“Il Grande progetto Pompei. Un’opportunità da tradurre in risultati concreti”. Inizia così l’illustrazione delle linee programmatiche composta da ventisei punti, elencata il 23 maggio scorso da Massimo Bray, Ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, alle Commissioni congiunte VII^ Camera e 7^ Senato della Repubblica.
In seguito ai ripetuti episodi di cedimenti strutturali delle Domus di Pompei, “Una prima risposta all’emergenza è stata data con l’emanazione del decreto legge n. 34 del 2011, che ha previsto l’adozione di un programma straordinario di interventi, alla cui realizzazione è stato anche destinato un importante finanziamento dell’Unione europea. A distanza di due anni dal decreto legge, la piena e completa attuazione di quel Progetto rappresenta quindi una priorità assoluta per il nostro Paese e, verrebbe da dire, per la comunità mondiale. In favore di questo obiettivo occorre pertanto promuovere l’impegno condiviso di tutti gli attori istituzionali coinvolti”.
Il neo ministro parla anche di archeologia invocando l’attuazione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico. L’Italia, a cui la storia ha consegnato ricchezze inestimabili è in ritardo di vent’anni, ed è tra gli ultimi Paesi rimasti, a non aver reso operativa la Convenzione europea aperta alla firma il 16 gennaio 1992 alla Valetta (Malta).
Il piano di Massimo Bray parla di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale ed il rafforzamento e il miglioramento del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sotto la lente finirà anche il sistema fiscale che deve godere di una corsia preferenziale. Il programma del dicastero coinvolge i privati ed intende “Favorire un parternariato pubblico-privato, anche istituzionalizzato in fondazioni, più dinamico e vitale”.
Nelle linee indicate dal ministro si parla approfonditamente di proventi derivanti dai beni culturali (biglietti di ingresso dei musei, concessione dei servizi al pubblico libreria, caffetteria, audioguide) che ad oggi non sono a servizio dei beni culturali stessi, ma divengono voce del bilancio statale ed ovviamente non tornano alla fonte nella stessa misura. “È intollerabile”, sottolinea Bray, “Che vengano sottratti al Ministero i proventi derivanti direttamente dagli introiti dei musei e degli altri luoghi della cultura”. Naturalmente questi luoghi culturali devono funzionare meglio di quanto stiano facendo adesso che “Sono del tutto carenti di servizi in favore del pubblico. Si tratta di un fenomeno molto grave, perché la mancata fruizione dei beni rappresenta un impoverimento per la collettività”.
E da qui, Massimo Bray, guarda al web come grande strumento di comunicazione con un’azione a tutto campo attraverso i Social networks. La cultura non deve essere interesse di pochi, deve essere virale. Attrarre i giovani. Contenuti ed informazioni viaggiano sempre più velocemente “Determinando una crescita culturale, sociale ed economica e, soprattutto, di democrazia, e non possono non spingere verso l’aggiornamento anche dell’attuale disciplina in materia di riproduzione di beni culturali”. La normativa necessita di stare al passo con i tempi e di garantire con chiarezza cosa e come può generare introito, ad esempio dalle pubblicazioni di foto o informazioni in rete.
Le linee programmatiche abbracciano i beni a tutto campo: si parla infatti delle aree sismiche, di conservazione dei centri storici, passando anche per l’arte contemporanea. Tutela del paesaggio e salvaguardia di questo attraverso il contenimento del consumo del suolo. La valorizzazione del patrimonio culturale quale fattore dello sviluppo territoriale. Ma anche conservazione delle biblioteche e di tutto quello che è spettacolo, anche dal vivo, studio dell’attuale normativa sui diritti d’autore, completamento della riforma per le fondazioni lirico-sinfoniche. Ampio spazio è stato dedicato ai beni custoditi all’estero ed alla riforma per i reati verso il patrimonio culturale.
Il disegno affronta esaurientemente tutte le facce della cultura. Rinnovamento, modernizzazione, realizzazione di utili finalizzati all’ossigenazione delle risorse stesse sono interventi urgenti e necessari. Tra le azioni di prioritaria importanza messe in evidenza dal Ministero c’è l’immediata realizzazione del “Programma Operativo Interregionale ‘Grandi attrattori naturali, culturali e del turismo’, previsto nell’ambito dell’ASSE I per la ‘Valorizzazione e integrazione del patrimonio culturale’ nelle regioni dell’obiettivo Convergenza (ossia Campania, Calabria, Puglia e Sicilia)”.
In carica da poche settimane, Bray ha sviscerato i problemi dello Stato italiano in materia cultura ponendo, nel contempo, idee e soluzioni che sembrano chiare ed efficaci: sarà un grande lavoro, ci auguriamo che le attese siano finite e sia giunto il tempo per realizzarlo.
Scarica qui la versione integrale dell’intervento del ministro.
FOTO: gazzettinovesuviano.it
Il decreto legge n. 34 del 2011 non mi pare sia stato all’attenzione almeno fino ad oggi e spero che il ministro oltre a relazionare nelle commissioni di camera e Senato come ha fatto,mi auguro che faccia anche iniziare presto i lavori ormai non più rinviabili. L’articolo ben mette in evidenza quel “programma straordinario di interventi, alla cui realizzazione è stato anche destinato un importante finanziamento dell’Unione europea”. Si tratta di una cifra che se non mi sbaglio arriva a 105 milioni di euro e che penso dovrà essere incrementata.
Ricordo che sono state all’attenzione dei media anche decisioni innovative sull’area vesuviana come il copinvolgimento dei privati almeno nei servizi come hotel e ristoranti ed anche per quei percorsi di approfondimento che per quest’area acheologica anche per il
rilancio dei flussi turistici sono importanti e proprio per un rilancio economico dell’area napoletana e campana.
Pensando che Pompei possa essere un attrattore non solo oltre frontiera Ue ma a livello mondiale cosa si prevede di fare per attirare anche studiosi al di là di far decollare nuove tipologie di turismo che sono importanti certo ma non danno quel valore aggiunto che possono dare nuove tensioni di ricerca, storica e archeologica.