Un ennesimo episodio di violenza sulle donne, consumatosi questa volta a Corigliano Calabro, ha visto coinvolta una ragazzina di soli 15 anni, Fabiana Luzzi, barbaramente uccisa dal fidanzato geloso il quale, dopo l’aggressione, non contento, ha dato fuoco alla ragazza.
Proprio il 28 maggio, giorno dei funerali di Fabiana, l’Aula della Camera ha dato il via alla ratifica della Convenzione di Istanbul, siglata l’11 maggio 2011, per la “prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”. Gli 81 articoli sono stati approvati all’unanimità, 545 voti a favore su 545. Il Presidente della Camera Laura Boldrini, ospite alla trasmissione Uno Mattina andata in onda su Rai 1, ha dichiarato che la proclamazione del risultato, accompagnata da un lungo e sentito applauso, le è sembrato il modo più adatto per prendere parte al dolore della famiglia Luzzi ed essere vicini a tutti le famiglie e le donne che hanno vissuto e vivono questa triste realtà. Oramai notizie di questo tipo sono all’ordine del giorno, sintomo di quella che è divenuta una terribile piaga sociale.
Il voto è stato un grande esercizio di democrazia, spetta ora al Senato il compito di approvare il disegno di legge. La Convenzione è uno strumento giuridicamente vincolante contro ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne, dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali, eliminando ogni forma di discriminazione e promuovendo “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne“.
Eppure anche una volta ratificata, questa deve avere un prosieguo, altrimenti rischia di essere, come ha affermato la Boldrini “Una bella scatola vuota”. Bisognerà studiare una legge affinché gli Stati possano mettere in atto quelli che sono i punti del documento e provvedere ad un’adeguata copertura finanziaria per sovvenzionare la prevenzione. Uno degli obiettivi, infatti, è proprio predisporre “un quadro globale di politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza”, e “sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente”. L’Italia, dopo Albania, Turchia, Montenegro e Portogallo, è stata il quinto Paese a ratificare la Convenzione. Affinché sia applicativa, sarà necessario che essa venga sottoscritta da almeno 10 Stati di cui 8 del Consiglio Europeo.
La ministra per le Pari Opportunità, Josefa Idem, che ha preso parte ai funerali di Fabiana ha sottolineato come lo Stato debba impegnarsi maggiormente nella lotta al femminicidio, passando dalla ratifica all’azione politica vera e propria. Quello che si è compiuto il 28 maggio 2013 è un passo indubbiamente importante, ma non sarà possibile avere risultati concreti fin quando l’idea della donna vista come oggetto e considerata inferiore all’uomo non sarà sradicata del tutto.