi una giornata no di Hernanes, Mauri, Ciani e qualche altro, o che sia merito del Napoli nessuno ce lo chiarirà mai, ma, fatto sta, che, alla fine, sulla testa di Klose arrivano due sole palle pericolose in tutta la partita. E la prima il tedesco la butta anche dentro con la mano. Salvo poi confessare conscio della mannaia della prova tv. O sconcertato dai modi sgangherati di De Sanctis che s’invasa, strabuzza gli occhi, rincorre lui e altri laziali come la maestra all’asilo con i bimbi che hanno buttato la cartaccia a terra. E si ferma soddisfatto solo quando estorce la confessione del campione. Si sbraccia più in questo bailamme che per tutta la partita: unico intervento al minuto 62 quando si allunga e devia a mano aperta un colpo di testa del tedesco.

Nicola Cecere sulla Gazzetta esalta Cavani: “Se il Matador ce l’avesse la Juve l’Italia non avrebbe il campionato. Ma Cavani è rimasto a Napoli e così il duello con i bianconeri si rinnova”. Vabbè che il primo gol è un’autorete, va bene che sul secondo Marchetti non è un granchè, va bene anche che il terzo è in fuorigioco, ma chi è che riesce a sfruttare i buchi difensivi della Lazio? Sempre il Matador. Nel primo gol sono Cavani e Hamsik che s’infilano nello spazio tra centrocampo e difesa della Lazio e basta la scolastica sovrapposizione di Zuniga a dare a Cavani lo spazio necessario al tiro. Nel secondo Cavani si trova da solo davanti a Marchetti dopo un lancio lungo di Cannavaro non letto dagli avversari e nel terzo la dinamica si ripete su invito di Campanaro furbo a battere veloce una punizione da metà campo.

Dopo cinque giornate il Napoli è primo con 13 punti appaiato alla Juve (e anche con la stessa differenza reti). Domenica scenderà in campo a Genova conto la Samp già sapendo il risultato di Juve-Roma.

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