I rifiuti tossici erano lì da quindici anni, compromessa la falda acquifera
Caserta, 18 settembre – Sono tornate al lavoro le ruspe nel Casertano. Il Corpo Forestale di Napoli, coordinato dai magistrati Giovanni Conzo, Luigi Candolfi e Annamaria Lucchetta della Dda, è giunto nella mattinata di ieri nella località di San Francesco, a Villa di Briano. E sotto quello che sembrava un comune campo di mais è emersa una vera e propria discarica di rifiuti tossici.
Secondo indiscrezioni, il terreno a ridosso della Strada Statale 7 bis Terra di Lavoro sarebbe di proprietà della famiglia Cantile, da generazioni impegnata nella produzione di mozzarella di bufala nel Casertano.
Le pale meccaniche, dopo aver superato la falda acquifera, alla profondità di circa 14 metri, hanno ritrovato ingenti quantità di cemento ed amianto. Sversati circa quindici anni fa dal clan dei Casalesi, i residui dell’attività edile sono rimasti fino ad oggi sepolti causando danni inimmaginabili all’ambiente e alla popolazione. Solo qualche mese fa, infatti, durante un dibattito pubblico ad Orta di Atella, il dottor Addeo, oncologo, fece notare come nella zona di Casal di Principe fosse stato accertato un apparentemente inspiegabile aumento di tumore ai testicoli.
A dirigere le indagini dell’Antimafia verso il sito sono state le confessioni di alcuni pentiti, tra cui l’ex affiliato del clan dei Casalesi Francesco della Corte, accusatore dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino.
Presenti sul luogo al fianco delle ruspe anche i tecnici dell’Arpec e don Maurizio Patriciello. Il sacerdote di Caivano è ormai da anni impegnato nella dura battaglia contro la Terra dei Fuochi. Ed anche oggi non si è fatto sfuggire l’occasione di esprimere la sua indignazione, affermando: “C’è poco da fare, fino ad oggi i pentiti li abbiamo solo tra i camorristi. Continuiamo ad aspettare il pentimento di industriali, politici, colletti bianchi e tanta altra “brava” gente che ha causato o permesso uno scempio ambientale che si è trasformato in un vero e proprio dramma umanitario”.
Non è la prima volta, infatti, che la Dda si reca a Villa di Briano. Già all’inizio del gennaio scorso erano stati effettuati degli scavi in un terreno poco distante, in via Kruscev. Il risultato delle operazioni erano stati bidoni contenenti solventi chimici, copertoni e, ancora una volta, resti di cemento ed amianto. Anche in questo caso i rifiuti erano arrivati alla profondità di circa 15 metri, attraversando ed inquinando la falda acquifera. E se si pensa che “il paese di Casal di Principe non è collegato alla rete idrica, ma attinge l’acqua direttamente dai pozzi”, come spiega don Patriciello, è facile intuire la portata dei danni causati da anni di sversamenti tossici.