18 luglio 2013 – Il Kazakistan ha aperto crepe nel governo italiano.
Non è la trama di una guerra o di un incidente diplomatico, anzi si può dire che le parti siano anche abbastanza d’accordo. Nessuno scandalo dovrebbe quindi scoppiare quando due governi sono più o meno d’accordo ma la questione, in questo caso, si porta su un livello superiore: quello etico.
La feroce dittatura del Kazakistan è, infatti, contro ogni principio morale della cultura occidente, che perseguita gli oppositori del regime anche quando scappano in altri paesi. Stavolta è toccato all’Italia che ha ospitato Shalabayeva e figlia, rispettivamente la moglie e, appunto, la bambina di uno dei più grandi oppositori al regime dittatoriale.
Appigliandosi ad un cavillo legislativo pare che la Shalabayeva non possa sostanzialmente richiedere l’asilo politico e che sia stata considerata come una clandestina, dunque dovrà essere riportata insieme alla figlia nel suo paese.
Una vicenda incredibile in cui è stato coinvolto in prima persona Angelino Alfano, attuale vice-premier del governissimo targato Letta. Il vice-presidente del consiglio, secondo il capo della polizia Pansa che ne ha fatto testimonianza diretta, era a conoscenza già molto tempo fa di questo spinoso caso e quindi avrebbe potuto prendere delle contromisure adeguate (magari per cercare di aiutare le due profughe, ndr).
Alfano, secondo Pansa, avrebbe invece rifiutato di fare alcunché.
Inutile dire che l’opposizione, sostanzialmente Movimento 5 Stelle e Sel, hanno immediatamente mosso una mozione di sfiducia nei confronti di Alfano che avrebbe peccato di omissione.
Non poteva mancare ovviamente una dichiarazione di Renzi, che forse si sente già segretario del Pd, oppure in caso di mancata elezione punta già a dividere la sinistra: “Alfano deve dimettersi”. Ha dichiarato uno degli uomini più influenti della sinistra. “Se si dimettesse – ha detto Renzi – sarebbe un bene per questo governo”. Intanto è favorevole alla sfiducia nei suoi confronti.
Trema Enrico Letta che, se Alfano fosse costretto a dimettersi, vedrebbe venir meno l’appoggio del Pdl: “Io credo ad Alfano – dice il Presidente del Consiglio – se lui dice che non ne sapeva niente allora è sicuramente così”.
Un deputato del Pd che difende un deputato del Pdl, trascendendo dalle cariche di stato, non si era mai visto. D’altronde Letta ha un incarico di responsabilità ed Alfano fa parte del suo governo, dunque normale che lo protegga.
A questo punto però sorge un interrogativo, che prescinde dal caso Shalabayeva, con chi si schiererà il Pd? La forte contradizione di questo governo è proprio questa: Pd e Pdl fanno parte della stessa coalizione, ma il partito di sinistra si farà davvero sfuggire l’occasione di sfiduciare uno dei capi del Pdl?
Visto come stanno le cose la dipartita di Alfano, sotto certi punti di vista, potrebbe addirittura allontanare gli scandali dal Pdl e togliere qualche castagna dal fuoco a Berlusconi che, ormai già da tempo, ha allontanato da sé l’attenzione mediatica mandando avanti i vari: Brunetta, Santanché, Mussolini.