Morto per aver fatto bene il suo lavoro
Il 23 settembre 1985, 29 anni fa, Giancarlo Siani, giovane giornalista precario de Il Mattino veniva condannato a morte dalla camorra.
I mandanti dell’omicidio decisero di eliminarlo per le sue deduzioni, spesso giuste, che il giovane giornalista snocciolava sul loro conto dalle colonne del giornale. Fu assassinato perché ci aveva visto giusto. Aveva analizzato bene una vicenda di camorra, ed elaborandola aveva svelato dinamiche criminali che dovevano rimanere nella lettura di pochi.
La sua forza, gli ideali, l’eroica normalità di far bene il proprio lavoro in una città come la Torre Annunziata della metà degli anni ’80 dove la camorra predominava in lungo e in largo. Per coloro che lì erano abituati a comandare, era come un avversario duro e pericoloso, un nemico da abbattere.
Quando morì, fu diffamato per oltre 10 anni. Solo dopo il costante e doloroso lavoro di suo fratello Paolo e dei pochi amici rimasti, è emersa la verità. I genitori di Giancarlo non ci sono più e non sono riusciti a vedere come oggi tutti riconoscano la verità che loro hanno sempre saputo.
L’amministrazione comunale di Torre Annunziata non dimentica, e in vista del trentesimo anniversario dell’omicidio di camorra del giovane giornalista presenta un articolato programma di celebrazione, interessando e coinvolgendo tutta la città attraverso giovani, studenti, comunità, parrocchie e famiglie.
“La ricorrenza del trentennale dell’uccisione di Giancarlo Siani rappresenta una tappa fondamentale per l’Amministrazione comunale di Torre Annunziata – spiega l’assessore alla Cultura, Antonio Irlando – con questa straordinaria iniziativa costruiremo, sul ricordo vivo del suo omicidio, un percorso condiviso di impegno civile e di promozione di una solida cultura della legalità e della solidarietà per il buon futuro della città”.