Napoli, 2 luglio – Sale la febbre degli scioperi nel settore Sanità.
Si è iniziato con lo sciopero di ieri, ventiquattro ore degli ortopedici e proseguiranno altre iniziative dall’8 luglio quali: il blocco degli straordinari, il 15 luglio sarà giorno di assemblee in tutti gli ospedali e luoghi di lavoro per finire il 22 luglio con lo sciopero nazionale della sanità pubblica dalle 8,00 alle 12,00.
La motivazione della mobilitazione è scaturita dai continui tagli nell’ambito della Sanità che obbligano gli operatori a veri e propri miracoli per fornire un servizio professionale nonostante risorse e strumentazioni sempre in costante ridimensionamento. In particolar modo, si vuole protestare contro i Turn over bloccati ovvero, la rotazione, il rinnovo o la sostituzione del personale collocato a riposo, che costringe a turni massacranti chi resta operativo.
La nota delle associazioni sindacali comunica: “Per la difesa di un sistema sanitario pubblico e nazionale; per la stabilizzazione dei precari e l’occupazione dei giovani; per la riforma della formazione medica pre e post laurea; per una legge specifica sulla responsabilità professionale; per il diritto a contratti e convenzioni ed il ripristino delle prerogative sindacali; per un sistema di emergenza efficace, dignitoso, sicuro; per la definizione di livelli essenziali organizzativi; per una progressione di carriera sottratta alla politica e ai tagli lineari”.
Tra le richieste da parte dei medici emergono quella della tutela dei giovani, una riforma della formazione post laurea, una legge sulla responsabilità professionale. Perché chi ne risente maggiormente, di questa desolante situazione, sono proprio i giovani medici che entrano in ospedale con un contratto di precariato restandovi per anni divenendo così dei precari stabili, ovvero dei precari che lavorano con lo stesso contratto senza mai poter accedere ad un contratto definitivo. Da sottolineare che il contratto è fermo al 2009. Uno degli slogan della protesta è appunto contratto subito perché si cerca di evitare la proroga del blocco dei contratti fino a tutto il 2014.
I settemila ortopedici italiani che si sono fermati il primo luglio hanno come primaria motivazione la questione della responsabilità professionale. Vogliono in questo modo protestare contro il silenzio del governo che doveva emanare, entro il 30 giugno scorso, il decreto con le nuove regole assicurative come previsto dal decreto Balduzzi, ma che non è stato ancora concretizzato. Dalle parole del presidente del sindacato degli ortopedici, Michele Saccomanno, che ha organizzato lo sciopero, si evince una ferrea posizione di protesta : “Ci siamo sentiti abbandonati e siamo pronti, se non succederà nulla, anche ad altre azioni eclatanti”.
I presidenti delle due associazioni Paolo Cherubino (SIOT – Società Italiana Ortopedia e Traumatologia ) e Michele Saccomanno (Nuova Ascoti – Associazione Sindacale Chirurghi Ortopedici Traumatologici Italiani) denunciano: “Le condizioni di lavoro dei chirurghi ortopedici non sono più tollerabili. Il rapporto tra il medico e il paziente si è deteriorato: le denunce per colpa medica e le richieste di risarcimento dei pazienti aumentano di pari passo con i premi delle polizze che i medici devono pagare. Lo Stato protegge le strutture sanitarie e abbandona pazienti e medici al loro destino. Le riforme contenute nel decreto Balduzzi e il regolamento sulla copertura assicurativa dei medici, che doveva essere emanato il 30 giugno, sono insufficienti. Servono norme precise sulla responsabilità medica, anche al fine di evitare la fuga dei giovani dalla specializzazione in Ortopedia”.
Il 15 luglio sono previste assemblee in tutti gli ospedali e luoghi di lavoro. La nota dell’ Intersindacale comunica: “Nei prossimi giorni daremo vita ad una campagna di comunicazione rivolta ai cittadini ed alle più alte cariche dello Stato per far conoscere le nostre preoccupazioni e chiedere l’appoggio di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Servizio sanitario nazionale che si salva solo insieme a coloro che, pur tra enormi difficoltà, riescono ancora a garantire l’esigibilità di un diritto costituzionale”.
Lo sciopero nazionale del 22 luglio di quattro ore, dalle 8,00 alle 12,00 vedrà l’adesione degli oltre 115 mila medici e veterinari dipendenti insieme ai 20 mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del Servizio sanitario nazionale. In questa occasione salteranno tutte le attività programmate nella fascia oraria scelta per il fermo – garantite solo le urgenze – non solo per l’attività ospedaliera, ma anche veterinaria (ad esempio le macellazioni animali).