Il 19 gennaio scorso è stato restituito alla città di Pozzuoli un primo frammento di quel Rione Terra evacuato nel lontano 1970 e tenuto chiuso in tutti questi anni. Il nome dato alla piazza antistante, un tempo chiamata Portanova, è “Rione Terra – 2 marzo 1970” ed è stato scelto dagli stessi cittadini che così hanno voluto ricordare quel tragico giorno della propria storia. Il 2 marzo 1970, infatti, il Rione Terra, centro pulsante della città, veniva sgomberato in seguito alle pesanti scosse provocate dal bradisismo. Gli abitanti, che abbandonarono le loro case, si illusero si trattasse di un provvedimento passeggero.
Mai avrebbero pensato di non potervi più far ritorno e che il Rione Terra restasse tristemente chiuso dietro grate e recinzioni per così a lungo. Questa è una ferita che ha lacerato la popolazione di quella che fu l’antica Dicearchia (dal greco “governo dei giusti”, ndr) per più di trent’anni e che ora, forse, sta per essere rimarginata. Notevole la partecipazione alla serata dell’inaugurazione, nonostante la pioggia, tanta la commozione anche nelle parole del sindaco Vincenzo Figliolia e del vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella. Per il mese di maggio è prevista la riapertura di altri edifici che ospiteranno anche uffici comunali di cui alcuni aperti al pubblico, un ulteriore passo in avanti verso quella che si spera sarà l’apertura dell’intero percorso fino al duomo.
All’inaugurazione erano presenti anche gli assessori regionali all’urbanistica, Marcello Taglialatela, e al lavoro, Severino Nappi. Ciò testimonia l’attenzione da parte della Regione sulla questione della riapertura del Rione Terra, patrimonio dell’umanità dal valore inestimabile che può rilanciare il turismo in tutta la regione. In un momento di profonda crisi è estremamente importante poter recuperare quelle che sono le proprie origini e la propria storia, brutalmente dimenticata. E se questo può portare ad uno sviluppo culturale che si tramuti in opportunità lavorativa, ben venga.