Il suicidio di due appuntati scuote l’Arma da Salerno a La Spezia
Salerno, 5 aprile – Macabro rito del suicidio che vede protagonisti due componenti della fedelissima. Due incredibili spari, accorrono i commilitoni ma non c’è nulla da fare, entrambe appuntati, una storia comune, quella della fedeltà all’Arma. Si chiude nelle loro caserme la loro storia, una storia di lealtà e coerenza che li ha visti operanti sul territorio con impeccabile controllo.
Il 35enne, nativo di Cascina in provincia di Pisa, ma da anni trapiantato nella provincia di La Spezia – era residente in un paese della Val di Magra – dove ha prestato servizio in diverse stazioni dell’Arma per poi approdare alla Spezia, lascia la compagna e un figlio di pochi anni. Ignote le cause che hanno spinto il militare a togliersi la vita.
L’altro l’appuntato 40enne, sposato e padre di 3 figli, che si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola nella caserma Arena e Pezzutto del comando provinciale di Salerno.
Le indagini ancora in corso ma le cause sono da addurre a motivi strettamente personali.
Perché l’Arma, ogni volta che un Carabiniere si toglie la vita, a priori, esclude qualunque concausa legata al servizio? Perché, per una volta, nelle dichiarazioni ufficiali non si dichiara di aprire un indagine sul perché e per quali motivazioni un militare arriva a compiere un gesto tanto forte qual è il suicidio?
Un’indagine conoscitiva di questo tipo, pur senza voler trovare un colpevole a tutti i costi, potrebbe magari evitare qualche futuro fatto, cercando di capire quali sono le categorie di Carabinieri più esposti, in che tipo di reparto operano, le motivazioni, magari stilando una casistica a livello nazionale da diramare a tutti i comandi ed agli organismi di rappresentanza per poter discutere di quanto successo e, se possibile, evitare altri suicidi.