Segni della crisi, gli artigiani abbandonano il Vomero. Chiude anche una storica falegnameria.

Gentile Direttore,

oramai non passa giorno che al Vomero non si assista alla chiusura di qualche attività del terziario commerciale o dei pochi artigiani ancora operanti. Così non si è ancora spenta la clamorosa eco suscitata dalla chiusura della libreria Guida Merliani, che, a pochi passi e nella stessa strada, chiude anche una falegnameria, molto nota in zona e presente da oltre mezzo secolo. Chiusura motivata con un laconico cartello apposto sulle porte sbarrate con la scritta “chiuso per cessata attività“.

Un tempo al Vomero vi erano tante botteghe di artigiani. Per i circa 50mila residenti che necessitavano di un idraulico, di un fabbro, di un falegname o di un ciabattino non c’era alcun problema, laddove un rubinetto perdeva o una sedia si rompeva o c’era da risuolare un paio di scarpe.

Poi in questo scorcio di secolo, a ragione degli alti cosi di gestione ma anche per la latitanza delle istituzioni preposte che non hanno mai valorizzato queste attività, ad esempio, incentivando la possibilità di trasformarle in veri e propri laboratori formativi, sono andate lentamente ma inesorabilmente scomparendo.

Ricordo il clamore suscitato dalla chiusura, avvenuta nel 2001, dell’ultimo ciabattino in via Tino di Camaino, dopo ben 52 anni di attività, così come ricordo le battaglie sostenute per salvare le poche storiche botteghe dei “corallari” sopravvissute nel piazzale di San Martino, minacciate da uno sfratto.

Eppure in una realtà difficile come quella napoletana con un elevato tasso di disoccupazione, non solo giovanile, le attività artigianali, supportate da iniziative tese al loro rilancio, attraverso l’erogazione di fondi pubblici e l’istituzione di scuole-bottega, avrebbero potuto mettere a disposizione centinaia di posti di lavoro, facendo leva sulle tradizioni campane, note in tutto il mondo. Invece, anche per l’inerzia degli Enti preposti, Regione in testa, i pochi artigiani sopravvissuti al consumismo ed all’informatica,  sono stati costretti negli ultimi anni a chiudere bottega.

Purtroppo solo in questi giorni, con grande ritardo rispetto ad altre regioni, è stata presentata una proposta di legge regionale per la tutela delle botteghe storiche in Campania. Una proposta che deve ancora iniziare il suo iter ma che di certo non avrà vita facile anche per le attuali ben note ristrettezze finanziarie che affliggono l’ente regionale, laddove, peraltro, al momento, non risulta neppure che sia disponibile per il capoluogo campano un elenco delle attività che potrebbero, una volta approvata la legge, beneficiare delle relative provvidenze.

E’ auspicabile l’intervento immediato del Governatore della Campania e del Sindaco di Napoli prima che altre “botteghe storiche” della Città scompaiano definitivamente, affinché ciascuno, per la parte di propria competenza, metta in atto con urgenza le iniziative del caso.

Lettera alla Redazione di Gennaro Capodanno.

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