Il governatore torna a chiedere la distribuzione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e mette in guardia rispetto a quanto sta succedendo in Emilia Romagna: “Se dovesse succedere al Sud non avremmo neanche le risorse per rifare una strada o costruire un ponte”
“Il ministro Fitto è una persona gradevole, si presenta con un’immagine da seminarista, da prete spretato. Ma parla, parla, e se ti domandi cosa ha detto fai fatica a trovare una risposta. Ieri abbiamo avuto un incontro tra le Regioni e il ministro Fitto e anche ieri non ha detto niente. Sono mesi che ascolto gli interventi del ministro seminarista: il nulla”. A dirlo il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, durante la consueta diretta del venerdì sui social, riferendosi alla conferenza Stato-Regioni di ieri con il ministro per gli Affari europei, Sud, Pnrr e politiche di coesione.
“Ieri – ha spiegato De Luca – ci siamo presentati all’incontro con l’obiettivo di porre al ministro due domande: quando riunisci il Cipes che deve formalizzare la distribuzione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e a quanto ammontano queste risorse. Ma come sempre capita il ministro Fitto ha parlato. Ha parlato e non ha detto niente. Per l’ennesima volta ha fatto un pistolotto che non finiva mai, chiacchiere al vento ma di concreto nulla. Se dovesse succedere nel Sud Italia quello che sta succedendo in Emilia Romagna – avverte il governatore in riferimento all’alluvione in Emilia Romagna – noi non avremmo le risorse neanche per fare una gara di somma urgenza per rifare una strada o per costruire un ponte”.
Non è la prima volta che De Luca se la prende con Fitto per la mancata distribuzione dei fondi FSC e per la gestione del Pnrr. Si tratta di una battaglia che il governatore porta avanti da settimane. “Da 9 mesi stanno bloccando 21 miliardi di euro che sono pronti, destinati per l’80% al Sud. La Regione Campania dovrebbe avere 5 miliardi e 600 milioni di euro. Sono bloccati. Nell’indifferenza generale stanno compiendo un atto di delinquenza politica”, disse a inizio mese in relazione al Fondo Sviluppo e Coesione.
Altra battaglia portata avanti da tempo è quella contro l’autonomia differenziata di cui De Luca ha parlato nella diretta odierna. “Sull’autonomia differenziata è tornata la polemica dopo la relazione dell’ufficio tecnico del Senato che ha criticato il decreto del Governo prima delle elezioni regionali in Lombardia. Non ho letto le carte ma so che sono i rilievi che faccio io da un anno”, ha affermato De Luca prima di elencare i suoi rilievi. “Manca un fondo nazionale per la perequazione – ha detto –. Se dobbiamo avere una definizione dei Lep, cioè dei Livelli essenziali delle prestazioni per garantire a tutti i territori lo stesso livello di prestazioni statali ci sono Regioni in ritardo e servono risorse per recuperare. Poi c’è il tema fiscale in alcune regioni del Nord che pensano di trattenersi la gran parte del gettito fiscale presente nei loro territori. Se li trattengono accentuiamo le difficoltà e il divario del Sud, che ha meno entrate fiscali. La terza criticità sono i contratti integrativi regionali su sanità e scuola. Siccome c’è poco personale sanitario nelle Regioni del Nord possono fare contratti regionali integrativi dando 2.500 euro in più al mese a chi va a lavorare da loro, questo sarebbe il disastro per il Sud. Queste le ragioni semplici per cui stiamo combattendo. L’autonomia delle Regioni è essenziale ma va fatta in maniera responsabile per garantire la perequazione, per non spaccare l’Italia. Oggi invece siamo di fronte a un tentativo di centralizzazione burocratica che è un disastro peggiore. Il Pnrr è prova che quando si gestisce tutto a livello centrale si va al disastro”.
“Dobbiamo essere uniti contro la palude burocratica ministeriale e avere un livello efficace di decentramento e autonomia regionale, poi vinta questa battaglia faremo una battaglia regionale per decisioni rapide, meno burocratismo ma senza mettere in discussione l’Unità d’Italia e il diritto dello stesso livello di prestazioni e servizi dal Piemonte alla Sicilia. Combattiamo per l’inconcludenza del Governo e – ha concluso De Luca – per avere le risorse di cui hanno diritto nostri cittadini visto che nel Centro-Nord ci sono 17000 euro l’anno di spesa pubblica per ogni cittadino e in Campania ce ne sono solo 12000”.