Mr Paradais, il valorista. Ruolo: bassista, polistrumentista. Baffo da maschio latino, ma follemente innamorato di sua figlia e della sua compagna. Maestro Zannella, il taciturno. Su un palco da quando aveva 3 anni. Parla solo in “buatterese”, suono emesso dalla “buatteria”, batteria fatta di bidoni e grattugie. Il Rosso, l’adrenalinico. Ruolo: percussionista, tastierista. Iperattivo, inventore dello “zinghi zinghi”, strumento con cui fa il solletico a chiunque si addormenti durante i tour. Capone, lo sciamano. Ruolo: cantante, compositore e polistrumentista. Uomo animale forgiato da principi di uguaglianza, antirazzismo e condivisione post sessantottini, naturalmente predisposto all’anarchia. Questi sono i quattro dell’Ave Maria, anzi della Capone & Bungt Bangt. Banda, anzi, branco musicale distaccato dal mondo comune e dalle sue regole.
Il capobranco è Maurizio Capone. Con la sua Band diffonde suoni a 8 bit della realtà quotidiana. Attraverso i suoi strumenti riesce a esprimere musica a contatto con la natura. Insieme suonano strumenti non convenzionali, come il Tubolophon, creato con pezzi di grondaia tagliati per formare le diverse note, che sostituisce il basso; la Mazzimba, una marimba fatta con pezzi di battiscopa, in sostituzione delle tastiere; la Scopa Elettrica, una comune scopa con un elastico da sarta come corda, al posto della chitarra; la Buatteria, formata da recipienti di vari materiali, come batteria. E tanti, tanti altri ancora. Il sound che esprimono è unico, un riciclo creativo di origine industriale, minimalista, ma denso e vitale come la natura.
Tutto ha origine grazie alla nonna di Maurizio Capone: costruiva bambole a costo zero, con materiali e oggetti normalmente destinati alla pattumiera. Ci siamo chiesti per quale motivo la nonna costruisse bambole per il futuro frontman della Capone & BungtBangt. E così abbiamo girato questa e altre domande direttamente a lui.
Abbiamo scoperto che il genio per il riciclo creativo le è stato tramandato dalle bambole che costruiva la nonna. Capone Maurizio, lei giocava con le bambole da piccolo?
“Certo. Già da bambino me la spassavo con le bambole. Però quelle di mia nonna non le toccavo, erano delle piccole opere d’arte che conservo ancora”.
Lei afferma che la sfida più grande è realizzare strumenti musicali unici, sfruttando tutto ciò che la quotidianità mette a disposizione. Riesce a tenere casa in ordine?
“Assolutamente no, la mia casa assolve anche al compito di contenitore creativo, quindi è sempre utilizzata come fonte di materiali musicali. In particolare nel mio studio, dove compongo musica, c’è un agglomerato informe di oggetti riciclati che si fondono con la strumentazione tecnologica tipica di un home studio. Credo che ad un occhio esterno risulti difficile riconoscere cosa sia lì per essere suonato e cosa sia parte della strumentazione tecnica. D’altronde intorno a me tutto può improvvisamente diventare strumento musicale”.
In giro per concerti, le è mai capitato di veder cestinare qualche strumento musicale da quelli delle pulizie?
“Sul cestinamento diretto degli strumenti no, perchè siamo molto attenti a che non vengano danneggiati, proprio perché possono essere scambiati per spazzatura. Però ci sono diversi aneddoti divertenti: moltissime volte troviamo nei bidoni da rifiuti che noi utilizziamo come tamburi, spazzatura gettata da ignare persone che giustamente li usano per quello che sono. Altre volte mi capita che arrivando nel luogo del concerto con la mia scopa elettrica ed i secchi che uso come percussioni, mi scambino per l’addetto alle pulizie, salvo poi riconoscermi e scusarsi. Ma mica è un’offesa essere l’addetto alle pulizie. Una volta, dopo un concerto in un grosso locale, venne da noi lo chef esaltatissimo che si presentò con pentole e coperchi improvvisando un concerto solo per noi. Un altro episodio significativo è stato quando ad un concerto dimenticai a casa la scopa elettrica, così senza perdermi d’animo mi diressi verso la signora delle pulizie e le chiesi di prestarmi la sua, in pochi minuti mi costruii la scopa elettrica che ancora oggi suono e che, pur avendone tante altre, rimane la mia preferita”.
Una pagina del sito www.caponebungtbangt.com offre la possibilità di costruirsi in casa uno strumento musicale riciclando materiali e oggetti di uso comune, una sorta di Art Attack della musica. Lei porta questa cultura anche in giro per le scuole. Quando ha cominciato?
“E’ quello che faccio da dieci anni ormai, sono andato perfino a Cuba ad insegnare. La parte educativa è un punto importante del mio progetto e si sviluppa su vari piani, da quello per i bambini fino alle università ed i conservatori. Ho cominciato nel 2000 con una scuola elementare nella 219 (Il riferimento è agli agglomerati urbani sorti con la Legge 219 post terremoto 1980, ndr) di Pomigliano D’Arco dove ho formato un laboratorio permanente che è tutt’ora attivo e nel quale sono transitati diverse centinaia di ragazzini. Sono esperto P.O.N. (Programma Operativo Nazionale a sostegno della formazione scolastica: dalla riduzione del fenomeno della dispersione scolastica allo sviluppo di una cultura ambientale, ndr) e vengo coinvolto ogni anno da tante scuole di Napoli e provincia che vogliono fare i miei laboratori di musica ecologica. Purtroppo ne devo rifiutare tante per non sottrarre troppo tempo alla mia attività di concerti, dischi e altro. Quest’anno ad esempio, oltre a quello nella 219 di Pomigliano, ne ho due con la scuola elementare e media Novaro – Cavour in zona Capodimonte ed uno che dovrebbe partire a breve con il liceo artistico di via Duomo”.
E’ più difficile avvicinare i giovani alla cultura musicale o al rispetto per l’ambiente?
“La spazzatura aleggia in entrambe le tematiche, quindi sia l’una sia l’altra hanno bisogno di grande sostegno per dare alle nuove generazioni gli strumenti per scegliere la qualità, qualunque essa sia. La musica è alimento dell’anima ed elemento imprescindibile dall’essere umano, quindi per certi versi è un linguaggio molto diretto e colpisce tutti. Non è difficile guidare all’ascolto anche chi parte da poca conoscenza, per esempio il ritmo può essere chiave fondamentale perchè è un linguaggio trasversale che tutti comprendono e che può aiutare ad avvicinare mondi anche molto distanti tra loro. Per l’ambiente il discorso è più complesso, perchè viene percepito come etica e non come emozione. Mi spiego meglio: nel mio caso molti mi definiscono ecologista, ma io chiarisco sempre che più che ecologista mi sento un animale. Questo è uno spostamento significativo del rapporto che dobbiamo avere con la natura. Non quello di esseri razionali che freddamente decidono se rispettare o meno l’ambiente, ma quello di esseri che fanno parte dell’ambiente, cioè animali, che amano il posto dove vivono e lo proteggono sapendo che così facendo proteggono se stessi. Quindi spostare dalla razionalità al sentimento, e questo funziona perché l’emozione che ci suscita la natura appartiene a tutti, come la musica”.
L’ambiente nei testi, negli strumenti, musicalmente siete stati pionieri. Napoli invece oggi, continuiamo a spedire i rifiuti all’estero, cosa fare?
“La questione rifiuti è un argomento molto serio e di difficilissima soluzione. La responsabilità delle istituzioni e delle aziende è grande, ma anche la responsabilità del singolo è altrettanto grave. Tutti vogliono le strade pulite però pochi capiscono che producendo quotidianamente tanta spazzatura è inevitabile che prima o poi ci si affoghi dentro. Poi ci sono i grandi affari che ruotano intorno ai rifiuti che sono diventati un business estremamente redditizio. Se gli industriali del nord e del sud continueranno a smaltire a basso costo, con l’aiuto della malavita organizzata, le istituzioni fingeranno di non vedere, o addirittura saranno colluse, e i cittadini non proveranno seriamente a diminuire la produzione di rifiuti, il problema non sarà mai risolto. E noi avremo sempre strumenti in abbondanza da utilizzare”.
Vi lasciamo all’ascolto di Around the world, cover internazionale rivisitata da Capone & BungtBangt in stile Junk Music, remix dello storico successo dei Daft Punk. Interamente suonata con strumenti non convenzionali:
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