Un milione di cassintegrati da gennaio a settembre. E’ lo studio dell’Osservatorio Cig, CGIL. #Italiariparte ma a piedi

Picco di richieste di cassa integrazione e aumento del tasso di occupazione. Luci e ombre di una crisi che non vede via d’uscita

senza lavoroOltre un milione i lavoratori (di cui 525 mila a tasso zero ore) in cassa integrazione da gennaio a settembre. I settori più colpiti: la meccanica al primo posto (183,849 lavoratori), poi il commercio (68,150 lavoratori) e l’edilizia (60,894 lavoratori). La conseguenza ovviamente, una diminuzione del reddito pro capite. In media, si tratta di 5.900 euro dall’inizio dell’anno. Questi i risultati del triste bilancio fatto dall’Osservatorio Cig della Cgil sulla base delle rilevazioni dell’Inps.

In nove mesi sono cresciute in modo vertiginoso le richieste di Cigo, Cigs e Cigd. I dati parlano di un aumento del 43,86%, 104 milioni in termini di lavoratori, solo nel mese di settembre. Nello specifico, si registra un +265,84% per la richiesta di cassa ordinaria (anche se in calo del 32,11% sui nove mesi), + 16,4% per la cassa straordinaria (con un aumento del 78,64% da gennaio ad ora) e per la cassa in deroga un +61,93% (sebbene le ore concesse siano diminuite rispetto al 2013).

Un’evidente dimostrazione quindi, che siamo ancora molto lontani dal risollevarci dalla crisi economica. “Troppo timida l’inversione di tendenza rispetto alla persistenza della crisi e del processo di deindustrializzazione in atto”, afferma duramente la Cgil sulla base dei dati raccolti.

Le aziende coinvolte nel turbine della cassa integrazione risultano essere 6.151, il 27,46% in più dunque rispetto al 2013. I ricorsi per crisi aziendale (+4,12%), quelli al concordato preventivo (+176,19%) e al fallimento (+46,62%), le procedure maggiormente in aumento. Mentre per i contratti di solidarietà, una tipologia di contratto di lavoro in cui si attua una riduzione delle ore lavorative e, di conseguenza, della paga per evitare di ricorrere al licenziamento, la crescita è del +57,47%.

A grande sorpresa le regioni maggiormente colpite sembrano essere quelle del Nord Italia. Lombardia (260.743 lavoratori), Piemonte (128.299 lavoratori) e Veneto (88.768 lavoratori) in cima alla classifica. Il Lazio (81.525 lavoratori), invece, la regione con maggiore richiesta di cassa integrazione al Centro. E nel Sud la Campania si aggiudica la posizione di rilievo, con un totale di circa 65.141 lavoratori.

È vero anche che nel mese di settembre è aumentato il tasso di occupazione con una notevole diminuzione inoltre, del numero degli inattivi (chi non ha e non cerca lavoro). 82 mila le persone che sono riuscite a trovare un posto, secondo i dati Istat. Ed è vero anche che sono cresciute, rispetto allo scorso anno, del 10,26% le domande di ristrutturazione aziendale e del 5,17% quelle di riorganizzazione aziendale. Ma nel complesso, considerando i dati della Cgil, non si può per il momento parlare di una ripresa del mercato del lavoro, come il premier Renzi invece afferma in un tweet: “Solo con il lavoro #Italiariparte”.

“Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale dell’impresa”, spiega il sindacato, “continuano ad essere irrilevanti e in diminuzione”. E Serena Sorrentino (CGIL) rincara la dose dicendo: “Difronte a chiari dati che caratterizzano un ciclo economico ancora pesantemente segnato dalla crisi e da una situazione sociale di sofferenza il Governo dovrebbe rivedere i provvedimenti in materia di lavoro, a partire dal decreto sulla deroga, dal Jobs Act e dai finanziamenti per le politiche attive. – e conclude –  Auspico che la Camera emendi dei provvedimenti che riducano gli strumenti di tutela dell’occupazione”.

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