Direzione Pd, scontato l’esito del voto che ha decretato l’atteso successo della linea del Segretario-Premier, Matteo Renzi
Favorevoli (renziani e giovani turchi, Orfini): 130.
Contrari (Bersani, D’Alema, Miotto, Fassina, Boccia, D’Attorre, Cuperlo, Damiano e Civati): 20.
Astenuti (Speranza): 11.
Il Jobs Act, con la proposta di cancellazione dell’Art. 18 passa al vaglio della direzione del Partito Democratico. Nulla di nuovo sotto questo aspetto vista la maggioranza schiacciante di cui gode il segretario grazie all’esito delle primarie che lo hanno portato alla guida del partito. Ma la mediazione senza compromessi di Renzi non convince la minoranza interna. Apertura del Premier al dialogo con i sindacati e limatura della proposta che vedeva la cancellazione della reintegra nel caso di licenziamento per motivi disciplinari.
“Sono pronto a riaprire la sala verde a Cgil, Cisl e Uil” su tre temi, ha dichiarato Renzi, “una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo”.
E subito è stato accolto l’invito dalle tre sigle sindacali, aperti al dialogo e al confronto. Ma a giudicare dalle prime dichiarazioni non sembrano rassicurati dalle parole del Premier sull’articolo 18, giudicate ancora troppo vaghe. In particolare la Uil ha affermato: “Se si toccano le tutele di chi già ce le ha e non si prevedono tutele crescenti per chi non le ha, sarà sciopero generale”.
A far parlare di se nei prossimi giorni sarà però il solco che si è aperto tra maggioranza e minoranza Pd. Dure e sprezzanti le parole usate da Massimo D’Alema in direzione: “Meno slogan, meno spot e un’azione di governo più riflettuta credo possa essere la via per ottenere maggiori risultati”. Mentre Bersani ha affermato: “C’è un deficit di sostanza riformatrice”.
La sinistra dialogante riconducibile al presidente Orfini, la componente dei giovani turchi, si allinea con la maggioranza e a votare contro restano le varie anime della minoranza Pd tra cui Bersani e D’Alema, ma anche Fassina, Boccia, D’Attorre, Cuperlo, Damiano e Civati.
Dopo la conta in direzione, la prova del nove sarà in Parlamento dove gli eletti dovranno fare proprie le indicazioni del partito uscite dalla direzione. Ma il punto debole della proposta di Renzi sta nelle risorse economiche con le quali intende far fronte ai nuovi ammortizzatori previsti dalla riforma passata in direzione: 1,5 miliardi di euro potrebbero non essere sufficienti e le proposte del Premier sarebbero state parole al vento.