Tassare il lavoro e la produzione è contro il benessere sociale. Il punto di vista dell’economista Conte.

SAMSUNG DIGITAL CAMERALa proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma del sistema tributario del professor Ignazio Conte.

L’articolo 53 della Costituzione italiana recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Ma chi ci governa si è sempre mosso secondo questa linea guida?

La Commissione UE, in un rapporto 2012 su occupazione e sviluppi sociali, afferma che la contestata e odiata tassa IMU sulla prima casa, incostituzionale anche secondo l’ex Ministro Economia e Finanze Giulio Tremonti, “Potrebbe essere resa più progressiva”. Tanto basta per mettere in discussione l’intero sistema tributario italiano: pagano sempre gli stessi. Se è vero infatti che Bruxelles chiede più tasse per il raggiungimento dei target economici concordati con l’Italia, è altrettanto vero che la nostra Costituzione ordina criteri di progressività per l’applicazione delle stesse.

A Venezia vive e lavora il Professore Ignazio Conte, economista che si batte per la giustizia e l’equità retributiva. E’ sposato, ha due figli, si è Laureato nel 1969 in Economia e Commercio ed è stato iniziato al diritto tributario da suo padre, Intendente di Finanza. Ha sempre dimostrato un interesse da ricercatore nel campo dell’Economia della partecipazione. Ha individuato nella tassazione del lavoro il peggiore errore politico dell’intera classe dirigente italiana, a partire dalla promulgazione della nostra Costituzione.

Le sue teorie sono state considerate dai suoi interlocutori una follia, utopia, stravaganza, ma ora in tanti si stanno ricredendo. Attualmente il professore Conte è direttore scientifico de “il53” (www.il53.it) periodico di politica e informazione tributaria e responsabile dell’area fiscale dell’importante e prestigiosa associazione per la tutela dei consumatori CODACONS Veneto, nel cui ambito dirige l’Osservatorio Tributario e l’Osservatorio Psicologico. Queste le sue pubblicazioni: Essere più ricchi (1987); Danaro in crisi (1987); Manette al Fisco (1987); Un errore durato 40 anni (1990); La favola del Conte Tribuentes (1992) e infine “Lavorare senza le tasse”, che rappresenta anche il suo manifesto, non agenda fortunatamente, di politica economica.

Costituzione e tassazione lavoro. Professore Conte perché è nato il comitato “Il 53”?

“Per la raccolta delle firme necessarie per presentare una proposta di legge che sancisca l’eliminazione del cuneo fiscale introducendo un terzo comma all’art. 53 della Costituzione: “Non costituisce ragione di capacità contributiva il reddito prodotto dal lavoro in tutte le sue forme e applicazioni: organizzative, intellettuali, esecutive, tecniche e manuali.”

La proposta del Comitato prevede il trasferimento di tutta la tassazione dalla produzione, ai consumi. Sembra semplice, ma?

“Non è questione di semplicità ma di giustizia. Il concetto assoluto di giustizia è condivisibile da tutti ma quanto alla semplicità della sua attuazione ci vuole impegno e costanza. Così è per la riforma del fisco, una volta stabilito che secondo i canoni dell’economia tassare il lavoro è un errore scientifico, e non ideologico, occorre orientare in tale direzioni gli sforzi per le opportune correzioni del sistema. Spero che questa fatica non tocchi tutta al nostro comitato e che la si possa condividere con tanti contribuenti, magari anche con NapoliTime e i suoi lettori.”

Quindi niente tasse sulla produzione e sul lavoro dipendente. A quanto ammonterebbe il valore di tale gettito tributario trasferito sui consumi?

“Esso si può misurare complessivamente in 280 miliardi: ( IRE+ IRES+IRAP) 133 miliardi; (contributi previdenziali) 147 miliardi. Cioè pari al 46,28% dell’intero gettito. Di fatto non si tratta di stabilire nuove tasse ma di far funzionare meglio quelle che restano, in particolare quelle sui consumi. Con il nuovo sistema si potrebbero recuperare entrate nuove per circa 326 miliardi, a fronte dei tributi soppressi di 280 miliardi, con una differenza positiva di 46 miliardi. Ci potrebbe stare dentro abbondantemente anche la famigerata IMU. Ripeto, non si tratta di aumentare la pressione fiscale ma di recuperare evasioni, eliminare sprechi e creare nuova ricchezza da aggiungere a quella già esistente da sottoporre a tassazione.”

Come si arriva, in dettaglio, al recupero di 326 miliardi di gettito?

“Vanno considerati: circa 130 miliardi di evasione; 70 di sprechi da corruzione; circa 70 dall’aumento di gettito derivante dall’aumento del PIL per effetto della riduzione della disoccupazione, e infine 56 per il recupero a tassazione dell’aumento dei consumi derivante dalla redistribuzione dei 280 miliardi di cuneo fiscale, che entrerebbero nelle tasche degli italiani per essere spesi o per essere investiti, ossia il 21% di 280 miliardi. Ci sarebbero anche gli effetti dei maggiori investimenti esteri in Italia, con relativo aumento del PIL. Nuovi investimenti per lo più orientabili nel settore turistico e alberghiero, con ulteriori entrate tributarie sui consumi dei turisti. La catena delle virtù non è per nulla esaurita e potrebbe continuare per tanto, tanto ancora.”

Però attualmente il prelievo fiscale è certo, imposto a date fisse. Trasferendolo sui consumi lo Stato non perderebbe la possibilità di programmare le spese?

“Si tratta di sostituire alle date fisse dei prelievi sul lavoro il riferimento alla ritmicità dei consumi, che peraltro si fanno ogni giorno. Da questo punto di visto lo Stato ci guadagnerebbe in valuta, o meglio in termini di maggiore immediatezza di liquidità.”

Quanti e quali i punti fondamentali per attuare la sua riforma tributaria?

“Risultano fondamentali la semplificazione, minore burocrazia, la trasparenza, la certezza del diritto e la perequazione giustizia ed equità del nuovo sistema. Tutto porterebbe un significativo balzo in avanti in termini di cultura della legalità. Ma fatta questa premessa, il lungo elenco dei benefici potrebbe essere così riassunto: più risorse umane imprenditoriali e professionali; più investimenti materiali e immateriali; più semplificazione della vita; più trasparenza del sistema; più efficacia dei controlli; più emersione del nero; più quoziente familiare; più tempestività ed efficacia in politica economica; più occupazione; più consapevolezza del cittadino; più efficacia nella lotta all’evasione; meno costo del lavoro; meno precarietà; meno controversie; meno rischio sui nuovi investimenti; meno conflittualità sociale e in ultimo, ma di fatti un più, la libera realizzazione della persona. Segnalo anche la possibilità di sfruttare il progresso tecnologico al servizio del sistema fiscale, basato sulla tassazione dei consumi; e la tracciabilità di ogni transazione, anche bancomat. Tutto permetterebbe di ottenere due risultati: Primo, lotta vincente nei confronti dell’evasione fiscale, per effetto della semplificazione e trasparenza insita nel nuovo sistema che indurrebbe tutti ad una maggiore correttezza sia per evitare punizioni certe ed efficaci, sia per ottenere i benefici pensionistici e previdenziali nonché eventuali forme premiali, come già sperimentato con successo in altri Paesi abbinando scontrini fiscali a lotterie e procedendo a rimborsi parziali d’imposta. E secondo, confezionare su ogni singolo contribuente la sua specifica capacità contributiva, momento per momento, e per tutta la durata della vita. Si potrebbero così tenere presenti per ogni individuo tutti gli elementi caratteristici quali l’età, eventuali handicap, lo stato di salute, lo stato di occupazione, lo stato civile, il percorso scolastico e tanti altri fattori. In particolare potrebbe essere applicata un’imposta complementare progressiva rivelando così un’inaspettata ma reale duttilità dell’imposta sui consumi ai fini dell’applicazione del principio di progressività.”

Il ruolo della lotta all’evasione e agli sprechi nella finanza pubblica?

“Non si può pensare che l’equilibrio della spesa pubblica possa dipendere soltanto da una riforma tecnica del sistema tributario. La riforma dell’impianto fiscale da sola non basta perché l’entità della spesa della politica, tra cui gli sprechi di denaro pubblico per corruzioni e concussioni, a cui si aggiungono i devastanti effetti dell’evasione, provocano una emorragia finanziaria e morale che mina il bilancio e la moralità dello Stato e dei cittadini. E’ necessario dare priorità assoluta a questo problema individuando interventi mirati che nel garantire il funzionamento dell’impalcatura fiscale sappiano anche gettare un fascio di luce sulle malefatte di personaggi politici e imprenditori non degni di questo nome.”

Un sistema fiscale contemporaneamente capace di individuare evasori, corrotti e corruttori?

“Oltre alla luce che rende più visibili i comportamenti scorretti, un ruolo importante lo può esercitare un sistema fiscale capace di tracciare le fonti di reddito e le destinazioni della ricchezza quali consumo e risparmio. Molte sono le considerazioni che vengono all’attenzione. L’azzeramento della tassazione del lavoro permette di poter ricostruire con assoluta tranquillità, evidenziando le situazioni al di fuori della norma. Infatti tolta ogni tentazione o convenienza a nascondere i redditi per sottrarli a tassazione, resterebbero immediatamente visibili i flussi di denaro senza che attività illecite si possano confondere con quelle lecite, ma sommerse per paura del fisco. La tassazione sui consumi, attraverso la tracciabilità di tutte le transazioni, reddituali, consumistiche e finanziarie, almeno quelle di una certa rilevanza, consente di fare con immediatezza il confronto tra i redditi prodotti e i consumi, o investimenti, effettuati in modo molto più efficace del redditometro.”

Una riforma tributaria che punti all’equità e alla giustizia? Sarà molto difficile convincere i ricchi Onorevoli a votare una modifica costituzionale contro i loro stessi interessi.

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