Roma – Lo scorso 13 dicembre è stato varato dal governo Letta il decreto legge “Destinazione Italia” che contiene vari provvedimenti per dare slancio e rigore all’economia italiana, e tagli alla spesa pubblica, come l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Uno di questi provvedimenti è quello che riguarda una detrazione fiscale del 19% sulla spesa in libri sostenuta nell’arco dell’anno solare. Il tetto massimo della spesa è stato fissato a 2.000 euro, di cui 1.000 euro per i testi universitari e scolastici. Un modo sia per alleggerire le spese per le famiglie, ma anche per ridare slancio al mondo dell’editoria che ha pagato a caro prezzo gli anni della crisi. E perché no, anche per dare uno stimolo positivo alla diffusione della lettura tra gli italiani, piacevole e costruttivo passatempo condiviso, purtroppo, da pochi.
La misura, giudicata complessivamente positiva, non ha mancato di suscitare polemiche per l’esclusione degli e-book dalla detrazione. L’editoria digitale, che si sta espandendo sempre più ed è stata una risorsa importante per molti editori, ne verrebbe così massicciamente penalizzata.
Il ministro per lo Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ieri, in un’intervista radiofonica, ha dichiarato che per i libri in digitale si prevede una riduzione dell’Iva, che ammonta per gli e-book al 22% contro il 4% previsto per i libri cartacei. Il punto è che in sede europea è prevista l’adozione di una posizione comune a riguardo entro il 2015, e se l’Italia prenderà in autonomia questa decisione rischia di incorrere in una procedura d’infrazione, com è successo già con alla Francia ed al Lussemburgo.