Napoli, 8 giugno – Il pubblico ministero Stefania Buda ha concluso l’inchiesta sulla mancata bonifica di Bagnoli. Indagine che il 21 aprile scorso ha disposto il sequestro delle aree ex-Italsider ed Eternit con 21 indagati (vai all’articolo). I prossimi passi prevedono la replica della difesa entro venti giorni, chiedendo supplementi di indagine e la deposizione di memorie difensive dopodiché, il pubblico ministero, deciderà se richiedere il rinvio a giudizio degli indagati.
Le richieste del PM dovrebbero essere depositate prima dell’estate in modo da poter celebrare l’udienza preliminare del processo il prossimo autunno. Le motivazioni dell’accusa non sono mutate, si parla di disastro ambientale e truffa. Gli indagati hanno respinto le accuse preparando la ricusazione nelle fasi del processo. In particolare, la difesa contesta la omissione della bonifica, quella definita virtuale, comunicando che gli interventi sono stati eseguiti per un’estensione maggiore rispetto al piano urbanistico della società Bagnolifutura.
La bonifica, partita nel 1994, ha dovuto attendere ben otto anni prima che i lavori venissero affidati nel 2004. Alla fine del 2012 la società Bagnolifutura dichiara una avvenuta bonifica per 810 mila metri quadri di terreno con una vasta area ancora da bonificare di un milione di metri quadri. Questo, in nove anni. Nel frattempo nelle aree bonificate si sono realizzate opere con denaro pubblico e non ancora utilizzate come il parco dello Sport (vai all’articolo). Fermi al 15% anche gli Studios cinematografici, costati 22,6 milioni, per i quali il governatore Caldoro si pronuncia dicendo che vuole vederci chiaro sulla possibilità di gestione.
Il costo degli interventi, che ammonta a 107 milioni di euro, ritenuti dagli inquirenti solo virtuali, ha generato il reato di truffa nei confronti degli ex sindaci Rocco Papa e Sabatino Santangelo, di Gianfranco Mascazzini all’epoca direttore del ministero dell’Ambiente e Mario Hubler direttore generale di Bagnolifutura dal 2007 al 2012. Per uno degli indagati, da quanto si è appreso, la posizione si sarebbe aggravata con la contestazione del reato di disastro ambientale, che non era stato ipotizzato nella prima fase dell’inchiesta.
Intanto la società Bagnolifutura, sul suo sito, con una nota del 4 giugno, ribadisce la soddisfazione per la sentenza di Torino riguardo le vittime dell’amianto sottolineando che, nella lunga battaglia giudiziaria, sostenuta attraverso l’associazione Mai più amianto, ha fornito documenti per far luce sulla vicenda. Conferma l’impegno preso con l’associazione, di apporre nell’area del Parco dello Sport di Bagnoli una targa commemorativa in ricordo dei tanti lavoratori morti per aver contratto mesotelioma pleurici e malattie da amianto. Conclude con le seguenti parole: “La STU nel proseguire il suo fattivo e concreto lavoro volto a restituire alla città un territorio libero da inquinanti, si sta impegnando affinché le attività di bonifica all’interno dell’ex sito siderurgico, possano riprendere nel più breve tempo possibile.”