220 morti a Gaza spingono Hamas ad accettare la tregua, 8000 riservisti richiamati da Israele si preparano all’invasione terrestre
17 luglio – Al decimo giorno dall’inizio del conflitto, Hamas ha accettato il cessate il fuoco di cinque ore dalle 10 di oggi. La tregua, richiesta dall’ONU per calmare le acque e permettere alle parti di riflettere sui danni che questa guerra sta provocando, è anche l’unica soluzione per evitare l’operazione da terra da parte di Israele.
L’invasione sembra essere infatti un progetto concreto e tangibile per il governo israeliano, intenzionato ad eliminare sul posto l’arsenale di Hamas con la precisione di un attacco da terra. Una fonte di sicurezza israeliana ha dichiarato l’elevata probabilità di un’operazione terreste a Gaza, aggiungendo che potrebbe avvenire in tempi brevi: giorni, o al massimo settimane.
Hamas sembrerebbe già interessato ad una tregua di dieci anni, accompagnata da dieci richieste che includerebbero la riapertura del valico di Rafah per l’accesso al Sinai e la liberazione dei prigionieri palestinesi catturati in Cisgiordania nelle ultime settimane.
Anche per la Mogherini, da due giorni in visita in Medio Oriente, il cessate il fuoco resta l’unica soluzione capace di bloccare temporaneamente l’escalation di vittime ed il lancio di razzi. Il premier Netanyahu, durante il colloquio col ministro italiano, ha affermato la sua preoccupazione non solo per i civili israeliani, ma per tutte le vittime, inclusi i bambini palestinesi.
In attesa della tregua, infatti, lo sterminio civile ha proseguito sulla Striscia e durante la notte ha riportato tra le vittime ben sei bambini, di cui quattro uccisi su una spiaggia da aerei israeliani. Il numero dei morti arriva quindi a 220, mentre Israele apre un’inchiesta sulla vicenda della spiaggia.
Il cessate il fuoco proposto dall’Egitto nella serata del 15 luglio era stato accettato da Israele, ma non da Hamas, che aveva denunciato: “Nessuno ci ha consultato, sarebbe una resa”. Il rifiuto di Hamas è stato accompagnato da una nuova pioggia di razzi sul territorio israeliano ed ha provocato il primo morto nella fazione avversaria. Forte è stata la risposta di Netanyahu, che aveva dichiarato: “Hamas ha scelto di proseguire la campagna militare. Ne pagherà il prezzo. Se non c’è un cessate il fuoco, la nostra risposta è: fuoco“.
Oggi, Abu Mazen è in Egitto per discutere i risvolti del conflitto ed incontrerà anche Mussa Abu Marzuk, portavoce di rilievo di Hamas. La tv israeliana ha ipotizzato l’arrivo al Cairo anche di una delegazione di Israele, ma per ora gli 8000 riservisti richiamati sul territorio non preannunciano imminenti risoluzioni che abbiano come risultato la pace.
Se in Medio Oriente la tensione è alta, il mondo circostante non si aliena dai danni di una guerra che fa indignare e schierare: in Italia, lungo tutto lo stivale, le scorse giornate hanno visto migliaia di persone scendere in strada, per rompere il silenzio ed urlare per quei bambini palestinesi ai quali, ormai, è stata tolta la voce.