Il Parlamento dice sì agli F35: votata la mozione del Pd che taglia del 50% le spese per i caccia militari

Camera dei Deputati: 275 si, 45 no e 152 astenuti. Per Sel è una “truffa”

F35Dopo 15 mesi di dibattiti e critiche su tutti i fronti, a Montecitorio si ritorna a discutere della questione degli F35. Passa la mozione presentata dal PD che “impegna il Governo a riesaminare l’intero programma F35 per chiarirne criticità e costi”, in particolare riducendo del 50% il finanziamento originariamente previsto per i cacciabombardieri.

Gian Piero Scanu, capogruppo in Commissione Difesa e primo firmatario del documento, ha così commentato durante le dichiarazioni di voto: “Le mozioni approvate oggi impegnano il Governo a dimezzare il budget finanziario inizialmente previsto per l’acquisto del programma F35. La nostra mozione, dunque, è coerente con un percorso di revisione dello strumento militare e con i rigorosi vincoli di bilancio imposti dalla crisi”. Mentre il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha affermato che “gli investimenti in termini di programma di armamenti devono essere fatti ragionando sulla compatibilità finanziaria del Paese e sui possibili ritorni”, riferendosi alla possibilità ventilata in Parlamento che la produzione dei caccia possa fornire circa 1500 nuovi posti di lavoro.

Storcono il naso, però, nonostante il dimezzamento Sel e M5S, che avevano chiesto la completa cancellazione del programma, e Lega Nord, che auspicava ad una sospensione. Arturo Scotto, capogruppo di Sel alla Camera, ha parlato addirittura di “truffa al Parlamento” da parte della maggioranza (in quanto hanno ricevuto approvazione sia il dimezzamento proposto dal PD che il mantenimento dello status quo voluto da Forza Italia), aggiungendo che “la battaglia contro i cacciabombardieri non finisce oggi”.

A scagliarsi contro gli F35 anche un gruppo di intellettuali come Roberto Saviano, Alex Zanotelli, Mario Martone, Toni Servillo, Alice Rorhwacher, Stefano Benni e Ascanio Celestini, decisi a non scendere a compromessi e ad ottenere un NO definitivo.

Per ora invece, dopo l’ok già ottenuto dall’esecutivo, il Parlamento ha detto SI ai caccia bombardieri. Ma solo per metà, si intende. Il programma inizialmente prevedeva una spesa di circa 13 miliardi di euro per l’acquisto di 131 caccia di ultima generazione della Lockheed Martin. Il numero poi è sceso a 90, di cui 75 destinati all’Aereonautica e 15 alla Marina. Ora si scende ancora: circa una trentina gli F35, contando i sei già in possesso, che dovranno rimpiazzare i 160 caccia in uso attualmente. Questo il numero che sarà possibile acquistare con i circa 3 miliardi di euro ormai rimasti, considerando che altri tre sono già stati spesi per l’avvio del programma e la costruzione dello stabilimento di Cameri.

E anche se Paolo Alli (Ncd), capogruppo in Commissione Affari Esteri alla Camera dei Deputati e vicepresidente della delegazione italiana Nato, ha continuato ad affermare che bisogna “difendere e tenere in sicurezza i cittadini” alla luce di quanto sta succedendo in Medio Oriente e in Ucraina. Ma nonostante la decisione del Parlamento sembri apparentemente un buon compromesso, c’è da chiedersi: è davvero così necessario? È necessario che un Paese in crisi, un Paese che afferma solennemente di ripudiare la guerra (art. 11 della Costituzione) spenda 6 miliardi e mezzo per dei caccia da combattimento?

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