Torna di attualità il tema del debito pubblico e le strategie del governo Letta per far fronte ad un problema ormai strutturale che potrebbe peggiorare in vista dei futuri obblighi comunitari. Già qualche mese fa si parlava di un piano promosso dal Popolo della Libertà e condiviso dalla maggioranza volto a tagliare più di 400 miliardi di deficit nel giro di un quinquennio – pari a circa 25 punti di Pil – ma in settimana la questione è tornata prioritaria.
DEBITO PUBBLICO. La rilevazione di fine aprile segna 2.041,3 miliardi di euro di debito pubblico, pari al 130% del nostro Pil. Decisamente troppo rispetto a quanto disciplinato dall’Unione Europea.
FISCAL COMPACT. E’ il trattato sui nuovi vincoli di bilancio per gli Stati Membri dell’Ue che entrerà in vigore dal 2015. In tema di debito pubblico, l’Italia sarà obbligata a tagliare il suo debito pubblico in misura equivalente al 3% del Pil ogni anno – circa 45 miliardi di euro – per i prossimi venti anni per raggiungere l’obiettivo di un debito pubblico pari al massimo al 60% del Pil entro il 2035.
RAPPORTO DEFICIT – PIL. Il Popolo della Libertà fa leva sul timore di questa mannaia comunitaria sulle finanze italiane per spingere Saccomanni a considerare il proprio piano ad alto impatto. L’obiettivo è presentarsi entro il 2015 con un debito pubblico pari al massimo al 100% del Pil o poco più. Vediamone alcuni punti.
BENI PUBBLICI. Nelle misure proposte dagli esperti economici del Popolo della Libertà circa 100 miliardi di euro sono ricavabili dalla vendita di beni pubblici. Non tutti in un’unica soluzione, ovviamente, ma circa 15-20 miliardi ogni anno per il prossimo quinquennio.
CONCESSIONI DEMANIALI. Tra i 40 e i 50 miliardi di euro sono ricavabili dalla creazione di una serie di società volte alla gestione del patrimonio ora demanio dello Stato e dalla loro concessione a cordate di imprenditori privati.
SVIZZERA. Un gettito pari a circa 25-35 miliardi di euro potrebbe derivare dalla sottoposizione a tassazione ordinaria di tutte quelle attività finanziarie adesso in Svizzera – con tassazione agevolata. Anche in questo caso non in un’unica soluzione ma si calcola un extra gettito di circa 5-7 miliardi di euro ogni anno per il prossimo quinquennio.
DISMISSIONE BENI DELLO STATO. Da qui il grosso del taglio del debito pubblico italiano pari a circa 230 miliardi di euro in cinque anni. L’idea è rintracciare una fetta di beni dello Stato, sia al livello centrale che periferico e ovviamente non di interesse strategico, da vendere in blocco ad una società privata creata ad hoc e formata in primo luogo da banche, fondazioni bancarie e associazioni. Sarebbe poi compito di tale società emettere obbligazioni a 15 e 20 anni – che in garanzia portano i beni stessi – e immetterle sul mercato. Di fatto si tratta comunque di un debito ma poiché parliamo di obbligazioni emesse da una società di diritto privato, si tratterebbe di titoli che non vanno conteggiati nel computo del debito pubblico italiano.