“I have a dream”: 50 anni dal sogno di Martin Luther King

kingIl 28 agosto del 1963, al Lincoln Memorial di Washington, il pastore protestante, Martin Luther King, salì sul palco e parlò alle 250 mila persone che avevano marciato per invocare l’approvazione della legge sui diritti civili: la parità tra bianchi e neri.

In diciassette minuti e mezzo, tanto durò il suo discorso, l’atmosfera divenne irreale e le sue parole cariche di speranza, piene d’amore verso il prossimo, contro l’odio e la vendetta, passarono alla storia.

“I have a dream…” il passo più celebre quello arrivato dal cuore, spontaneo come lui stesso ammise a posteriori: “Dissi la frase e da quel momento in poi lasciai da parte il manoscritto”. Parole profetiche che si stagliarono nell’aria e rimasero lì per sempre. Io ho un sogno. Martin Luther King sognava la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. 

“Io sogno che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità”.

La legge per i diritti civili venne approvata il 10 febbraio 1964. Martin Luther King divenne famoso in tutto il mondo tanto che le sue prediche vennero tradotte in diverse lingue. Il 14 ottobre dello stesso anno gli onori arrivarono anche da Stoccolma, questo il testo del telegramma che lo informò del premio: “Il Nobel per la pace è stato assegnato a Martin Luther King per aver fermamente e continuamente sostenuto il principio della non-violenza nella lotta razziale nel suo Paese.”

Ma l’uomo al centro dell’attenzione mondiale, il predicatore tanto amato era ancora tanto odiato ed il 4 aprile del 1968 venne ucciso da un colpo di fucile sparato da una finestra distante sessanta metri. “Vivere a lungo ha i suoi aspetti positivi. Ma la cosa non m’interessa. Voglio solo fare la volontà di Dio”. Aveva detto Martin Luther King, qualche ora prima durante una riunione.

Oggi, cinquanta anni dopo, il National Mall è pieno di persone che da giorni attendono la famosa data consapevoli che il sogno, è stato realizzato, ma solo in parte. “Non è il momento delle commemorazioni nostalgiche – Ha affermato Martin Luther King III, figlio maggiore dell’attivista Luther King, dallo stesso palco da cui parlò il padre – non è il momento delle autocelebrazioni. Il lavoro non è finito. Il viaggio non è completato. Possiamo e dobbiamo fare di più”.

Per l’anniversario del discorso di Martin Luther King, Barack Obama, il primo presidente afroamericano nella storia degli Stati Uniti ricorderà gli avvenimenti profilando un futuro contro ogni discriminazione.

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