29 maggio – Si celebra oggi la Giornata Internazionale del Peacekeeper delle Nazioni Unite proclamata dall’ONU con la Risoluzione 57/129 (A/RES/57/129) dell’11 Dicembre 2002.
Istituita per rendere omaggio a tutti gli uomini e le donne che hanno prestato il loro servizio e continuano ad essere impiegati nelle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite con il loro alto profilo, dedizione e coraggio, la giornata intende anche onorare la memoria di coloro che hanno perso la vita per la causa della pace.
Il peacekeeping (letteralmente mantenimento della pace, n.d.r.) delle Nazioni Unite è uno strumento unico e dinamico creato dall’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) con lo scopo di assistere i Paesi colpiti dai conflitti per creare le condizioni per una pace duratura. La prima missione di peacekeeping delle Nazioni Unite fu stabilita nel 1948, quando il Consiglio di Sicurezza autorizzò lo spiegamento di osservatori militari dell’ONU in Medio Oriente per monitorare l’accordo di armistizio tra Israele e i suoi vicini arabi. Da allora si sono svolte circa 63 missioni di peacekeeping.
In Europa, la competenza dell’Unione Europea alla costituzione e alla gestione di missioni di peacekeeping è stata prevista per la prima volta dal Trattato di Amsterdam del 1997.
Tra gli episodi più importanti ricordiamo quanto accaduto in Bosnia quando per un anno – dal 20 dicembre 1995 al 20 dicembre 1996 – fu inviato un contingente IFOR (Implementation Force), una forza multinazionale della NATO sotto il nome in codice Operazione Joint Endeavor per implementare l’accordo di pace in Bosnia ed Erzegovina. Questa operazione è stata la più grande missione militare nella storia della NATO con circa 60.000 soldati provenienti da diverse nazioni dell’Alleanza Atlantica. Oggi in Bosnia è attiva la missione di peacekeeping a patrocinio europeo organizzata da EUFOR (European Union Force).
Attualmente sono 116 gli Stati Membri che contribuiscono con personale militare e di polizia alle operazioni per la sicurezza internazionale, con un numero di circa 120 mila caschi blu in servizio in diciassette missioni in alcuni dei luoghi più instabili e pericolosi al mondo, persone impegnate a dare stabilità nei Paesi devastati dalla guerra. Il numero dei caduti è circa 3100 tra uomini e donne, solo nel 2011 sono stati 112.
Il ruolo dei pacificatori si è modificato con il passare degli anni secondo la tipologia di intervento. Prima di giungere al mantenimento della pace le operazioni passano dalla sua costruzione, differenziando le azioni come peacebuilding ossia dei costruttori di pace o dei peaceforcement cioè la missione di imposizione della pace quando le nazioni in guerra non hanno raggiunto un accordo consensuale per la cessazione delle ostilità. L’imposizione della pace si svolge attraverso delle procedure militari sulla base di quanto previsto dal capitolo VII dello statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite mirato anche ad assicurare la protezione di diritti umani fondamentali.
Sono state istituite altre forze di pacificatori al di fuori delle Nazioni Unite, come la Multinational Force and Observers sorta nel 1981 da un accordo tra Israele ed Egitto che esercita una supervisione sulla penisola del Sinai. Anche l’India con la Indian Peace Keeping Force nata nel 1987 che giunge nello Skri Lanka per mantenere la pace.
La Giornata Internazionale del Peacekeeper è dedicata a quelle persone che credono in una collaborazione per mantenere la pace anche attraverso le professionalità di ognuno come amministrativi, legali, sminatori, operatori umanitari ed esperti in comunicazione e informazione pubblica, offrendo anche con la propria vita affinché la pace e la libertà di un popolo venga rispettata.