Napoli è la terza città italiana. La sua area metropolitana ha un’altissima concentrazione demografica, una struttura socio economica complessa e segnata da insufficienze e da vere e proprie emergenze, produttive e sociali; molte sono le problematiche comuni: l’ambiente, la sicurezza dei cittadini, un impianto urbanistico cresciuto in modo disordinato e un patrimonio edilizio bisognoso di riqualificazione, l’emergenza criminale.
Anche i media considerano ciò che avviene in quest’area questione accaduta “nel napoletano” considerando un tutt’uno la città e la sua provincia. Non è così nel governo del territorio.
La densità urbana (senza pari, in Italia), la congestione demografica, l’estrema polarizzazione dei redditi, hanno via via accompagnato/provocato una progressiva scomparsa di funzioni/organizzazioni direzionali tipiche di ogni “capitale” economica, finanziaria e culturale, se non politica. Il progressivo ridimensionamento delle attività industriali, non sostituite da quelle di servizio di altissima qualità, spiega il basso ritmo di crescita economica: la grande metropoli, da potenziale centro di accumulazione di ricchezza materiale e immateriale, si è a poco a poco trasformata nel principale problema di quel Mezzogiorno continentale che avrebbe dovuto/potuto dirigere.
Ricchi troppo ricchi. Troppi poveri che non hanno neanche la speranza di un riscatto e vivono nelle periferie degradate di questa metropoli, ma anche nei centri storici e nei quartieri nati dopo la seconda guerra mondiale. Una povertà diffusa che è altrettanto inquietante della violenza e della criminalità: altrettanto diffuse.
Se Napoli non progetta e realizza il suo futuro come “capitale” economica e direzionale del Sud, non otterrà mai il risanamento del suo tessuto urbano: deve pensarsi come “Grande Napoli” oltre Napoli. E il suo Governo deve essere organizzato come Governo della grande metropoli: solo a questa dimensione esistono spazi fisici, risorse umane, infrastrutture presenti e potenziali, in grado di generare/attrarre un flusso di nuova ricchezza.
Napoli capitale del Sud, concepito come un grande mercato di venti milioni di abitanti, cui la metropoli di quasi quattro milioni di abitanti fornisce le risorse “direzionali” indispensabili per crescere: città metropolitana “porta” di accesso al Mezzogiorno, ai Balcani e alla costa Nord Africana e all’Oriente, che concentra in sé le funzioni finanziarie, logistiche e culturali per innervare l’intera zona di libero scambio nel Mediterraneo, cogliendo le opportunità del suo progressivo ritorno nella dimensione del mercato globale.
Oggi maggiori occasioni e opportunità.
Non si disegna a tavolino il futuro di una grande comunità: quel futuro deve essere il risultato del libero interagire di forze economiche, sociali e culturali, dentro un contesto fornito dalla politica, cui spetta l’onere di individuare una meta condivisa, attivando processi e dando corpo ad organizzazioni capaci di favorirne il conseguimento.
Per questa ragione, il documento per la Conferenza Programmatica del PD non contiene un lungo elenco di specifiche proposte programmatiche, ma degli indirizzi che sottopone all’attenzione dei governi locali. Essendo il congresso il vero luogo deputato a stabilire indirizzi programmatici precisi in un quadro di chiarezza di alleanze .
Inoltre la proposta di istituzione dell’area metropolitana, sarà l’elemento unificante della campagna elettorale del PD nelle elezioni amministrative di primavera.
La Città Metropolitana
Il PD deve dire con chiarezza e coraggio ciò che pensa.
L’attuale Amministrazione Provinciale va rapidamente superata, per costruire la Città Metropolitana, sede democratica del Governo dell’intera area metropolitana.
Certo se ne parla da 20 anni, errori del passato, quano governavamo i 3 enti.
È dal 2001 che, nella nostra Costituzione, sono state introdotte le Città Metropolitane. È tempo, soprattutto per Napoli, di passare ai fatti. Del resto, nessuno dei grandi problemi di Napoli (e nessuna delle sue grandi potenzialità) può essere governato alla dimensione municipale (la città capoluogo ha solo 1/3 degli abitanti dell’area).
Il PD propone quindi che al sindaco De magisteri di avviare da subito(in vista dello scioglimento delle province previsto nel 2014) il percorso di costituzione dell’Area metropolitana di Napoli, e mette in mora il presidente Cesaro che no ha mai fatto seguire alle parole i fatti.
Dovrà essere questa Istituzione la sede per l’assunzione di tutte le scelte strategiche sul futuro dell’area, nessuna esclusa. Mentre dovrà concentrarsi nei Municipi l’attività amministrativa, a partire da quella “ordinaria amministrazione” che appare oggi così drammaticamente carente.
Per favorire il processo costituente, il PD di Napoli chiede al gruppo parlamentare del PD di insistere perché siano immediatamente approvate le norme attuative del Titolo V della Costituzione, in materia di Città Metropolitane; e al gruppo regionale di realizzare entro il 2012 un compiuto processo di ridefinizione dei poteri locali. In questo nuovo contesto istituzionale, a Napoli deve avere sede il coordinamento operativo tra le Regioni meridionali per gestire la politica di coesione europea. Una snella struttura operativa, al servizio dell’intero Mezzogiorno.
Quando diciamo costi della politica, ovviamente, non stiamo parlando semplicemente dello spreco connesso al mantenimento o ai privilegi di quello che molti definiscono “ceto politico”. Anzi, in questa sede dobbiamo piuttosto guardare al costo che per la collettività è costituito dal moltiplicarsi delle competenze, dal loro sovrapporsi, dal proliferare in gran parte ingiustificato di passaggi burocratici e percorsi amministrativi che, anche questi, incidono sui costi.
Se non facciamo un drastico ragionamento sulla necessità di semplificare la vita amministrativa e politica del nostro Paese, difficilmente anche il discorso sul federalismo fiscale potrà avere corso. Questo soprattutto nel Mezzogiorno, dove alla pesantezza della macchina amministrativa e politica fa da sfondo la difficilissima condizione socio economica, ambientale e di sicurezza per le imprese e per i cittadini
Pensare ad un governo metropolitano dei processi e delle prospettive risponde invece da un lato all’esigenza, vitale, di ridare alla politica dignità ed efficacia, dall’altro a quella di rimettere in campo, per i cittadini, un livello dotato di alta soglia di riconoscibilità e, contemporaneamente, di capacità di decisione. L’urgenza di istituire la città metropolitana di Napoli è dettata, a sua volta, dalla consapevolezza della natura e dell’urgenza stessa dei problemi che vanno affrontati.
Ciò è di fondamentale importanza, perché vediamo cheDi fronte alla complessità del governo delle città i comportamenti sociali sono solitamente: autoritativi, anarchici o attendisti. Il criterio prevalentemente usato per la sua incrementazione è di tipo quantitativo, finanziario, e solitamente condizionato dall’assillo di spendere presto
La classe dirigente che meglio riesce a vedere i limiti di quest’approccio è quella più prossima al territorio, perché costretta a fare i conti con la complessità della transizione e con il suo carico inedito di novità, rischi e opportunità.
Osservando, ad esempio l’area metropolitana, si possono rilevare profonde differenze a distanza di pochi chilometri o profonde omogeneità e unitarietà e, solitamente, la differenza o le eguaglianze è data dall’intreccio di una molteplicità di fattori – materiali e immateriali – che aumentano o diminuiscono il grado di competitività, di civiltà, di benessere delle comunità residenti.
Un approccio innovativo che valorizzi pienamente l’intreccio tra le opportunità di sviluppo, richiede, innanzitutto, un’approfondita conoscenza delle risorse locali. Occorre sapere cosa serve ad una comunità per vincere condizioni di esclusione, di marginalità, di subalternità.
L’obiettivo del policentrismo (Città Metropolitana e Municipalità) è l’obiettivo strategico da perseguire per una reale innovazione pianificatoria e istituzionale, ma occorre superare le timidezze che hanno accompagnato il dibattito fin ora sviluppato. Non è di un’astratta parola d’ordine che si ha bisogno, soprattutto perché, intorno a questa necessità, occorre costruire una consapevolezza e un consenso diffuso. PD si impegna a promuovere confronto con tutte le forze politiche del centrosinistra.
La piattaforma logistica
“A partire dalla intuizione di dare vita ad un centro per il commercio all’ingrosso nel Mezzogiorno continentale, si è sviluppata nell’area di Nola, all’incrocio geografico tra corridoio 1 e corridoio 8, la più grande piattaforma logistica del Mezzogiorno continentale, che include aziende commerciali, strutture intermodali, aree commerciali ed una grande infrastruttura alberghiera.
Questo complesso, che rappresenta una delle più significative realizzazioni degli imprenditori privati napoletani ed ha generato numerose analoghe iniziative di aggregazione e coordinamento tra imprese aventi traguardi condivisi, deve rappresentare la porta mercantile del Sud verso il Nord e verso gli sviluppi, ad Est e a Sud, delle relazioni commerciali internazionali del Mezzogiorno.
Un crocevia e un cuore operativo della metropoli al centro dell’economia meridionale.
Napoli capitale industriale del Sud
Tra Campania, Puglia e Basilicata, oggi rafforzate dall’ “effetto metropolitano” nato dal collegamento AV/AC con Roma e (nel prossimo futuro) con Bari, si distribuiscono con buona continuità strutture, attività e vocazioni produttive/industriali – dal settore dell’automobile a quello ferroviario, dall’industria aeronautica a quella agroalimentare, fino alla cantieristica – che possono essere integrate attraverso le attività tipiche della grande metropoli (università, pubblica amministrazione di qualità, finanza) e costituire a loro volta lo scheletro vertebrante del tessuto delle piccole imprese e dell’artigianatol’attività di governo deve esplicitamente proporsi di saldarne le potenzialità e minimizzarne le debolezze, attraverso politiche che offrano all’uno e all’altro certezza di obiettivi e continuità di strumenti: piani condivisi e progetti realizzati da attori privati, con un controllo a posteriori, molto severo, delle pubbliche amministrazioni.
La Politica migliora, perché progetta, non intermedia e non gestisce. La Pubblica Amministrazione migliora, perché controlla ex post e non ex ante. L’impresa può contare su un quadro di regole certe e stabili nel tempo. Si può così alimentare la fiducia degli operatori piccoli e piccolissimi. E questa fiducia è a sua volta la base logica delle “zone franche”: uno strumento che affida ai protagonisti locali risorse significative, utili per rigenerare il tessuto urbano in cui operano.
Il conseguimento di questo insieme di obiettivi è favorito dal rilancio della piena concertazione con le forze sociali. nella nostra provincia il Partito Democratico deve rendersi promotore di un’azione amministrativa che punti al rilancio di una nuova concertazione che non sia il mero fine di un controllo dei conflitti sociali, ma lo strumento principe attraverso il quale tutti protagonisti della vita sociale ed economica del nostro territorio diventano protagonisti della definizione delle priorità industriali. Intorno ad esse vanno caratterizzate la qualità della spesa pubblica e comunitaria, rispondenti ad una “vision” che si ponga l’idea di disegnare la vocazione della città del futuro e non limitandosi a governare l’esistente.
Errore nel quale siamo caduti, ma oggi vogliamo parlare di idee, progetti di futuro.