Attivisti pronti ad accogliere il 2 ottobre i rappresentanti europei della BCE con manifestazioni di protesta
Non poco azzardata è la scelta caduta su Napoli per accogliere la riunione dei vertici della Banca Centrale Europea. Infatti, il 2 ottobre, il suolo partenopeo accoglierà i 18 governatori della BCE dei paesi dell’Unione Europea e i 6 executive director della Banca, incluso il presidente Mario Draghi, per trovare punti comuni sulle dinamiche del rilancio economico già in atto.
Durante il secondo semestre 2014, la flessione economica europea ha mostrato un divario sempre più profondo rispetto al resto delle altre grandi aree economiche mondiali, divario previsto e temuto da Draghi, che aveva già individuato vari motivi di rischio per la situazione europea: tra questi, la paura dell’aggravarsi dei conflitti geopolitici che vanno inevitabilmente ad incidere sul progetto di crescita economica, la scarsa domanda europea e il problema della bassa inflazione, i cui tempi lunghi compromettono l’immediata risposta positiva al rilancio economico lanciato.
Nonostante ciò, la BCE ha visto soluzioni e proposte da sottoporre al vaglio dell’intera rappresentanza europea a Napoli: grazie agli stress test, verrà concesso maggiore credito alle imprese, saranno dati investimenti privati, verrà creato un legame più forte tra politica fiscale e monetaria, ed infine verrà ridimensionata la pressione fiscale che grava sull’intera area europea.
Ma non tutti credono in queste luminose possibilità economiche future, e ad indignare è soprattutto il fatto che, tra le tante possibilità, Napoli sia stata scelta per questa riunione di lungimirante progettazione finanziaria. Napoli, che da sempre è utilizzata come emblema del degrado che il Mezzogiorno vive da secoli, che subisce tagli e distruzioni, a cui viene rubata la vita e le bellezze nell’indifferenza generale delle autorità.
Se da un lato la BCE ha pensato di proporre Napoli a dimostrazione che il lavoro di cui si fa portavoce la Banca riguarda ogni angolo dell’area europea, che parte dalle radici della crisi e sembra non aver paura di estirparle, dall’altro gli attivisti non si sono fatti scrupoli a sfruttare l’occasione d’oro offerta dalla riunione economica europea per protestare contro politiche e dinamiche che non ingannano più e non lasciano in silenzio gli indignati.
Si parla di ribellarsi alla retorica vuota, alle promesse vane, e si invitano studenti, disoccupati e precari a prendere in mano una situazione che sta a ognuno cambiare, in nome di una solidarietà sociale che porti alto il nome della gente che soffre e lotti per un cambiamento che ormai è necessario vedere. Buona fortuna alla BCE, foriera di progetti e speranze in risvolti economici positivi, che in occasione dell’anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, si troverà ad essere il nuovo nemico del popolo napoletano, che al di là dei secoli, trova sempre il modo di prendere la parola, e farla sentire.