Si celebra oggi la Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti, dichiarata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2000. In occasione della ricorrenza annuale “l’Italia sono anch’io” (campagna per i diritti di cittadinanza) ha promosso un’iniziativa pubblica a Roma dove saranno presenti, in rappresentanza delle Istituzioni, la ministra all’Integrazione, Cecile Kyenge e il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto. Tra i partecipanti anche padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli.
“Al centro del confronto – come indicato attraverso la pagina web ufficiale – la ratifica della Convenzione Onu per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, sulla quale si intende promuovere una campagna europea, la riforma della legislazione sulla cittadinanza e la necessità di un’inversione di rotta nelle politiche del governo rispetto alla gestione degli ingressi e all’accoglienza, con particolare riguardo ai minori, ai rifugiati e ai richiedenti asilo”.
Un dibattito sempre più necessario che si colloca nel mezzo delle polemiche scatenate dalle immagini trasmesse dal TG2 lo scorso 16 sera, proposte proprio in funzione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti.
Il video, realizzato dagli stessi immigrati, rivela le procedure di “prima accoglienza” applicate all’interno del CIE, il centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, destinazione di quelli che per la maggior parte arrivano dal Maghreb, l’area più a ovest del nord Africa, e dalla Siria.
Immagini forti di migranti allineati in fila, nudi, all’aperto, (anche in inverno) stravolti, in attesa di essere sottoposti al trattamento di disinfestazione contro la scabbia effettuato con potenti spruzzatori.
Scene che hanno scioccato l’opinione pubblica e richiamato l’attenzione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che, al governo italiano, ha immediatamente chiesto efficaci misure per migliorare il primo soccorso e l’accoglienza nel Paese verso coloro che, in cerca di protezione e aiuto, fuggono da guerre, fame e persecuzioni. È fondamentale che il centro di accettazione sia dinamico e svolga le primarie funzioni: soccorso e transito cosa che, secondo Laurens Jolles, delegato dell’UNHCR per l’Italia e il Sud Europa, in Italia non avviene. “Sono anni che chiediamo alle autorità italiane trasferimenti rapidi da Lampedusa, il sovraffollamento che si verifica tutte le volte è insostenibile e dà origine ad una situazione nella quale, nonostante gli sforzi degli operatori umanitari, l’assistenza fornita è altamente al di sotto degli standard minimi”.
Da Lampedusa la risposta non si è fatta attendere e proprio Giusi Nicolini, sindaco dell’isola, ha confermato che la procedura sanitaria è da lager, una vergogna per Lampedusa e l’Italia stessa. “Una pratica sanitaria non si fa all’aperto, irrorando gli ospiti, nudi, con un tubo – ha affermato il sindaco sottolineando l’impotenza delle Istituzioni locali dato che – L’unico soggetto competente per le strutture d’accoglienza è il ministero dell’Interno, anche per le questioni sanitarie. Né Comune né Usl possono intervenire di propria iniziativa”.
Il presidente del consiglio, Enrico Letta, intervistato sulla questione ha dichiarato che sarà necessario approfondire con un’indagine. “Sono immagini molto gravi, il governo ha intenzione di verificare e sanzionare qualunque responsabilità”.
E tra l’indignazione ai vertici dello Stato e del popolo italiano, arrivano i numeri diffusi da Save the Children e riportati nel dossier Minori Migranti in Arrivo Via Mare – 2013. “Sono 40.244 i migranti arrivati in Italia via mare tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2013, di cui 5.273 sono donne e 7.928 minori, 1 su 5. Negli ultimi giorni gli arrivi sono ripresi anche a Lampedusa, punto di approdo per il maggior numero di migranti (14.088), mentre è la provincia di Siracusa, l’area che ha accolto il maggior numero di bambini e adolescenti (3.599). Dieci volte superiore allo stesso periodo dello scorso anno il numero di bambini accompagnati, anche piccolissimi, arrivati via mare in Italia con almeno un genitore, 2.974 nel 2013 rispetto ai 282 del 2012.
Sono in gran parte siriani (2.331), in fuga dopo aver perso la casa e il lavoro, spesso anche la vita di familiari e amici, a causa di un conflitto che dura da quasi 3 anni e nel 2013 ha generato 2.500 bambini profughi al giorno. È cresciuto di molto nel 2013 anche il numero dei minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste del sud, da 1.841 a 4.954. Hanno tra i 13 e 17 anni, sono in maggioranza maschi e originari di Egitto (1.099), Somalia (816) ed Eritrea (611), ma anche tra loro il gruppo più numeroso è quello degli adolescenti siriani, che hanno affrontato la fuga o il viaggio da soli (1.192). Per la maggior parte l’Italia è un approdo, il vero obiettivo è raggiungere: Svezia, Norvegia, Germania e Svizzera. Al 30 novembre 2013, su 8.665 minori non accompagnati collocati in comunità 2.118 si sono resi irreperibili, con un punta del 50% per afghani ed eritrei”.
A queste cifre formate da persone che hanno intrapreso il viaggio della speranza aggiungiamo il numero di tutti quelli che non hanno raggiunto la meta agognata. Sono 19.372 i migranti morti nelle acque del Mediterraneo negli ultimi vent’anni, ricordati con un monumento-accusa installato proprio oggi davanti al Parlamento europeo a Bruxelles. L’opera concepita e realizzata dal collettivo artistico Funnel, è costituita dalle cifre ‘19.732’, dipinte in blu a stelle gialle, il numero ipotetico delle vittime che si rifà alle ricerche condotte da Fortess Europe di Gabriele Del Grande. “Per enfatizzare – spiega il collettivo in un comunicato – le responsabilità dell’Europa nel binomio istituzioni-cittadinanza”.